Atac, referendum l'11 novembre. Partono gli appelli al voto, i radicali: «Gara unica speranza». No M5s, Pd diviso

Atac, referendum l'11 novembre. Partono gli appelli al voto, i radicali: «Gara unica speranza». No M5s, Pd diviso
E' partito il conto alla rovescia per il referendum sulla messa a gara dei trasporti pubblici di Roma promossa dai Radicali Italiani. La consultazione è legata a doppio nodo tanto al giudizio popolare su bus e metro in città, quanto al futuro di Atac, la municipalizzata che opera in house e a cui è affidato il servizio fino al 2021.

I romani sono chiamati alle urne domenica 11 novembre e oggi sono ufficialmente partiti gli appelli al voto: no per il M5S, secondo cui «Atac deve rimanere in mano al Comune»; sì per Radicali che vedono nella competizione per gestire il tpl «l'unica speranza» per un effettivo miglioramento del servizio.

«Il trasporto pubblico a Roma peggiora ogni giorno e questa non è un'opinione del comitato per il sì, lo dicono i dati sulle linee soppresse, sui chilometri non fatti e lo dice il vissuto quotidiano dei romani. Il referendum dell'11 novembre è l'unica occasione per interrompere questo declino e dare una speranza alla città di avere un servizio migliore. È ormai evidente a tutti che il risanamento che si persegue con il concordato preventivo ha la priorità di migliorare la situazione finanziaria dell' Atac a scapito del servizio», afferma il radicale Riccardo Magi, deputato di Più Europa e presidente del comitato per il sì al referendum.

Ancora spaccato, come spesso avviene, il Pd romano, con esponenti che si sono già espressi apertamente al fianco dei Radicali e altri che hanno fatto altrettanto per sostenere le ragioni del no. Per sciogliere il dilemma e determinare la posizione ufficiale del partito, la prossima settimana gli iscritti saranno chiamati a un "pre-referendum" interno.

I pentastellati, invece, non hanno dubbi: «Il MoVimento 5 Stelle Roma invita a votare no. Si vuole far credere erroneamente che mettere a gara il trasporto pubblico con l'eventuale entrata di altri operatori» porterà «maggiore efficienza, ma non è così. La città sconta un deficit infrastrutturale» e «noi stiamo lavorando per risolvere questa questione», dice il presidente della commissione Trasporti Enrico Stefano (M5S).

Intanto non c'è accordo nemmeno sul quorum, al momento fissato a un terzo degli aventi diritto. Il Campidoglio - che quest'anno ha modificato lo statuto eliminando la soglia minima di partecipazione per i referendum - ha chiarito che in questo caso «sarà applicata la precedente normativa che prevede il quorum, dal momento che l'indizione è antecedente all'approvazione e all'entrata in vigore del nuovo statuto».

Di parere avverso i Radicali, con Magi che obietta: «La modifica dello statuto è avvenuta lo stesso giorno dell'indizione del referendum, spiace constatare che il Campidoglio sia riuscito a creare il caos anche sulle regole del gioco». La controversia interpretativa potrebbe non finire qui, con strascichi anche dopo l'11 novembre. Quale sarà l'impatto dell'eventuale vittoria dei sì o dei no? Di recente la sindaca Virginia Raggi ha detto chiaramente: «Il referendum ha valore consultiva. Qualunque sarà il risultato ne terremo conto per migliorare sempre di più».



 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Ottobre 2018, 19:41
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