I duri M5S in trincea e le minacce al Colle

I duri M5S in trincea e le minacce al Colle

di Mario Ajello
Se Giuseppe Conte è «l'amico del popolo» (definizione di Luigi Di Maio), Alessandro Di Battista si ritaglia il ruolo di «voce del popolo» anche nelle ore convulse che precedono l'arrivo del giurista al Quirinale. Un post dell'invettivista ex deputato grillino - che esorta, alla sua maniera barricadera il presidente della Repubblica a non aver paura del nuovo governo M5S-Lega - incendia le ore precedenti al colloquio al Quirinale tra Conte e Mattarella. Scatenando le opposizioni, specie il Pd. I cui esponenti parlano di «minacce gravissime» e di «toni eversivi». In realtà, quello di Dibba va letto come un avvertimento tutto ad uso interno al movimento.

La fronda movimentista dei duri e puri è pronta a farsi sentire contro il governo giallo-verde. Un'ipoteca per Di Maio il governista che, una volta partito, vorrebbe una navigazione sicura per l'esecutivo. Ma Dibba è pronto a mettersi alla testa dei duri e puri, ecco il senso del messaggio anti-Colle di ieri, sapendo di poter contare sull'intransigenza di Beppe Grillo ma anche dei più movimentisti alla Elio Lannutti. «Saluto con grande piacere il Professor Giuseppe Conte», scrive il fondatore sul suo blog. «Abbiamo portato di fronte al Presidente della Repubblica un uomo che escludo che ci farà sfigurare nel mondo. Non soltanto perché conosce le lingue ed è molto ben orientato nelle regole che governano il mondo latino ed anglosassone. Ma, e sopratutto, perché non si riconosce in lui traccia del macchiettismo compulsivo della stragrande maggioranza dei suoi predecessori». Un'apertura di credito, certo, ma di chi starà con gli occhi ben aperti per non lasciare che palazzo Chigi si smarchi dalla linea pentastellata doc.

CARTE RIMESCOLATE
Che il governo stia rimescolando le carte nel Movimento lo conferma l'intervento con cui Roberto Fico, un tempo l'ortodosso per eccellenza ma ora terza carica dello Stato, si schiera al fianco del Capo dello Stato, zittendo l'invettivista Dibba. «Mattarella - dice - sta svolgendo il proprio ruolo in maniera inappuntabile. È garante assoluto della Carta e lo ha mostrato inequivocabilmente in queste settimane, agendo in modo accorto e imparziale». «Il Presidente della Repubblica», è stato l'affondo lanciato da Dibba - non è un notaio delle forze politiche ma neppure l'avvocato difensore di chi si oppone al cambiamento. Anche perché si tratterebbe di una causa persa, meglio non difenderli». Esorta e quasi ammonisce Dibba, che non si è ricandidato, sta per partire per gli Usa per un lungo viaggio, ma in queste settimane non ha rinunciato a far sentire la sua voce. Con un appello ai militanti a mobilitarsi. «Invito tutti i cittadini a farsi sentire».

Al figlio fa eco il padre, Vittorio Di Battista, con espressioni ben più irridenti per il capo dello Stato. «Forza, mister Allegria, fai il tuo dovere e non avrai seccature», scrive su Fb Dibba senior, che si rivolge al presidente, senza citarlo: «Vada a rileggere le vicende della Bastiglia, ma quelle successive alla presa». Segue descrizione di un'ipotetica presa del Colle, saccheggio incluso. Immediatamente scatta la reazione dem. Il deputato dem Michele Anzaldi parla di «gravissime minacce» al Quirinale. «Di Battista si legga la Costituzione», afferma il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Maggio 2018, 14:20
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