Violenza sulle donne, corteo a Roma: «Siamo almeno 150mila»

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È arrivato a piazza San Giovanni, a Roma, il corteo contro la violenza sulle donne. «Siamo almeno 150mila», questo quanto è stato detto al megafono alla testa della «marea», partita da Piazza della Repubblica.

Dal camion parcheggiato davanti a San Giovanni, le organizzatrici hanno dato appuntamento a domani per un'assemblea pubblica, intanto la manifestazione prosegue a suon di musica.

 
 

Dietro allo striscione "Contro la violenza maschile sulle donne noi abbiamo un piano", firmato dal movimento Non una di meno, al corteo hanno partecipato molte associazioni al femminile. Spiccano i palloncini rosa, a centinaia, della Casa internazionale delle donne, a rischio sfratto da parte del Campidoglio. Molti gli striscioni dei centri antiviolenza, ma anche i cartelli che echeggiano i più recenti fatti di cronaca nera, come "La donna violentata non è l'imputata".
 


​Ma è solo uno dei molti slogan scelti dalle partecipanti: da quelli storici del femminismo italiano all'ispirazione delle più recenti serie tv. "Io sono mia, voi siete vostre", "Siamo le pronipoti delle streghe che non siete riuscite a bruciare", ecco alcune delle scritte che sfilano in piazza a Roma.
Molto fotografata una manifestante che invece ha scelto di vestirsi coi paramenti rossi delle protagoniste di "The Handmaid's Tale", recentissima serie tv ambientata in un mondo dominato dal patriarcato in cui le donne sono tenute in stato di minorità. Sempre al piccolo schermo è ispirato lo striscione della "Brigata Laura Palmer", dal nome della ragazza assassinata in "Twin Peaks". Scelte che rispecchiano anche le età delle partecipanti, tutte ampiamente rappresentate e unite dal messaggio, più volte ripetuto su striscioni e cartelli, "La libertà delle donne è la libertà di tuttì".


In testa al corteo anche delle mamme con i passeggini. Alla manifestazione stanno partecipando anche tanti uomini, ma la testa della manifestazione è, come voluto dagli organizzatori, omogeneamente rosa. «La notte ci piace, vogliamo uscire in pace» cantano le donne in piazza, mentre altre espongono cartelli con esempi di abusi che una donna può subire: si va da episodi tristemente senza tempo («Il mio superiore mi ha messo le mani addosso») ad altri più legati alla contemporaneità («Mio marito controllava le password dei miei social»). Slogan anche contro «fascisti e stupratori», contro Casapound (che ha la sua sede non lontano dal percorso del corteo) ma anche contro l'obiezione di coscienza nell'applicazione della legge 194.
Ultimo aggiornamento: Sabato 25 Novembre 2017, 18:32
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