A scuola d'estate per recuperare il tempo e la socialità persa con il covid

A scuola d'estate per recuperare il tempo e la socialità persa con il covid

di Giacomo Cavoli

RIETI - Andare a scuola d’estate per rinforzare l’apprendimento delle materie e recuperare la socialità perduta a causa del Covid? I dirigenti scolastici reatini di elementari, medie e superiori aprono le indagini all’interno delle loro scuole e a molti, alunni e famiglie, il progetto del Miur sembra già piacere. Le incognite sul tavolo sono però ancora molte, dalla disponibilità dei pochi amministrativi in servizio durante l’estate fino alla presenza dei docenti e alla possibilità di riuscire a rispondere, entro i prossimi giorni, ai Pon, i Programmi operativi nazionali. 

Le indagini. Le attività del “Piano scuola estate” potranno svolgersi in spazi aperti delle scuole e del territorio, come teatri, cinema, musei, biblioteche, parchi e centri sportivi, con il coinvolgimento del terzo settore, di educatori ed esperti esterni, strutturandosi in tre fasi: a giugno il rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali, a luglio e agosto le competenze disciplinari e di socialità e a settembre l’introduzione al nuovo anno scolastico. In questo senso, a Rieti «abbiamo avviato un’indagine tra gli studenti che si stanno iscrivendo alla “Scuola d’estate” – spiega Stefania Santarelli, dirigente ai licei Scientifico “Jucci” e al Classico “Varrone” e reggente all’istituto “Savoia” – Le famiglie stanno rispondendo perché probabilmente c’è bisogno di socializzare, di uscire dall’isolamento e dalla solitudine causati dal Covid. Certo, dovremo valutare la disponibilità dei docenti da conciliare con le loro ferie e se ci sarà la possibilità di chiamare degli esterni, oltre naturalmente allo sforzo che servirà sul fronte del personale Ata». 

Al polo didattico di Poggio Mirteto, per la preside Maria Rita De Santis il “Piano scuola estate” «è un’opportunità in più che deve però essere calata sulle realtà che sono diverse per ogni territorio, perché in quelli come il nostro, ad esempio, c’è molto pendolarismo.

La nostra indagine tra gli alunni sta partendo con calma perché devono essere almeno 10-15 partecipanti, ma è importante il fatto che il progetto non è vincolante, perché questo lascia campo libero ai docenti». 

La corsa ai Pon. Alla “Minervi-Sisti” e all’istituto comprensivo di Antrodoco «stiamo iniziando a redigere un piano di fattibilità, perché tutto il piano può reggersi soltanto sulla disponibilità dei docenti – spiega la dirigente Mara Galli – La parte di luglio e agosto del Piano è finanziata dai Pon, che hanno una forte complessità gestionale soprattutto in fase di rendicontazione, in quei due mesi resa difficile a causa del poco personale amministrativo di ruolo che le scuole hanno, senza considerare poi che ai Pon si potrà rispondere solo fino al 21 maggio. Giugno potrà invece coinvolgere, ad esempio, soprattutto le scuole primarie, perché l’infanzia è già attiva, mentre alle medie i docenti sono impegnati negli esami. Stiamo, perciò, lavorando soprattutto alla progettazione della primaria. I 150 milioni stanziati per il Piano, però, significano circa 18 mila euro a scuola: ma quando certe cifre si vanno a rapportare all’unità oraria, non è molto».


Ultimo aggiornamento: Domenica 16 Maggio 2021, 00:10
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