Rieti, vietato ammalarsi dopo le 24:
il rischio per i pazienti della Sabina

Vietato ammalarsi dopo le 24: il rischio per i pazienti della Sabina

di Samuele Annibaldi
RIETI - Vietato ammalarsi dopo la mezzanotte. Il rischio, per i pazienti della Bassa Sabina, è di doversi sobbarcare un'ora di viaggio, prima di essere visitati e curati. E se si tratta di un'emergenza, meglio affidarsi al Signore. Crescono e tanto i dubbi sulla chiusura del servizio di guardia medica, sostituito per 16 ore al giorno (dalle 8 alle 24) con medici di famiglia operativi in un sistema di «aggregazioni territoriali funzionali» per bacini di 20-30mila utenti, mentre di notte (24-08), in caso di necessità si dovrà ricorrere al 118 o andare al Pronto soccorso più vicino. Da Poggio Mirteto, per capirci, bisognerà raggiungere Rieti con tutti i rischi annessi e connessi.

La manovra è attualmente allo studio del Governo ed è pensata in un'ottica di riforma del sistema sanitario ma in territori come la Sabina avrebbe un impatto per molti aspetti devastate. Soprattutto, in termini di tempestività dell'intervento nei confronti del malato. Il Sindacato dei medici italiani è già in moto con iniziative di protesta: domani manifestazione a piazza Montecitorio a Roma. Il sindacato ha scritto anche ai sindaci del Reatino, invitandoli a protestare a loro volta alla presidenza del Consiglio dei ministri. Partita inoltre una raccolta firme presso le Associazioni dei consumatori per dire «no» alla chiusura della guardia medica e una petizione per dire «sì» alla guardia medica e no all'h16 su change.org.

LA MOBILITAZIONE
Raccolta firme attiva anche in Sabina dove molti sindaci sposano la tesi del segretario dell'associazione nazionale medici Costantino Troise il quale afferma che «se si taglia la guardia medica, c'è un rischio di sovraccarico delle strutture ospedaliere e del 118. Al momento siamo ancora a un atto di indirizzo che poi le Regioni dovranno sviluppare. Di certo, sembra evidente che non si potranno gestire allo stesso modo le città metropolitane e i piccoli centri montani».

Proprio da quest'ultima considerazione parte la pesa posizione di Giancarlo Micarelli, sindaco di Poggio Mirteto, paese che storicamente ospita il presidio di guardia medica che serva l'intera Bassa Sabina. «Un distinguo bisogna pur farlo - spiega - non si possono mettere sullo stesso piano i nostri territori con le città. La mobilità, le difficoltà a raggiungere il primo posto di pronto soccorso con Rieti che dista un'ora, fa sì che nei nostri ambiti una riforma così come se ne sta parlando non può funzionare». Il presidente della Comunità montana, Stefano Petrocchi non fa sconti. «Una proposta del genere - dice - è da rigettare in toto. Arriva dall'alto senza un confronto con le realtà territoriali e non agevola la vita al cittadino. A mio giudizio non agevola neanche l'attività dei medici. Calata in territori come i nostri rischia di avere effetti devastanti». I medici come Maurizio Montesi di Casperia o Walter Ferzi di Poggio Catino, sono più cauti. «Siamo nella fase embrionale di un provvedimento - spiegano - sul quale, prima di esprimersi, occorrerà vedere lo sviluppo. Concordiamo sul fatto che qualsiasi misura il legislatore andrà ad adottare va rapportata ai territori. Quello che potrebbe funzionare per una città non è detto che abbia lo stesso effetto su realtà come quelle della Sabina».
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Maggio 2016, 14:00
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