Legge elettorale, caos alla Camera: salta l'intesa Pd-M5S. I dem: riforma morta. Giallo sul tabellone in tilt

Video
Il patto a quattro Pd-Fi-M5S-Lega sulla legge elettorale non esiste più. A metterci sopra la pietra tombale è stato il voto segreto su un emendamento marginale firmato da Micaela Biancofiore (Forza Italia), passato contro il parere del relatore. L'emendamento è passato con 270 sì, 256 no e un astenuto e per un attimo in aula è comparso il tabellone con le palline rosse e verdi, come se la votazione fosse palese, alimentando il giallo franchi tiratori. «È stato un disguido», ha detto la presidente Laura Boldrini. La legge - il proporzionale con soglia al 5%, il cosiddetto Fianum, dal nome del relatore Emanuele Fiano - torna ora in Commissione, ma difficilmente vedrà mai la luce.

«La legge elettorale è morta», ha sentenziato subito dopo il relatore della riforma Emanuele Fiano (Pd)«Oggi il M5S ha dimostrato che la sua parola non vale nulla», ha detto il presidente dei deputati Pd Ettore Rosato. «La legge elettorale va fatta», ammonisce, condannando i franchi tiratori e chiedendo una sospensione della seduta. E ancora: «Abbiamo chiarissima l'operazione del M5s che ha voluto far fallire la legge elettorale. Ne prendiamo atto, bastava che lo dicessero subito che non sono capaci di mantenere la parola data. Sul blog avevano detto che la legge andava bene e invece l'hanno fatta cadere su una cosa che non c'entra niente». E poi: «Mi chiedo come una maggioranza di governo ora possa stare insieme con Mdp che vota il 40% delle volte contro il governo e Ap con cui il rapporto non è idilliaco. Penso allo Ius soli ma anche alla legge di bilancio». 

Al Quirinale c'è «preoccupazione» per la situazione venutasi a creare tra le forze politiche rispetto al dialogo avviato su una legge elettorale condivisa. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha seguito - si è appreso - con molta attenzione l'attività parlamentare odierna. 


«Oggi la legge elettorale è stata affossata, è una cosa meravigliosa», ha detto il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo sul palco di piazza San Secondo, ad Asti, dove interviene a sostegno del candidato sindaco pentastellato Massimo Cerutti.

Il voto. L'ora 'x' per i franchi tiratori sulla legge elettorale scatta poco dopo le 11. Pomo della discordia è un emendamento della azzurra Biancofiore che elimina per il Trentino Alto Adige i collegi maggioritari, introducendo il proporzionale come nelle altre regioni. Uno schiaffo al Pd che si era fatto garante con la Svp del mantenimento del Mattarellum in quella regione. Il partito della minoranza di lingua tedesca, con i collegi maggioritari riesce infatti a eleggere più parlamentari formando poi in Parlamento dei gruppi che collaborano in pieno con i Dem. La proposta di modifica di Biancofiore viene sconfessata dal capogruppo Renato Brunetta nel nome dell'intesa sulla legge elettorale. I 5 stelle però annunciano il voto a favore. C'è tensione in Aula. Laura Boldrini si appella alla «responsabilità dei singoli deputati» perché non filmino il loro voto segreto e non lo divulghino, invitando «ognuno ad assumersi le sue responsabilità». Ma quando di passa al voto sull'emendamento è il patatrac.

Poco prima di indire la votazione «incriminata», Boldrini annuncia di accogliere la richiesta di voto segreto. Ma poco
dopo, dando il via alla votazione, non ribadisce esplicitamente, come solitamente avviene in questi casi, che essa avviene a scrutinio segreto. E così sul tabellone si accendono le lucine verdi e rosse, come per le votazioni palesi, e non quelle tutte azzurre tipiche del voto segreto. Si vede, per una decina di secondi, come hanno votato i deputati, ed è il panico tra i parlamentari e al banco della presidenza. Leggendo dal video il labiale dell'addetto al sistema di votazione si vede che dice (riferendosi alla presidente): «non ha detto segreta!». E Laura Boldrini rendendosi conto dell'equivoco subito interviene: «No, è a voto segreto! È a voto segreto!». A quel punto le palline del tabellone diventano tutte azzurre. Ma ormai è troppo tardi, ed è il caos.

