D'Alimonte: «Il referendum spacca la Lega. Salvini lo vive come un ostacolo»

D'Alimonte: «Il referendum spacca la Lega. Salvini lo vive come un ostacolo»

di Mario Ajello
Professor D'Alimonte, viene detto di tutto su questo referendum: inutile, spacca-Italia, esoso e spendaccione di soldi pubblici. Secondo lei che consultazione è quella nel lombardo-veneto?
«E' un referendum a scopi elettorali. Non spacca tanto l'Italia, ma rischia di spaccare la Lega».

Perché dovrebbe rompere il Carroccio?
«Perché in questa partita c'è la contrapposizione di due progetti».

Maroni contro Salvini?
«Da una parte, c'è il progetto di Salvini il quale vuole fare un partito di destra nazionale, una forza che in questa fase in Italia non c'è».

Una sorta di nuova An dei tempi di Fini?
«An non esiste più. Fratelli d'Italia non è un partito di destra nazionale, è concentrato per lo più a Roma e nel Lazio. E quanto alla Lega, si chiama Lega Nord. È di destra ma non nazionale: regionale. Lo sa che cosa dice l'articolo uno dello statuto della Lega? Se vuole glielo leggo».

Prego.
«Dice così: il movimento politico, denominato
Lega Nord per l'indipendenza della Padania, ha per finalità il conseguimento dell'indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana».

Che significa tutto ciò?
«Che la Lega finora non è stata, per sua stessa definizione, un partito di destra nazionale. Mentre Salvini ora è arciconvinto di poterlo trasformare in questo senso. Maroni e altri sono invece fedeli all'aspirazione originaria. E qui è il contrasto. La Lega come la volpe Bossi mi ricorda un po', e fatte le dovute differenze, il vecchio Pci. L'obiettivo dei comunisti era il superamento del capitalismo. Ma nell'attesa di realizzarlo, si adattavano alla democrazia parlamentare ed erano un partito pienamente democratico».

E la Lega che cosa c'entra?
«Nel caso del Carroccio, l'obiettivo è sempre stato il superamento dell'unità nazionale, e nel frattempo si sono acconciati ad operare all'interno delle regole della Repubblica così com'è».

Salvini vuole scardinare questo modello di Lega, cioè quello che ha avviato i referendum autonomisti?
«Ha capito che l'Italia si trova in una situazione particolare. Con un vero e proprio partito di destra, la Lega appunto, concentrato solo al Nord, quando invece ci sarebbe uno spazio assai ampio per espandere il suo partito nel resto del Paese privo di una destra nazionale. Salvini ha visto da tempo l'esistenza di questo vuoto, e lo intende colmare. Vuole un Front National alla francese».

Significa sperare nel flop del referendum per ricominciare da zero?
«Salvini vuole usare le infrastrutture della Lega Nord per costruire il suo progetto. Finora ha lasciato in piedi la Lega che c'è e ha creato Noi con Salvini che, in contraddizione con l'articolo uno dello Statuto del partito, si presenta anche al Sud. Noi con Salvini però vale meno del 2 per cento e quindi il leader cerca non più di fare un'altra cosa ma di trasformare la Lega secondo il suo disegno».

Il referendum non è un impiccio per lui?
«Lo è. Infatti non si è quasi fatto vedere nella campagna per il voto autonomista. Ovviamente, non ha potuto disconoscerlo. Lo ha vissuto un po' come quel personaggio di Eduardo De Filippo che dice: adda passa' a nuttata».

E se oggi va a votare un sacco di gente?
«Sarà un volano per Maroni in vista delle elezioni regionali che coincidono con quelle politiche di primavera. E, al contrario, sarà un problema per il progetto Salvini. La situazione però è complessa. Un gran successo referendario significa uno scacco per il progetto Salvini, però da un altro punto di vista questo successo per il segretario leghista potrà rivelarsi un rafforzamento quando andrà a sedersi con Berlusconi al tavolo della spartizione dei collegi uninominali del Rosatellum alle prossime elezioni».

Quindi il referendum non è inutile?
«Non lo è per la Lega, ma lo è per tutto il resto. La vera soluzione del rapporto Stato-regioni va trovata all'interno di una riforma costituzionale di cui nessuno, in questo momento, ha voglia di parlare».

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Ultimo aggiornamento: Domenica 22 Ottobre 2017, 09:52
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