Zona gialla, 5 regioni possono cambiare colore per la variante Delta (e c'è un nuovo indicatore)

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di Stefania Piras

Il numero dei contagi si sta rialzando. Chi diventa positivo al Covid (variante delta) ed è vaccinato, secondo i primi riscontri, contrae una forma meno grave della malattia. Questo è importante per ricordare che è necessario vaccinarsi e che non siamo ancora fuori dalla tempesta. C'è infatti un risveglio silente della pandemia che potrà comportare il ritorno delle zone colorate: dalla zona gialla, a quella arancione fino alla zona rossa che sembra ora solo un ricordo. Al di là dei numeri che tra poco vedremo c'è una considerazione riportata oggi dall'Istituto superiore di sanità che ci dice in quale direzione sta andando la pandemia: «l'aumento della circolazione virale principalmente in soggetti giovani e più frequentemente asintomatici». 

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Vaccinati e positivi, quali regioni rischiano di tornare in zona gialla

La regione candidata a diventare zona gialla è la Sardegna. L'isola è in pole position seguita da un'altra isola: la Sicilia (indice Rt 0.95), e poi il Veneto (indice Rt 1.17). Ma lo sono anche il Lazio (indice Rt 0.81) e la Campania (indice Rt 1.12). La regione con meno contagi, in zona sicura, è la Valle d'Aosta, è l'unica regione insieme alla provincia di Trento che al 14 luglio non registra alcuna allerta relativa alla resilienza dei servizi sanitari territoriali. I colori di ben cinque regioni potrebbero cambiare già dalla prossima settimana. Sono destinate a uscire dalla zona bianca la Sardegna, la Sicilia, il Veneto, il Lazio e la Campania. Occhio all'indice Rt: quando è compreso tra 1 e 1.25 scatta lo scenario 2. Cosa vuol dire? Che la situazione di trasmissibilità del virus viene giudicata «sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve medio periodo». Inoltre, in vista di settembre, della riapertura delle scuole: le regioni caratterizzate dallo scenario 2, che ora registrano un Rt tra 1 e 1.25, potrebbero presentare - si legge nel piano strategico del Ministero della salute - «una crescita del numero di casi relativamente lenta, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi». Se non si prosegue con la copertuta vaccinale e se la crescita dei contagi diventa esponenziale, invece, come la variante delta sta dimostrando, tra un paio di mesi (a settembre) i servizi sanitari potrebbero essere in difficoltà. 

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In Sardegna i posti letto occupati in Area non critica sono aumentati. L'indice Rt è 1.12.  A prima vista la situazione può sembrare rassicurante ma bisogna sempre considerare altri fattori come la capacità di risposta degli ospedali, la resilienza del sistema nel suo complesso, e la quota di vaccinati. 

In Sicilia si registra un aumento dei casi Covid preoccupante. A Gela, per dire, è scattata la zona rossa. Gela è il quarto Comune siciliano che diventa «zona rossa». Lo dispone un'ordinanza del presidente della Regione Nello Musumeci, appena firmata. Il provvedimento si è reso necessario, a causa del considerevole incremento dei positivi al Covid. L'ordinanza sarà in vigore da domenica 18 a venerdì 23 luglio. Attualmente (fino al 21 luglio) sono già in «zona rossa» anche i Comuni di Mazzarino e Riesi, sempre nel Nisseno, e Piazza Armerina in provincia di Enna.

Tra le province con picchi più alti di contagio c'è Ragusa«In sole 24 ore sono stati registrati quasi 120 positivi in più. L'aumento dei casi nella nostra Provincia è in linea con un peggioramento complessivo che riguarda la Sicilia e l'Italia», spiega il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, per il quale «l'impressionante aumento» dei contagi richiede «un'attenta riflessione sulle cause che hanno provocato il brusco innalzamento della curva epidemica». «Occorre attrezzarsi subito e ripristinare i drive-in per l'esecuzione dei tamponi rapidi per individuare i soggetti positivi asintomatici - conclude il primo cittadino -. Questa è l'unica strada per cercare di isolare e bloccare la diffusione del contagio». I dati delle terapie intensive in Sicilia, registrati sul portale Agenas, sono in salita.

