Termini, bastava un milione per gli scambi anti-ghiaccio

Treni, l'odissea lunga tre giorni: si poteva evitare con un milione

di Umberto Mancini
Sarebbe bastato un milione di euro per mettere in sicurezza tutti gli scambi della stazione Termini, la più importante e strategica del Paese con quasi 500 mila passeggeri al giorno. Un investimento davvero modesto per proteggere da gelo e neve con le cosiddette scaldiglie i punti nevralgici che smistano e indirizzano i treni. In quwesto modo un colosso come le Ferrovie avrebbe evitato ritardi record, disagi per decine di migliaia di passeggeri, danni economici e d’immagine.

LA SOTTOVALUTAZIONE
Pochi spiccioli rispetto a quanto stanziato da Rfi, la società che gestisce la rete ferroviaria, che per la manutenzione investe ogni anno ben più di un miliardo. Ma che evidentemente nessuno ha pensato di impiegare, sottovalutando una emergenza di certo non frequente nella Capitale, ma che quando accade diventa drammatica. Eppure, spiega un tecnico del settore, installare una “scaldiglia”, un impianto non certo tecnologicamente avanzato ma in grado di scongelare i binari, costa poco più di 4.500 euro. Se si pensa quindi che su 300 scambi solo un centinaio sono dotati dell’impianto anti gelo sarebbe stato sufficiente investire circa un milione per impedire che l’Italia fosse spaccata in due dopo una nevicata non certo eccezionale e per di più ampiamente prevista. Nessuno si è mosso invece, commettendo anche un errore di sottovalutazione lunedì, perché non è stato applicato da subito il piano neve con una riduzione prudenziale del traffico dei treni, lasciando di fatto la stazione più importante di Europa ostaggio degli effetti di neve e ghiaccio. 
Ieri Rfi e Fs, che sono stati chiamati a rapporto dal ministro Gaziano Delrio, hanno in qualche modo riconosciuto che si poteva fare di più. E hanno assicurato che presto anche Termini si doterà dei sistemi anti-gelo in uso a Milano. Meglio tardi che mai verrebbe da dire. 

RIMBORSI
A farne le spese, come sempre, sono stati i viaggiatori che ora attendono i rimborsi. E’ possibile, tra l’altro, che Trenitalia e Italo, che a loro volta dovranno rimborsare i biglietti dei passeggeri rimasti a piedi o arrivati anche con sette ore di ritardi, si rivalgano su Rfi: questo rende ancora più incomprensibile non avere speso un milione di euro per installare su tutti gli scambi di Termini le scaldiglie. 

Resta una domanda: perché è andata in tilt Termini, tanto che ieri l’Alta velocità è stata tutta deviata su Tiburtina? La spiegazione tecnica non si limita solo al fatto che la stazione Tiburtina è stata inaugurata appena sette anni fa, ma c’è altro. I deviatori, gli scambi, sono meno importanti rispetto a Termini, perché Tiburtina (150 mila passeggeri al giorno) è una stazione di passaggio, non prevede una deviazione dal percorso per i treni. Termini, al contrario, è una stazione di testa, vi confluisce il traffico ferroviario, deviando dalla linea principale, qui spesso finiscono o cominciano le corse dei treni, e quindi c’è un utilizzo massiccio e continuo dei deviatori. Affidare la pulizia della neve per due terzi dei deviatori di Termini solo al fattore umano, vale a dire al personale, ha avuto un effetto catastrofico. L’Assoutenti va all’attacco. «Non è solo grave che Termini non abbia un piano anti gelo complessivo per tutti gli scambi, ma anche il fatto che sia Graziano Delrio che Renato Mazzoncini, rispettivamente ministro dei Trasporti e capo delle Fs, non abbiano risposto al nostro invito di discutere di un piano di manutenzione straordinaria per la rete dopo i gravi fatti di Pioltello». Adesso, dopo il caos a Termini e i disagi che purtroppo si prolungheranno anche nei prossimi giorni si cercherà di correre ai ripari. In arrivo, hanno assicurato sia Mazzoncini che Maurizio Gentile, capo di Rfi, 100 milioni di investimenti. Assoutenti e Codacons sono scettici: oramai il danno è fatto, bisognava pensarci prima. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Febbraio 2018, 18:26
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