L'Aula esplode, il fronte contrario applaude, i Cinque stelle dapprima esultano e poi si bloccano, mentre i fittiani urlano «Libertà!». E, insieme alla caccia al franco tiratore, si scatenano gli attacchi alla presidente Boldrini, che più tardi dovrà ammettere: «C'è stato un errore materiale.
Non lo nego. Mi dispiace sia accaduto. Io ho apprezzato le circostanze, ho provveduto a dire che il voto era segreto ed ho portato a termine la votazione come è nelle mie facoltà». Ma la frittata è fatta. E i franchi tiratori hanno vinto.


Risultato: crolla l'accordo a 4 e passano in Aula per 14 voti due emendamenti identici che avevano avuto il parere contrario in Prima Commissione. Il via libera arriva grazie ai sì dei cinque stelle, dichiarato all'Assemblea, ma anche all'apporto di 59 franchi tiratori, da cercare fra i deputati di Pd e Forza Italia. Pallottoliere alla mano infatti, al "patto a quattro" non sono venuti meno solo gli 82 voti del Movimento cinque stelle, ma anche quelli di altri gruppi. Pd e Forza Italia infatti da soli possono contare su 332 deputati e i contrari all'emendamento incirminato sono stati 256.

Il ministro della Giustizia Orlando prova a gettare acqua sul fuoco: «Noto un eccesso di sbalzi di umore. Ieri sembrava che tutto fosse fatto. Oggi sembra che tutto sia finito. Cercherei di capire se ci sono le condizioni per proseguire un ragionamento sulla legge elettorale, e magari per introdurre alcuni elementi di correzione maggioritaria. Riflettiamo, e vediamo se riusciamo a riportare nella direzione sempre auspicata, quindi rafforzando le possibilità di governabilità, l'asse del lavoro che deve andare avanti».

La situazione, però, sembra ormai irrecuperabile. «Ora si vada a votare e basta. Noi abbiamo accolto tutti gli appelli del Capo dello Stato, ma adesso basta, si deve andare a votare al più presto possibile», dice il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio commentando il ritorno in commissione della legge elettorale. «Questa legislatura finisce oggi», aggiunge. «Era cominciata con 100 franchi tiratori che avevano affossato Prodi nella corsa al Quirinale e finisce oggi sempre con 100 franchi tiratori Pd che affossano la legge elettorale
»Danilo Toninelli (M5S)«Pd e maggioranza non devono neanche pensare lontanamente di addebitarci la responsabilità. Hanno oltre 300 deputati. Se c'è qualcuno responsabile sono loro. L'emendamento passato era un emendamento di giustizia per non consentire che il Trentino Alto Adige diventasse un feudo del Pd. È stato giusto farlo passare». E ancora: «Hanno fatto cadere tutto per 11 seggi su 630 (quelli del Trentino-Alto Adige, ndr). È il dato scandaloso. Hanno ucciso la legge. Il testo torna in commissione? No no, è finito».

Silvio Berlusconi spinge per ricucire: «L'incidente di oggi in aula, su un emendamento non condiviso dal quale Forza Italia ha preso immediatamente le distanze, non è una buona ragione per accantonare uno sforzo generoso. Sta ora alle forze politiche dalle quali quell'accordo era nato, prima di tutto il Pd, continuare sulla sola strada che consente elezioni rapide con una legge elettorale adeguata. Se il partito di Renzi non lo facesse, prendendo a pretesto un incidente d'aula, si assumerebbe una grave responsabilità. Penso che le elezioni senza una legge elettorale omogenea e adeguata siano molto difficili, pur a fronte della crisi politica in atto». 


Così Matteo Salvini, segretario della Lega: ​«Oggi vince il PdP, il partito delle poltrone. Rialzano la testa i poltronari, quelli che vogliono solo scranni e poltrone. A questo punto chiedo a Gentiloni le sue dimissioni immediate, un decreto per una legge elettorale comune alla Camera e al Senato per andare subito al voto e lo scioglimento del Parlamento ormai immobile e impegnato solo a salvare poltrone e stipendi». Giancarlo Giorgetti:  «Non esiste più una maggioranza in grado di approvare una legge elettorale».

«Capisco le ragioni del mio gruppo, ma il Parlamento ha posto fine un'ingiustizia e come mi ha insegnato Berlusconi le ingiustizie vanno combattute. E come ha detto Toninelli quella sul Trentino era un'ingiustizia. Ora non posso pensare che l'accordo salti per un emendamento localistico, se cos' fosse è il Pd che vuole fare il gioco del cerino o qualcuno che vuole affossare la legge. Io sono orgogliosa di quanto ha fatto oggi il Parlamento», ha detto Michaela Biancofiore, deputata di Fi. 


 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 9 Giugno 2017, 10:22
© RIPRODUZIONE RISERVATA