Baby gang rapina i compagni di scuola a Spinaceto: «Dacci i soldi e stai zitto»

La banda composta da tre minorenni. Il "capo" figlio di un pregiudicato, gli altri: "Siamo dei Casamonica"

«Dacci i soldi e stai zitto», baby gang rapina un 13enne nel bar di fronte alla scuola

di Camilla Mozzetti

Il “capo” della baby-gang ha appena 13 anni: tanti quanti quelli di una delle sue vittime e mentre i suoi compagni millantavano parentele con le famiglie Casamonica e Di Silvio lui è davvero un figlio “d’arte”. Primogenito di un pregiudicato, imparentato a sua volta con gli Spada. Questo ragazzino, insieme a due amici, nei primi giorni di marzo ha preso di mira un compagno di scuola e poi un altro. Entrambi sono stati costretti, sotto minaccia, a dare alla banda i pochi soldi che giornalmente i genitori davano loro. «Se mi paghi, puoi girare tranquillo per il quartiere, altrimenti sappiamo dove stai», una delle tante minacce che il “capo” della baby-gang di minorenni ripeteva a due suoi coetanei. Uno di loro è stato costretto in più di un’occasione a seguirli, dopo la fine delle lezioni. Girovagare per strada senza una meta per essere poi offeso e deriso. Non c’era possibilità di dire “no”: laddove il ragazzino non li avesse seguiti, sarebbero arrivate le botte (annunciate e promesse). Il calvario è durato un paio di settimane e si è ripetuto negli stessi modi anche per un altro minorenne che frequenta lo stesso istituto scolastico. 

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Poi grazie alla denuncia dei genitori di una delle due vittime, gli agenti di polizia del distretto Spinaceto hanno ricostruito la vicenda informando il tribunale dei minori. Da lì è stato dato mandato alla polizia di indagare fin tanto che sono arrivate le perquisizioni e la banda è stata identificata e denunciata per rapina e minacce. 

LA DINAMICA

Tanti i soprusi che in poche settimane si sono consumati, senza mai arrivare alla violenza. Ma questo non è un’attenuante forse più il contrario: rendersi conto che tre minorenni siano riusciti per giorni a vessare e intimorire alcuni coetanei solo a parole, millantando parentele con clan e pregiudicati, inducendoli a pagare e ad assecondare ogni loro “capriccio” senza che volasse un solo schiaffo, lascia pensare.

Solo una volta è capitato che un componente della banda, nel minacciare la vittima per avere indietro il denaro chiesto, brandisse il collo di una bottiglia rotta. Ma di fatto le vittime, proprio per paura, come hanno ricostruito gli agenti di polizia sono state capaci di mettere in mano alla banda somme di denaro via via crescenti. Si è partiti con venti euro, poi però la baby-gang ha alzato l’asticella delle pretese, così si è arrivati a 50 e poi a 150 euro. Ad una delle due vittime è stato rubato anche un giubbotto, in verità da quanto emerso sembrerebbe che è stato preteso e dalla vittima dato, sempre perché intimorita. 

LE PERQUISIZIONI

Durante le perquisizioni quel giubbotto è stato trovato ma a casa di un quarto ragazzo che, almeno al momento, non sembra avere legami con la banda. Molto probabilmente il soprabito gli è stato venduto dai tre e l’acquirente, a buon conto, non aveva idea da dove provenisse. Oltre alle vessazioni di fronte a scuola, all’obbligo per le vittime di girare con la banda per il quartiere - camminando o davanti o dietro e mai a fianco - e di comprare per loro le sigarette, sono state accertate dalla polizia anche le minacce via social. Messaggi su whatsapp ma anche su Instagram, in alcuni casi visibili anche dall’entourage delle vittime. Preoccupati i genitori di uno dei due ragazzini vessati che si sono accorti di quanto stava accadendo per le richieste continue di denaro che il figlio avanzava e per il timore, alcuni giorni, di andare a scuola. Poi la “prova” con quel giubbotto sparito: il ragazzino che lo indossa prima di uscire di casa e che torna, infreddolito, solo con il maglione. «L’ho perso, me l’hanno rubato» ma si capiva perfettamente che la verità era un’altra. 


Ultimo aggiornamento: Domenica 23 Aprile 2023, 00:08
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