Covid, la Campania zona rossa riapre alcune scuole: dal 24 novembre alunni in classe alle materne e in prima elementare

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Con il passaggio della regione Toscana a zona rossa, da lunedì anche i circa 65.000 ragazzi di seconda e terza media delle scuole toscane saranno costretti a tornare alla didattica a distanza; si aggiungono agli oltre 168.000 studenti toscani delle scuole superiori. Anche la Campania entra il zona rossa ma nella regione le scuole sono tutte chiuse dal 16 ottobre. 

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Proprio oggi però l'unità di crisi della Campania ha stabilito che dal 24 novembre riprenderanno in presenza le scuole dell'infanzia e delle prime classi della primaria, previa effettuazione di screening su base volontaria sul personale docente e non docente e sugli alunni, mentre tutti gli altri studenti rimarranno a casa con la didattica a distanza. Resta molto variegato il quadro delle aperture e delle chiusure scuole in Italia: nelle regioni 'rossè - Calabria, Lombardia, Piemonte, Campania, Valle d'Aosta, Bolzano Toscana - la scuola è in presenza fino alla prima media, a distanza dalla seconda media ma come si diceva in Campania tutti gli studenti sono a casa da settimane e in molti comuni i sindaci con ordinanze dispongono via via chiusure: oggi è stato il turno di Reggio Calabria dove il primo cittadino Giuseppe Falcomatà ha emanato un'ordinanza con la quale si dispone la sospensione delle attività didattiche in presenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado con esclusione delle scuole dell'infanzia e degli asili nido da lunedì 16 al 28 novembre. 

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Complessivamente nella Penisola sono a casa 4 dei circa 8 milioni di studenti italiani.

E mentre proseguono le proteste degli studenti che da nord a sud chiedono la riapertura delle loro scuole, seguendo il modello di Anita, la dodicenne che a Torino da giorni fa la Dad con una compagna davanti al suo istituto per rendere visibile il desiderio che questo riapra, domani il Comitato priorità alla scuola riproporrà a Milano una lezione all'aperto, la mancante, un segno che si ripete ogni settimana per dire che la lotta per la riapertura non si fermerà. «Saremo nei quartieri e nei parchi come ogni domenica pomeriggio - spiega Chiara Ponzini, mamma e tra le promotrici del Comitato - fino a che le scuole di ogni ordine e grado non saranno tornate in presenza e in sicurezza, fino a che non avremo una città in cui non si metta in lockdown l'essenziale».

«Capisco la voglia di tornare in classe di tutti quei ragazzi e ragazze che ieri hanno deciso di manifestare, dando vita al movimento #SchoolsForFuture e altre iniziative analoghe. A loro dico che stiamo lavorando per questo. Lavoriamo per evitare che siano gli studenti a pagare conseguenze troppo alte a causa di questa emergenza. Possiamo farcela, collaborando fra Istituzioni», dice loro la ministra Lucia Azzolina, che cita il caso di Palermo: «con il dialogo e il reciproco impegno abbiamo evitato la chiusura delle scuole. Questo è fare politica. Questo è avere senso dello Stato e pensare al bene dei nostri ragazzi». E ricorda che secondo il Comitato tecnico scientifico i ragazzi più giovani si contagiano meno degli adulti mentre per gli adolescenti una chiusura prolungata delle scuole rischia di avere conseguenze psicologiche anche molto serie, in particolare nelle fasce più deboli della popolazione.


Ultimo aggiornamento: Sabato 14 Novembre 2020, 20:53
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