Alex, la doppia vittoria: guarigione e più donazioni

Il piccolo Alex, la doppia vittoria

di Maria Pirro
Alex è fuori dal tunnel della malattia e il medico che l'ho ha accompagnato per mano nel percorso più buio racconta il miracolo della scienza: la storia del bimbo dagli occhi azzurri e dolci che ha superato una rara patologia genetica per fare ritorno a casa, dopo mesi trascorsi in reparto. Trasferito a Roma da Londra, con i genitori entrambi di origine italiana: mamma Cristina, napoletana, e Paolo Montresor, veneto. 

Solo cinque mesi fa, il piccolo affetto dalla linfoistiocitosi emofagocitica (HLh) aveva speranze scarse. E la sua famiglia temeva di non vederlo mai più. Oggi, con le preghiere e gli appelli, la mobilitazione internazionale, l'aiuto dei medici e le nuove terapie, è «salvo». Grazie al trapianto, dopo una vera e propria gara di solidarietà per trovare un donatore, ricerca che si era però rivelata inutile anche a causa del poco tempo a disposizione.

LE CURE
Operato il 21 dicembre 2018 al Bambino Gesù di Roma, utilizzando cellule staminali emopoietiche del papà. Sì, «è ufficialmente guarito, il suo sistema immunitario è sano», certifica Franco Locatelli, primario del dipartimento di Oncoematologia e terapia cellulare e genica dell'ospedale, che aggiunge: «È un traguardo enorme per il tipo di interventi e per il caso molto difficile». Grande la soddisfazione. Il bambino, dimesso il 24 gennaio scorso, «sta molto meglio» e a quanto si apprende i controlli, in un primo tempo fissati ogni settimana, sono stati dilatati a una volta ogni 15 giorni.

LA SOLIDARIETÀ
«I dati della letteratura internazionale dicono che, per i bimbi con forme ereditarie e non neoplastiche, la probabilità di remissione è maggiore», sorride Fabrizio Pane, immunologo e docente del Policlinico Federico II, tra i primi chiamati per un consulto dai parenti del bimbo per decidere il da farsi. Ma il successo non investe soltanto Alex: «La sua storia è stata decisiva per accendere un faro sull'importanza delle donazioni di midollo osseo, possibili iscrivendosi al registro nazionale. Basta un prelievo di sangue per farlo. E l'Italia resta piuttosto indietro», aggiunge Pane.

 
Tanti, troppi bimbi e adulti ogni anno necessitano invece dell'intervento salvavita e precipitano nella disperazione. «Per chi non ha un consanguineo, la speranza di trovare qualcuno compatibile è legata all'esistenza del maggior numero possibile di volontari tipizzati, dei quali cioè sono già note le caratteristiche genetiche», chiarisce la presidente di Admo, Rita Malavolta, ringraziata pubblicamente dai Montresor. Lei aggiunge: «Solo uno su centomila viene chiamato per l'operazione». Di qui l'importanza di aumentare ancora le adesioni, dopo il boom delle 49mila in più registrate nel 2018, e quindi far camminare la solidarietà. Nel nome di Alex (e dei suoi fratelli).
Ultimo aggiornamento: Sabato 20 Aprile 2019, 10:06
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