M5S, pronta la sanatoria per gli espulsi: Di Maio vuole evitare fughe

Pronta la sanatoria per gli espulsi: Di Maio vuole evitare fughe dal M5S

di Francesco Lo Dico
Colpirne qualcuno per educarne più di trecento. Dopotutto non è stata un gran mossa fulminare in piena campagna elettorale i nove parlamentari pentastellati poi eletti a furor di popolo. E così i Cinque Stelle sono pronti a ingranare la retromarcia: i figliol prodighi devono tornare a casa, pronti a godere del vitello grasso che Di Maio sogna già di rosolare sul braciere di Palazzo Chigi.

In piena fibrillazione governativa, il capo politico pentastellato li aveva espulsi in diretta tv per darli in pasto alla voracità delle urne. «Direttamente in carcere senza passare dal via», si picca qualcuno ai piani alti del Movimento. Ma nel Monopoli di governo, quegli «impresentabili» scovati dai media, e non certo da lui, al capo politico avrebbero fatto comodo eccome. Tanto che dopo la sbornia del 33 per cento, le colombe dell'inner circle hanno preso a contestare sobriamente al presidente quelle scelte improvvide, certo non all'altezza della sua fama di stratega. «Luigi, hai toppato. Glieli abbiamo regalati al centrodestra», gli spiegano fraterni alcuni fedelissimi. E poi la gaffe micidiale della rinuncia al seggio. «Ma come si fa a fargli sottoscrivere un modulo che comincia con io sottoscritto tizio e caio, in quanto impresentabile, rinuncio al nome sulla scheda e a entrare in Parlamento? Così ci ridono dietro. E poi come facciamo a riprenderceli?», sono state le considerazioni dopo il voto. Tanto che in diretta tv, la senatrice Taverna ha dovuto ammettere che il modulo di rinuncia era in buona sostanza una gag malriuscita, in una sortita che ha molto rabbuiato il giovane leader.
 
Altre volte brillante, stavolta Di Maio ha ceduto all'ansia da performance televisiva che l'ha contrapposto alle Iene. Nella trappola, gli spiegano, ci è caduto con tutte le scarpe: «Che senso ha voluto espellere questi nove eletti dalla tv, quando abbiamo due gradi di giudizio per stabilire chi deve restare o meno? D'altra parte alcuni avevano fatto la stessa cosa, ma ce li siamo tenuti. Li potevamo lasciare nel limbo, e poi si vedeva». Espulsioni a geometrie variabili. La sindrome di Pizzarotti ha colpito ancora, in buona sostanza. Ma stavolta la ricerca frenetica dell'onestà rischia di giocare un tiro mancino ai Cinque Stelle, che in questi giorni assistono nervosi ai tentativi di Salvini e Berlusconi di sfilare via le nove preziose biglie gialle dal pallottoliere di Gigino. «Hai fatto un favore a quei due, che così al Senato si prendono la maggioranza».

Da qui a fine mese sarà una guerra di nervi. E anche Di Maio sa bene che difficilmente potrà prendersi tutto il piatto. Ma nell'incertezza dei veti contrapposti, bisogna farsi trovare quanto più pronti e coesi possibile. E così è scattato il piano della grande perdonanza. La presenza di Giulia Sarti al Parco dei Principi, dove venerdì scorso si sono radunati i parlamentari pentastellati, è stata un'esca lanciata ai reietti. Riaccolta al cospetto del leader, la deputata rieletta e autosospesa dopo il caso bonifici, è stato un segnale di fumo per gli altri otto lasciati a casa: per il ricongiungimento familiare c'è il modo e il tempo, il calumet della pace è già in dispensa. Ma a breve termine Di Maio spera di far rotolare dalla parte giusta le altre otto biglie impazzite grazie alle colombe allertate in mezza Italia. Primo obiettivo è salvare il soldato Martelli, senatore grillino dato in approdo nel centrodestra. Al consigliere regionale M5s del Piemonte, Davide Boni, il compito di mediare. «Fagli sapere che se si impegna a dare il voto di fiducia al nostro governo, noi ci impegniamo a riammetterlo. Formalmente è solo sospeso, ma la decisione è in mano ai probiviri», sarebbe stato l'ordine di scuderia. E identico messaggio sarebbe stato recapitato anche ai coordinatori della Basilicata, dove il «bomber Caiata» ascolta negli spogliatoi le sirene di Forza Italia, e a quelli della Puglia, dove scalpitano il senatore rieletto Buccarella e il campione dell'uninominale foggiano Antonio Tasso. Piccioni viaggiatori in arrivo anche in Campania, dove Lello Vitiello è in standby: le sue parole d'amore per il Movimento, rimaste immutate anche dopo l'espulsione, avrebbero fatto breccia nel cuore dello staff. Missione esplorativa anche in Veneto, dove la rieletta capolista Silvia Benedetti dovrebbe essere raggiunta dai concessionari del Movimento nei prossimi giorni. E anche a Pesaro, dove il deputato Cecconi è corteggiato dalla Lega. Molto più dura la trattativa con Emanuele Dessì, adirato per la casa a sette euro: magari discutibile, ma non c'era nessun illecito. La pelle la venderà cara.

Resta però la domanda delle cento pistole: come riammettere senza contraccolpi quelli che noi stessi abbiamo definito impresentabili? La soluzione sarebbe semplice e immediata. Dopo il regno del terrore di Luigi il giustiziere, una volta al governo partirebbe l'era di Luigi il magnanimo. «La nostra gente capirebbe. Anzi, sarebbe un trionfo».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Marzo 2018, 11:45
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