Zona bianca, le richieste delle Regioni: «Resti il coprifuoco alle 24». Pass Ue da metà giugno

La zona bianca adesso fa paura, «resti il coprifuoco alle 24». Pass Ue da metà giugno

di Francesco Malfetano e Gabriele Rosana

Evitare «l’effetto Sardegna». Ovvero fare in modo che non accada quanto avvenuto a marzo scorso all’isola, quando i contagi si impennarono dopo pochi giorni dal passaggio in zona bianca. È questa, in sintesi, la missione che hanno in mente di assolvere i governatori delle 3 regioni italiane che a partire da martedì 1 giugno accederanno per primi alla fascia di rischio più bassa: Molise, Friuli Venezia Giulia e proprio la Sardegna (dal 7 invece Abruzzo, Liguria e Veneto. Poi dal 14 Lazio, Lombardia ed Emilia-Romagna).
Per questo, dopo alcuni colloqui telefonici tra i presidenti delle Regioni in questione, si sta valutando di elaborare delle linee guida comuni che da un lato mitighino il probabile effetto “liberi tutti” in arrivo e dall’altro definiscano più precisamente i contorni della ripartenza.

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In base a quanto stabilito dal Dpcm del 2 marzo 2021 infatti, se è vero che in zona bianca non si applicano restrizioni (come il coprifuoco o i limiti agli spostamenti) lo è anche accanto alle misure comportamentali anti-contagio (distanziamento, igiene e mascherine), anche in questa fascia bisogna rispettare le linee guida approvate per i diversi settori. E quindi tavoli al massimo da 4 al ristorante, discoteche chiuse e così via. In altre parole, i governatori potrebbero provare a intavolare una trattativa su due fronti. Il primo prevederebbe di mantenere il coprifuoco alle 24 per tutte le regioni che finiscono in zona bianca. Il secondo invece - caldeggiato da un numero maggiore di governatori - di inserire una fascia cuscinetto che impedisca alle Regioni passare subito in giallo qualora i contagi superino di poco la soglia dei 50 ogni 100mila abitanti necessari oggi per entrare nella fascia di rischio più bassa. Una zona bianca rafforzata che scatterebbe in caso di aumenti dei contagi, al fine di evitare la retrocessione in zona gialla. Un tentativo di salvataggio in extremis in altre parole. 

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PRUDENZA
«Entrare in zona bianca non certifica che la pandemia è alle spalle ma solo che si sta lavorando bene» spiega uno dei tecnici regionali che abitualmente partecipa alla redazione dei protocolli sanitari proposti dalla Stato-Regioni al governo. «Serve prudenza». E allora ecco che il coprifuoco - nelle intenzioni del governo destinato a sparire nella fascia di rischio minore - potrebbe invece essere confermato. «Preferisco non entrare nel merito prima di vedere i miei colleghi.

Ma è solo un’ipotesi e ce ne sono tante» precisa al telefono il governatore friulano e presidente della Conferenza Stato-Regioni Massimiliano Fedriga. «Ne discuteremo domani (oggi ndr) in conferenza e poi, come accaduto per la modifica dei parametri, faremo una proposta al governo». 

Le opzioni sul tavolo, appunto, sono però diverse e rispondono alle differenti sensibilità dei governatori. Così all’ipotesi di mantenere in zona bianca il coprifuoco alle 24 fino “ad esaurimento” (per decreto il limite orario passerà a mezzanotte per tutti, anche in zona gialla, a partire dal 7 giugno per poi decadere completamente dal 21), fa da contraltare la voce di chi vorrebbe però in cambio maggiore flessibilità. In altre parole la richiesta è l’allentamento, ad hoc per le zone bianche, di alcuni protocolli. Ad esempio quello dei ristoranti, in cui oggi, non è possibile mangiare in più di quattro persone allo stesso tavolo, a meno che non si sia conviventi. Ecco, magari, la soglia potrebbe essere alzata a 6. Ma sul tavolo potrebbe finirci anche la riapertura delle discoteche o che si anticipi la ripartenza di fiere e congressi (bloccati anche in zona bianca fino al 15 giugno), magari sfruttando in maniera più organica il green pass Ue, avvantaggiandoci del fatto che il documento, in Italia, potrebbe arrivare in anticipo rispetto alle previsioni.

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IL CERTIFICATO
Al Consiglio europeo di ieri infatti i leader dei Ventisette hanno anche chiesto «un’attuazione rapida» per il certificato digitale Ue Covid-19, il codice QR su smartphone o supporto cartaceo che semplificherà i viaggi nell’Unione per i vaccinati, i guariti dall’infezione e chi ha un tampone negativo. 

Il pass, come ha detto ieri anche il premier Mario Draghi, «sarà pronto già a metà giugno», prima dell’entrata in vigore del regolamento prevista il 1° luglio. Da martedì prossimo, intanto, l’infrastruttura tecnica a livello europeo sarà in funzione, ha garantito la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, con gli Stati membri che potranno cominciare a collegarsi al sistema dopo le fasi di sperimentazione delle scorse due settimane. Chi è già pronto potrà muoversi in anticipo, si apprende a Bruxelles, e rilasciare i pass Ue: i sistemi di 18 Paesi, tra cui l’Italia, sono stati già testati, e altri 6 sono in attesa di farlo nei prossimi giorni. Secondo fonti Ue, almeno la metà degli Stati membri è fiduciosa che riuscirà a emettere i certificati prima del tempo. Tra questi pure il Belgio, come ha detto ieri a margine del Vertice il premier Alexander De Croo.
 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 27 Maggio 2021, 09:57
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