Il Papa a Istanbul: la povertà genera rabbia e l'Isis fa proseliti

Il Papa a Istanbul: «La povertà genera rabbia e l'Isis fa proseliti»
Dal nostro inviato Franca Giansoldati

ISTANBUL - Rabbia, risentimento, odio. E' lì che l'Isis va a pescare i suoi adepti e fa proseliti. La miseria, l'emarginazione possono alimentare profonda avversione, soprattutto nei giovani che finiscono per diventare facile preda del fanatismo religioso. Il reclutamento dei volontari che scelgono di andare a combattere per la realizzazione del grande Califfato islamico nasce proprio da questo. Il Papa non usa troppi giri di parole per denunciare con forza le gravissime conseguenze sociali della disoccupazione, della povertà, dell'indigenza.



“Nel mondo di oggi si levano con forza voci che non possamo non sentire e che domandano alle Chiese di vivere fino in fondo l'essere discepoli di Cristo. La prima di queste voci è quella dei poveri. Nel mondo ci sono troppe donne e uomini che soffrono per grave malnutrizione, per la crescente disoccupazione, per l'alta percentuale di giovani sena lavoro e per l'aumento della esclusione sociale, che può indurre ad attività criminali e perfino al reclutamento dei terroristi”. Bergoglio che ha fatto dei poveri la sua bandiera insiste sul fatto che nessuno può più restare indifferente a questo grido. Nella chiesa di San Giorgio ad Istanbul c'è tutta la comunità cristiana che festeggia la festa di Sant'Andrea apostolo, patrono degli ortodossi.



Segno dei buoni rapporti ecumenici tra il Vaticano e il Fanar, la sede dell'ortodossia. La ricerca comune di un terreno per rafforzare i legami e la collaborazione viene individuata nella difesa dei diritti umani. “La seconda voce che grida forte è quella delle vittime dei conflityti in tante parti del mondo” e proprio questo grido “ci spinge a procedere speditamente nel cammino di riconciliazione e di comunione tra ortodossi e cattolici”. Più tardi il Papa e il patriarca Bartolomeo firmeranno una dichiarazione per denunciare all'unisono la situazione in Iraq, Siria. “Non possiamo rassegnarci a un Medio oriente senza i cristiani che lì hanno professato in nome di Gesù per duemila anni”. Nel testo non manca un riferimento al conflitto in Ucraina, “un paese con una antica tradizione cristiana”.



“Facciamo appello al dialogo e al rispetto del diritto internazionale per mettere fine al conflitto e permettere a tutti gli ucraini di vivere in armonia”. Nel pomeriggio l'agenda del Papa prevede un incontro con un centinaio di profughi cristiani in fuga dall'inferno della Siria e dell'Iraq. Li vedrà poco prima di ripartire per Roma in un oratorio gestito dai salesiani. La Turchia ospita quasi due milioni di profughi, molti dei quali concentrati nelle grandi metropoli, Ankara e Istanbul. Alla fine di agosto si erano registrate violenti proteste da parte della popolazione contro l'afflusso massiccio di siriani. La protesta era iniziata nel quartiere di Ikitelli, nella parte orientale del lato europeo. Tutto era partito da un'accusa. Secondo i turchi alcuni giovani avrebbero molestato una ragazza turca.



La situazione stata riportata alla normalità ma le tensioni sono profonde e attraversano la superficie. Il direttore della Caritas Turchia, Rinaldo Marmara descrive situazioni di vita atroci. “Abbiamo raccolto a Istanbul anche bambini che si scaldavano vicino ai tubi di scappamento delle macchine per il gran freddo”. I 22 campi profughi che il governo di Erdogan ha predisposto si trovano soprattutto lungo la zona di confine, ma tanti profughi “si dirigono ugualmente verso le metropoli, anche perché si sentono più protetti”.
Ultimo aggiornamento: Domenica 30 Novembre 2014, 21:36
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