Salvini-Orban, nel patto la sfida all'Ue sui conti: vai Matteo, chineranno la testa

Salvini-Orban, nel patto la sfida all'Ue sui conti: vai Matteo, chineranno la testa

di Marco Conti

ROMA «Sono leale. A novembre c'è il congresso del Ppe e il mio Fidesz è e resta nel gruppo, ma dobbiamo spostare il Ppe a destra e dopo le elezioni di maggio costruire un'alleanza con voi e altri per mettere fuori il Pse dalla guida dell'Europa». Nell'ora di colloquio negli uffici della Prefettura di Milano, il primo ministro ungherese Viktor Orban dà subito del tu a Matteo Salvini. Molte telefonate tra i due, ma è la seconda volta che si incontrano. Il primo faccia a faccia si perde però negli anni e tra i banchi del Parlamento europeo. Ieri un vero e proprio consiglio di guerra tra l'ex comunista padano e l'ex comunista magiaro riconosciuto ora come il leader di Visegrad, ovvero dei paesi dell'Est molto critici con l'Europa ai quali potrebbero ora aggiungersi l'Italia e l'Austria. Salvini inizia la conversazione dando del lei ad Orban e con un linguaggio un po' frenato dai tempi imposti dal traduttore.

IL DURO
Si parla molto di economia e poco di migranti, anche se poi nella successiva conferenza stampa le percentuali si capovolgono. Salvini sa che Orban non ci pensa proprio a prendersi quote di migranti, ma sulla necessità di attuare nel Mediterraneo un controllo ferreo, schierando anche navi da guerra, i due si trovano pienamente d'accordo. Così come sulla «inutilità» di riformare Dublino. D'altra parte il premier ungherese già ha dato prove lungo i suoi confini dove impedisce persino di dare da mangiare ai migranti accampati oltre il filo spinato, e pensa che altrettanta durezza debba essere esercitata nei confini marittimi. Orban racconta subito a Salvini della telefonata fatta a Silvio Berlusconi appena arrivato a Milano. Una «cortesia, ma ora Silvio appartiene al passato». «E' un mio amico - dice - lo conosco dal 92 quando mi invitò a Milanello e mi raccontò della sua intenzione di scendere in politica», spiega il primo ministro ungherese lasciando di stucco Salvini per il particolare. Salvini racconta di non esserci mai stato ed accetta volentieri l'invito del primo ministro magiaro che al padrone di casa racconta cosa ha fatto per l'economia ungherese sorvolando però sui miliardi di Bruxelles che permettono all'Ungheria di avare un vantaggio, tra il dare e l'avere, di oltre trenta miliardi di euro. «Perchè non fai subito la flat tax. Io l'ho introdotta al 15% nel 2011», suggerisce Orban. «Siamo pronti, ma dobbiamo muoverci con attenzione perché noi, tra aliquote e deduzioni, abbiamo un sistema complesso», è la replica cauta del ministro. «Io ho fatto la flat tax, leggi sulle successioni, sulle transazioni bancarie e sulla pubblicità». Nell'elenco di Orban c'è anche l'imposta - quella sulla pubblicità - che ha di fatto strangolato giornali e tv non amiche». «Ma sai perché per me è stato tutto più facile - ha sostenuto ad un certo punto Orban mentre Salvini elencava i problemi italiani - perché noi non abbiamo i sindacati che avete voi in Italia!». Alla domanda sul «perchè un Paese cattolico come l'Italia fa così pochi figli?», Salvini replica elencando le difficoltà che incontrano le nuove generazioni a metter su famiglia.

LA SVOLTA
Ma è sulla manovra economica e sul rapporto con Bruxelles che i due trovano particolare sintonia. Orban suggerisce a Salvini, semmai ce ne fosse stato bisogno, di tirare dritto: «Voi presentate alla Commissione le misure. Si arrabbieranno, ma alla fine chineranno la testa». Nella parte finale della conversazione si torna a parlare di migranti criticando duramente il presidente francese Macron che i due hanno messo nel mirino delle rispettive campagne elettorali. Orban accusa Macron di farsi «gli affari suoi» in Nord Africa e di rendere complicato il percorso di pacificazione in Libia. Nessun accenno invece alla Merkel. Il primo ministro ungherese ha ottimi rapporti con la Cancelliera confermando la doppia linea che ha sempre avuto di continuo disprezzo per Bruxelles e le sue politiche, ma di convinto sostenitore dell'attuale assetto che permette all'Ungheria di beneficiare di corposissimi fondi. Un'ambiguità, quella di Orban, che ieri ha di fatto frenato l'idea salviniana di costruire una lega delle leghe sovraniste prima del voto di maggio per il Parlamento europeo. Orban resta al calduccio del Ppe, dove non è del tutto sopportato a causa della deriva autoritaria che ha preso l'Ungheria, e a Salvini ha dato appuntamento dopo il voto quando la Lega dovrà decidere a quale gruppo aderire. Un problema, questo, che interroga anche il gruppo europeo del M5S che però non sembra avere intenzione di aderire a blocchi nazionalisti.
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Agosto 2018, 08:19
© RIPRODUZIONE RISERVATA