Violenza sulle donne, strage continua: un delitto ogni tre giorni. Meloni: «Uniti per fermarla»

Dal Senato il via libera all’unanimità alla Commissione bicamerale di inchiesta

Video

di Alberto Gentili

Arriva il primo sì all’istituzione, anche nella nuova legislatura, di una commissione bicamerale d’inchiesta «sul femminicidio e ogni forma di violenza di genere». Il via libera del Senato, seguito da un lunghissimo applauso, è scattato all’unanimità. Ora la palla passa alla Camera, ma l’esito è scontato. «Sbaglia chi pensa che sia una questione di donne, è essenzialmente una questione di uomini», ha commentato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, «il femminicidio è un fenomeno che spesso nasce dall’ignoranza e dall’intolleranza e che si alimenta nelle disparità che ancora esistono nelle famiglie, nelle scuole e in ogni ambito della nostra società». La Russa ha poi snocciolato le cifre dell’eccidio: «Dall’inizio dell’anno sono 104 le donne uccise in Italia. Una ogni tre giorni. Di cui 88 in un contesto familiare o affettivo».

Violenza contro le donne. Paolucci (Uil Rieti): «Denunciare per spazzare via l’omertà»

Nel pomeriggio, nel corso di un convegno a palazzo Giustiniani sui risultati della commissione d’inchiesta guidata nella scorsa legislatura da Valeria Valente, è intervenuta Giorgia Meloni. «Non posso non sentire come donna, come primo presidente del Consiglio donna l’impegno contro i femminicidi», ha detto la premier, «come donna, madre e figlia non posso non mandare un pensiero a tutte quelle donne che anche in questo ultimo anno hanno perso la vita». E ieri sera, sulla facciata di palazzo Chigi illuminata di rosso, sono apparsi i nomi di 104 donne uccise nell’ultimo anno. «I numeri sono freddi, ma dietro ogni numero c’è una storia».
Tra le tante, Meloni ha voluto ricordare Anastasiia Alashri, la giovane ucraina scappata dalla guerra e uccisa a Fano dall’ex marito. «Anastasia aveva avuto il coraggio di denunciare. Molte altre non lo fanno, non ce la fanno». Perché sperano che l’uomo «cambi, e lì è difficile», altre perché «non hanno le risorse economiche, e lì qualcosa si può fare», altre ancora perché «ci sono i figli», ma bisogna far loro capire che «denunciare è soprattutto un modo per mettere in sicurezza il bambino. E poi ci sono quelle che si sentono sole. E su questo si può fare tantissimo». 

 

I TRE PILASTRI DI AZIONE

Meloni, che ritiene i femminicidi un fenomeno «da affrontare uniti senza distinzioni», ha garantito che per fermare il massacro di donne «il governo intende lavorare su tre pilastri d’azione: prevenzione, protezione e certezza della pena». «Abbiamo rifinanziato con la legge di bilancio i centri antiviolenza e le case rifugio.

Ci impegniamo ad attuare la legge sulla raccolta dei dati statistici». È infatti «fondamentale un quadro più dettagliato possibile per le politiche di prevenzione e di contrasto. Va stimato il tema sommerso dei diversi tipi di violenza. Bisogna facilitare adozione di protocolli e migliori pratiche nei tribunali per una applicazione sempre più efficace del codice rosso. Sul tema della certezza della pena bisogna potenziare le misure di protezione delle vittime e rafforzare il ricorso ai braccialetti elettronici, che non vengono usati abbastanza perché mancano in molti casi, in altri perché il tema della prossimità può essere male interpretato a volte perché siamo troppo timidi». In più, «bisogna formare gli operatori delle forze dell’ordine, avvocati, magistrati, medici, assistenti sociali, docenti personale sanitario». Non è mancato un richiamo agli orrori del conflitto in Ucraina: «Gli stupri di guerra sono un’arma di possesso, utilizzati come armi».

«Spesso il tema è che si fa fatica a leggere e riconoscere la violenza per quella che è», ha detto Valente (Pd) tracciando il bilancio del lavoro svolto nella scorsa legislatura dalla commissione di inchiesta che ha guidato. «C’è un problema di specializzazione», ha aggiunto, «bisogna conoscere bene le norme e poi c’è un tema di pregiudizio e stereotipo che lega la donna o l’uomo in un determinato ruolo. Questi stereotipi vanno combattuti. Specializzazione e formazione restano la strada maestra». Soddisfatta la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella: «C’è sempre stata unità su questi temi e ieri alla Camera siamo arrivati ad una mozione quasi unitaria votata anche dai 5stelle. È un segnale di continuità con il passato, su questi temi serve l’unità o non argineremo un fenomeno di violenza contro le donne e della inviolabilità del corpo femminile».

Video

Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Novembre 2022, 09:56
© RIPRODUZIONE RISERVATA