Sondaggi, Lega oltre il 32 per cento. M5S si ferma al 28,3

Effetto migranti, la Lega vola oltre il 32 per cento. M5S si ferma al 28,3

di Mario Ajello
Chi ha vinto nella prima estate giallo-verde, i gialli o i verdi? C'era grande attesa per il primo sondaggio post-vacanze, quello che indica il punto di partenza da cui ricomincia la stagione politica, fittissima di appuntamenti cruciali: a cominciare dal duello tutto interno alla maggioranza sulla Finanziaria e poi le regionali e le amministrative da ottobre in poi, fino al super-evento delle elezioni europee a maggio. Ebbene, la partita dell'estate, secondo il sondaggio Swg appena sfornato, l'ha vinta il Carroccio sui grillini e su tutti gli altri. E' l'effetto migranti a far volare Salvini. Il suo partito - la stima è del 3 settembre, cioè ieri - si attesta al 32,2 per cento. E si lascia alle spalle M5S che nelle elezioni del 4 marzo aveva quasi il doppio dei voti dei lumbard ma ora è precipitato dal 32,6 per cento di sei mesi fa al 28,3 di adesso. Al tempo del cosiddetto governo Salvimaio, insomma, il partito di Salvini sorpassa quello di Di Maio. Magari, poi, gli equilibri tra gialli e verdi cambieranno di nuovo, ora però il trend è molto chiaro.

30 GIORNI
Nella rilevazione Swg del 30 luglio scorso, M5S e Lega erano testa a testa, con un leggero vantaggio per quest'ultima: 30,3 contro 29,7. Nel mese di agosto - la questione della nave Diciotti deve aver pesato a favore di Salvini, per non dire della sua incriminazione da parte della procura di Agrigento per sequestro di persona: e addirittura l'81 per cento degli elettori grillini sostengono che sia stata un grande errore dei pm - il distacco è aumentato considerevolmente. Dal 30,3 il Carroccio è balzato al 32,2 - facendo segnare quasi due punti in più - e il 29,7 grillino si è ridotto a 28,3 (meno 1,4) che può sembrare poca cosa ma non lo è. Perché la discesa di M5S sembra costante ormai da mesi e mesi. E potrebbe non arrestarsi mai. Come i grillini sanno benissimo, e infatti vivono questa fase, fin dall'inizio del governo pentaleghista, con grande preoccupazione. E nella continua ansia di rivaleggiare con il super-protagonismo salvinista - che ha invaso Paese virtuale e Paese reale, tweet dopo tweet, spiaggia dopo spiaggia, a colpi di dirette Fb e di esposizioni seminude del corpo del leader in ogni riviera da Nord a Sud, per non dire degli alpeggi - senza che sia stato trovato da parte di Di Maio e dei suoi consulenti il format giusto per ridimensionare l'alleato-rivale.

Il quale, come da indiscrezioni, illazioni, speranze o paure dei pentastellati ma anche degli altri attori politici, dopo - o addirittura prima - delle elezioni europee potrebbe rovesciare il tavolo governativo, se le urne confermeranno l'ascesa leghista, per arrivare nell'autunno 2019 al voto politico anticipato. Stando agli attuali numeri di Swg - che pure danno in caduta libera Forza Italia: il 4 marzo aveva il 14 per cento, e ora è al 6,9 perdendo quasi due punti anche rispetto a fine luglio - in un ipotetico voto politico oggi il fronte del centrodestra, ammesso che esista ancora, grazie al balzo leghista supererebbe agilmente il 40 per cento (32,2 più 6,9 più il 4,1 di Fratelli d'Italia) mentre dalle urne del 4 marzo uscì con il 31. Naturalmente, questo sondaggio appena sfornato confermerò Salvini nella sua strategia di rubare voti un po' a M5S e un po' a Forza Italia, ingrossandosi sempre di più.

RESISTENZA O RESILENZA
Fratelli d'Italia resiste al Matteo mangiatutto. Erano al 4,3 il 4 marzo. Nella stima del 30 luglio erano scesi al 3,7 ma adesso hanno riconquistato uno zero virgola quattro. A riprova che l'«opposizione patriottica», come la chiama Giorgia Meloni, ossia dire di sì alle cose in linea con gli «interessi della nazione» e dire di no alle altre, sta avendo qualche effetto, se non altro di mantenimento. Il problema nel centrodestra dunque si chiama Forza Italia, e si tratterà di vedere se l'attivismo di Antonio Tajani come numero due del partito - sempre intento a non appiattirsi mai sulla linea di Salvini, nonostante la costola filo-leghista di Forza Italia sempre più larga - riuscirà a fermare l'emorragia.

Quanto alla sinistra, dove il partito bersanian-dalemista di Leu è al 2,3 e perde lo zero virgola due rispetto al 30 luglio ma scende di più rispetto al 3,3 che aveva il 4 marzo, un dato interessante riguarda il Pd. L'estate dem è stata difficile, le feste dell'Unità poco popolate, il congresso sì o congresso no un tormentone auto-referenziale di nessuna appeal e via dicendo, ma il dato del 30 luglio (17,4) viene confermato (leggermente in meglio) dal sondaggio di queste ore in cui il partito di Martina è al 17,7. Era a un non esaltante 18,7 il 4 marzo, dunque un po' più su, ma per ora non è precipitato a livello da requiem.
Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Settembre 2018, 11:39
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