L'attacco al Colle partito dall'Italia: i troll agivano da Milano

L'attacco web al Colle partito dall'Italia: i troll agivano da Milano

di Valentina Errante
L'intelligence e gli uomini della Postale lavorano per stabilire chi ci fosse dietro quei profili. E dare un nome al regista che, nella notte tra il 27 e il 28 maggio, ha creato gli account per sferrare il duro attacco web al presidente della Repubblica, mentre il leader Cinquestelle, oggi vicepremier, Luigi Di Maio invocava l'impeachment e Matteo Salvini, poi ministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio, invitava i suoi elettori a scendere in piazza. Il dossier sull'attacco al Colle, che riguarda una regia per creare un movimento contro il «no» di Mattarella a Paolo Savona come ministro dell'Economia, è già pronto. Il numero uno del Dis, Alessandro Pansa, lo presenterà oggi ai parlamentari componenti del Copasir. Di certo la vicenda non ha nulla a che vedere con il Russiagate e i profili creati dall'Ira, l'Agenzia di San Pietroburgo che avrebbe influenzato la campagna elettorale Usa. Ma l'azione cominciata nella notte tra il 27 e il 28 maggio e proseguita fino al primo giugno, quando il capo dello Stato ha incaricato l'attuale premier Giuseppe Conte, è chiaro: esercitare una forte pressione politica in un momento di crisi istituzionale. E il cerchio si stringe, perché il complicato meccanismo dei server che consentono l'anonimato, individuabili in Estonia e Israele, porta a Milano.

L'INDAGINE
Si chiama Tor project il software gratuito che consente di creare profili restando anonimi. Una protezione contro l'analisi del traffico. Attraverso questo sistema, che agisce costruendo un circuito virtuale crittografato a strati, sono stati creati i profili Twitter, come Penelope S., paroli600 Guardians e tanti altri che hanno moltiplicato in rete l'ipotesi di alto tradimento per Mattarella. Ma il cerchio si stringe, perché sebbene siano stati usati Ip mobili, l'individuazione dei server in Israele ed Estonia alla fine porta in Italia. Dagli accertamenti emerge che uno dei nodi Tor, che ha gestito il traffico di terzi da e per la rete, è collocato a Milano.

Centocinquanta profili anonimi. E una tecnica per forzare l'algoritmo, facendo in modo che lo stesso tweet diventasse virale. È andata così nella notte dell'attacco al Colle.

Ma secondo i primi accertamenti il regista virtuale ha messo in campo anche i cosiddetti bot, abbreviazione di robot. Si tratta di software che, sfruttando intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico, sono in grado di simulare le capacità di risposta di una persona vera e, dunque, simulare una conversazione con un utente che li dovesse interpellare. Un classico, oramai nei social network, dove vengono creati degli applicativi in grado di generare decine e decine di account utilizzabili poi per gli scopi più vari. C'è chi li usa per gonfiare il numero di follower su Twitter e Instagram e far credere di essere più celebri di quanto si sia in realtà. I bot social da tempo hanno acquisito una dimensione sempre più politica, legati a personaggi pubblici che fanno ricorso ai bot per avere a disposizione una vera e propria cassa di risonanza pronta a rilanciare i loro messaggi senza stare troppo a domandare. Quella notte invece sarebbero stati usati contro il presidente Mattarella.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Agosto 2018, 21:19
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