Il dolore di Renzi: gelo per blitz non concordato
di Marco Conti
CENTRO
Per tutta la notte l'unità di crisi della Farnesina e palazzo Chigi hanno seguito minuto per minuto prima l'assedio e poi l'assalto delle forze speciali bengalesi avvenuto probabilmente quando gli ostaggi erano stati già tutti uccisi. Con poche strumentazioni e male equipaggiati le teste di cuoio avrebbero rifiutato ogni offerta di collaborazione. L'Italia non ha un centro di intelligence in Bangladesh e uno 007 è arrivato a Dacca a blitz avvenuto. Agenti americani e inglesi - presenti sul posto - avrebbero però cercato, senza successo, di aprire da subito un'interlocuzione con le forze di sicurezza bengalesi incassando un secco rifiuto da parte del governo. Il blitz, denominato operazione-fulmine, di un centinaio di agenti delle forze di sicurezza, avvenuto di prima mattina e durato tredici minuti, è risultato di fatto inutile visto che gli ostaggi erano già stati tutti trucidati. Il risultato ha accentuato l'irritazione del governo italiano nei confronti di Dacca per aver rifiutato di condividere modalità e tempi dell'intervento.
La facilità con la quale i terroristi sono entrati in una zona della città con molti sede diplomatiche e i venti morti lasciato sul terreno dalle teste di cuoio, accentuano le perplessità dell'Italia che ora attende il ritorno in patria delle vittime previsto per metà settimana.
ATTACCO
«Siamo come una famiglia che ha subito una perdita dolorosa ma che non ha nessuna intenzione di darla vinta a chi pensa che la distruzione dei nostri valori sia l'obiettivo al quale consacrare la propria esistenza», sostiene Renzi a metà della mattinata di ieri con la voce rotta dall'emozione per le telefonate che nel frattempo sono state fatte alle famiglie delle vittime.
A palazzo Chigi la preoccupazione è forte. L'imprevedibilità dei possibili attacchi rende complicata la difesa dei nostri connazionali. Che l'Italia e gli italiani fossero da tempo nel mirino del terrorismo islamico era noto. La concorrenza tra Isis e Al Quaeda aggiunge pericolosità ad una minaccia divenuta globale e il Bangladesh, terzo paese musulmano al mondo, scopre di avere tutte le caratteristiche per raccogliere anche molti dei jhaidisti che fuggono dalla Siria.
«Non è solo l'azione militare che sconfiggerà la minaccia» dello Stato islamico, «dobbiamo isolare il terrorismo fondamentalista dentro la realtà del mondo islamico e dobbiamo farlo chiedendo alle comunità islamiche nei nostri Paesi ed ai governi islamici di mobilitarsi con grande chiarezza». Sul piazzale della Farnesina Paolo Gentiloni indica obiettivi e fiancheggiatori. «Bisogna avere la meglio su Daesh poiché è la presenza simbolica di Daesh che muove la mano degli assassini. Non bisogna pensare che gli assassini si stiano muovendo perché noi combattiamo Daesh, è esattamente il contrario». Il terrore in franchising che colpisce nel mucchio cercando obiettivi sempre più facili, rende complicatissimo il lavoro di prevenzione ancor più quando si tratta di proteggere all'estero i nostri connazionali.
AZIONE
Secondo la nostra intelligence la rivalità tra Isis e Al Quaeda, le difficoltà militari del Califfato in Siria non diminuiscono la pericolosità di un terrorismo islamico che sfrutta il volontariato lasciando ad ognuno il compito di inventarsi la propria azione.
«L'Italia non arretra. Davanti alla follia di chi vuole disintegrare la vita quotidiana, gli italiani sono colpiti ma non piegati. Un popolo tenace», sostiene il premier. Fatto di uomini che, come spesso accade da noi, hanno dovuto fare la valigia per cercare l'occasione che l'Italia non sembra più in grado di offrire.
Ultimo aggiornamento: Domenica 3 Luglio 2016, 09:03