Marino, chiesto il rinvio a giudizio per le cene e la onlus. L'ex sindaco: me l'aspettavo

Marino, chiesto il rinvio a giudizio per le cene e la onlus. L'ex sindaco: me l'aspettavo

di Michela Allegri
Un marziano in Procura, si potrebbe dire parafrasando il libro che presenterà tra poco più di una settimana. O meglio: un marziano a un passo dal banco degli imputati. Mentre temporeggia sulla scelta di candidarsi, Ignazio Marino rischia di finire sotto processo per peculato, falso e truffa. I pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo hanno infatti firmato una duplice richiesta di rinvio a giudizio, chiudendo la fase preliminare delle indagini a carico dell'ex primo cittadino. La decisione sul caso "scontrino-gate" e sul presunto raggiro della Onlus Imagine passa ora nelle mani del gup.

Il chirurgo dem è sospettato di aver saldato con la carta di credito di rappresentanza 56 banchetti privati, fatti passare come incontri istituzionali e invece consumati con amici e parenti. Tre locali preferiti dal chirurgo dem sono a due passi da casa sua: "Archimede a Sant'Eustachio", "Sapore di Mare" e "Taverna degli Amici". Un quarto, "L'antico girarrosto Toscano", è invece accanto all'abitazione della madre. Le cene anomale evidenziate dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria sono state effettuate tra il luglio 2013 e il giugno 2015. Alcuni banchetti si sarebbero addirittura tenuti in trasferta, mente il medico viaggiava da Genova a Milano, da Firenze a Torino. Il conto ammonta a circa 13mila euro e costa all'ex inquilino del Campidoglio l'accusa di peculato. Per i magistrati, si legge nel capo d'imputazione, Marino avrebbe pagato i pasti «nell'interesse suo, dei congiunti e di altre persone non identificate», cagionando «un ammanco stimato in euro 12.716».
 

LE CENE
Per la stessa vicenda, l'ex primo cittadino deve rispondere anche di falso. Avrebbe tentato di “occultare” le spese indebite coinvolgendo i membri dello staff, impartendo «disposizioni al personale affinché formasse dichiarazioni giustificative inserendo indicazioni non veritiere, tese ad accreditare la natura istituzionale dell'evento e apponendo in calce alle stesse la di lui firma». In questo modo, avrebbe «indotto ripetutamente soggetti non individuati addetti alla segreteria a redigere atti pubblici attestanti fatti non veri e recanti la sua sottoscrizione apocrifa».
Poco tempo dopo l'esplosione dello scandalo, Marino si era presentato in Procura. E di fronte ai pm si era difeso in modo scomposto. «Le firme sugli scontrini non sono mie, le avranno messe i miei collaboratori», aveva detto. Era il 19 ottobre dello scorso anno. Il giorno seguente, il medico era arrivato in Comune respingendo ogni accusa. Si era da poco dimesso via Facebook. Avrebbe ritrattato quella decisione dieci giorni dopo, per poi cadere dallo scalino più alto del Campidoglio abbandonato dalla maggioranza dei consiglieri comunali che, rassegnando le dimissioni, avrebbero posto fine al suo mandato.

LA ONLUS
In relazione alla Onlus Imagine, da lui fondata nel 2005, l'ex sindaco rischia il processo per truffa insieme ad altre tre persone. Anche in questo caso Marino si era mosso in modo incauto. Il 29 ottobre scorso, un comunicato stampa annunciava una richiesta di archiviazione del caso. La Procura, invece, si apprestava a chiudere l'inchiesta, con la formulazione di un capo d'imputazione. I pm contestano agli indagati di aver predisposto la certificazione di compensi per prestazioni di soggetti inesistenti, guadagnando circa seimila euro di contributi. Il chirurgo, in qualità di legale rappresentante, avrebbe siglato le certificazioni anomale. Per l'accusa, tra il 2013 e il 2014, l'Amministrazione Finanziaria e l'Inps sarebbero state tratte in inganno, mentre la Imagine si sarebbe procurata «un ingiusto profitto».
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Marzo 2016, 15:20