«Il rischio medio nazionale di divenire gialli è attualmente pari a 0,18». Lo indica l'ultimo Instant Report Covid-19 dell'Alta Scuola di Economia e Management dei sistemi sanitari dell'Università Cattolica. Le previsioni, si legge, «sono frutto di un nuovo indicatore che misura il rischio delle regioni di entrare in zona gialla considerando il numero di nuovi casi in un certo momento in una data regione e allo stesso tempo il numero di persone vaccinate in quella regione fino a quel momento. Questo indicatore è quindi basato su una soglia modificata dei livelli critici dell'incidenza per tener conto dell'avanzamento del piano nazionale di vaccinazione. O in altri termini pesa il numero di contagi con il numero di vaccinati, perché un numero di contagi elevato in una regione con tanti vaccinati non dovrà preoccupare troppo». «Usando questo indicatore - prosegue Altems - si riesce a mettere in atto azioni preventive prima ancora che le ospedalizzazioni aumentino. Infatti non sono le ospedalizzazioni in sé da tenere sotto controllo, perché agire quando le ospedalizzazioni sono già aumentate significa agire tardivamente, come è stato fatto nella seconda ondata lo scorso autunno».

In Veneto c'è un'impennata di contagi. L'indice Rt è pari a 1.17. È questo l'indizio più forte che porta dritto verso una zona gialla.

La curva delle persone che hanno contratto il virus è cresciuta di settimana in settimana.

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Il presidente del Veneto, Luca Zaia, è uno di quegli amministratori che chiede di non considerare più l'incidenza totale dei casi sui tamponi ma l'indice ospedaliero, che in regione è sostanzialmente piatto. «Noi - ha detto questa settimana in uno dei piunti stampa sulla pandemia - non abbiamo parametri da zona gialla. Al momento non avverto il rischio, il parametro è l'ospedalizzazione e noi siamo a zero. Va incentivata la campagna dei tamponi, ma va anche ritarato il parametro dell'incidenza. Non si può invitare a correre sui tamponi, e poi multare per eccesso di velocità». I dati confermano le dichiarazioni del presidente Zaia: l'indice ospedaliero è basso. I ricoverati nei reparti ordinari oscillano intorno a 230, e quelli delle terapie intensive rimangono sotto i 20 posti occupati. La valutazione d'impatto rimane, dunque, bassa.

In Lombardia ci sono oggi 399 nuovi positivi, il tasso di positività è stabile all'1,1% come ieri. Aumentano i ricoveri sia in terapia intensiva (+1, 30) che negli altri reparti (+15, 143). I decessi sono due per un totale complessivo di 33.804 morti in regione dall'inizio della pandemia. Per quanto riguarda le province, sono 145 i nuovi casi nella città metropolitana di Milano, di cui 85 a Milano città, 48 a Varese, 34 a Monza e Brianza, 28 a Cremona, 22 a Mantova, 20 a Brescia, 18 a Como, 16 a Pavia, 14 a Bergamo, 8 a Lecco, 6 a Lodi e a Sondrio.

Il Lazio ha registrato l'80% dei casi in più rispetto a una settimana fa. Oggi, venerdì 16 luglio, si contano 297 contagi a Roma, mentre una settimana fa i nuovi positivi erano 98 (200 in meno). Per quanto riguarda l'occupazione dei posti letto negli ospedali la situazione rimane stabile, con 105 ricoverati, mentre le terapie intensive restano 25. «Il valore Rt e l'incidenza sono in incremento, rispettivamente a 0,81 e 16,9/100 mila abitanti. Ci attendiamo un ulteriore peggioramento». Lo spiega l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato. Inoltre l'età media si attesta a 23 anni. Il rapporto tra positivi e tamponi è al 4,9 per cento ma se consideriamo anche gli antigenici la percentuale scende allo 1,7 per cento. I casi a Roma città sono a quota 297». Infine, l'assessore D'Amato rinnova «l'invito a vaccinarsi o completare il ciclo vaccinale prima delle partenze per le vacanze».

 

Restrizioni, ma in funzione del numero di vaccinati

«Alla luce delle evoluzioni degli ultimi giorni - afferma Americo Cicchetti, direttore di Altems - è indispensabile prevedere l'adozione di misure restrittive che però tengano conto del nuovo contesto legato all'avanzamento della campagna vaccinale che è diverso da regione e regione». «Le soglie per l'ingresso nella zona gialla vanno quindi riviste e differenziate tra regioni - sottolinea - perché è diverso l'avanzamento della campagna vaccinale nelle diverse regioni. Con questo ultimo introduciamo un modello di revisione delle soglie di rischio regionali, potenzialmente utile al governo della fase attuale della pandemia».

 

Ultimo aggiornamento: Domenica 18 Luglio 2021, 10:01
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