La Ue avverte l’Italia: Pil e conti a rischio per l’incertezza politica


di Antonio Pollio Salimbeni
BRUXELLES Se si prolunga l’incertezza politica l’Italia corre dei rischi per l’economia e la fiducia che si esprime nei rendimenti dei titoli pubblici, il fatidico spread. Il messaggio della Commissione contenuto nel rapporto di previsione non avrebbe potuto essere più chiaro: «I rischi per la crescita economica in Italia sono diventati più spostati verso il peggioramento: l’incertezza politica è diventata più pronunciata e, se prolungata, potrebbe rendere i mercati più volatili e avere effetti sulla fiducia nell’economia e sui premi di rischio». In gioco, dunque, non c’è solo una manovra che sarebbe necessaria per rispettare gli impegni. Spiega il commissario affari economici Pierre Moscovici: «Non voglio commentare la questione del rischio politico in riferimento all’Italia: è in corso un processo per formare il governo e di qui una certa prudenza e la speranza che l’Italia resti al centro della zona euro nella quale l’Italia ha un ruolo essenziale, rispettando le regole che sono state elaborate insieme». E, per quanto riguarda il patto di stabilità l’Italia «in particolare ha un messaggio da indirizzare all’Unione europea e all’Eurozona». Un messaggio che dimostri il rispetto degli impegni.

I NUMERI
Secondo i conti di Bruxelles l’Italia quest’anno non garantirà alcuna riduzione del deficit strutturale. Avrebbe dovuto assicurare un taglio dello 0,3% del pil (già scontato rispetto al classico 0,6%), due mesi fa calcolava che il taglio sarebbe stato dello 0,1%, invece non ci sarà neppure quello. «La correzione strutturale del bilancio è a zero», rimarca Moscovici. Il quadro è di un’economia, che «continuerà a crescere sotto la spinta degli investimenti»: confermati una crescita del pil quest’anno dell’1,5% (stessa stima del governo) e un calo nel 2019 all’1,2% (il governo prevede 1,4%). Non c’è da fregarsi le mani: quella italiana resta la crescita più bassa nell’Eurozona e nella Ue eccetto il Regno Unito (stime analoghe). Il deficit depurato dagli effetti del ciclo economico e dalle misure una tantum calcolato come percentuale del pil potenziale era pari all’1,7% del pil nel 2017 (in peggioramento di 0,3% rispetto al 2016), nel 2018 resterà all’1,7% e nel 2019 peggiorerà arrivando al 2%. Secondo i dati tendenziali del governo passa dall’1,1% nel 2017 all’1% nel 2018 e allo 0,4% nel 2019. La differenza di livello sta nella diversa metodologia, ma per lo stesso governo il miglioramento nel 2018 è limitato allo 0,1% del pil. Il Tesoro ribadisce «che la contabilità definitiva del 2018 mostrerà un andamento in linea con le regole europee». Si vedrà. La Ue stima un deficit/pil nominale all’1,7% nei due anni (non tiene conto degli aumenti dell’Iva perché il governo ha sempre detto che troverà delle soluzioni alternative ancora ignote).

Sul “che fare”, massima prudenza. Moscovici precisa: «Le implicazioni che potranno essere tratte per la sorveglianza di bilancio non sono argomento di oggi, ma faranno parte del pacchetto di primavera del 23 maggio». Tra venti giorni la Commissione pubblicherà il rapporto sull’Italia (e sugli altri Paesi) dal quale dovrebbe emergere la quantificazione del consolidamento che va garantito per rispettare il patto di stabilità. Non ci si aspettano però “strattonamenti” politici tanto più che l’Italia ha tempo fino all’autunno quando presenterà la legge di bilancio 2019. Tra l’altro potrebbe slittare il rapporto sul rispetto della regola di riduzione del debito, data la delicatezza della situazione politica interna. Per la Ue il debito/pil quest’anno sarà al 130,7%, nel 2019 al 129,7% a fronte di una stima governativa di 130,8% e 128%.

Quanto all’Eurozona, la Commissione conferma la crescita del pil nel 2018 al 2,3% e nel 2019 al 2%, (dopo il 2,4% nel 2017, livello più elevato dei precedenti 10 anni). Tasso d’inflazione all’1,5% e all’1,6% rispettivamente (dopo 1,5% l’anno scorso). La crescita è «robusta» nonostante i segni di rallentamento di inizio anno. Si ritiene siano temporanei. Tuttavia i rischi sono più verso il peggioramento che verso il miglioramento: colpa di un possibile aumento dei tassi Usa più rapido e del protezionismo commerciale. 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Maggio 2018, 07:59
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