Per gli ultimi incastri c'è ancora qualche ora di tempo. Fino alle 12 di oggi, quando la squadra di viceministri e sottosegretari del governo Meloni verrà annunciata dalla premier in Cdm. Ma se sui nomi da mettere in campo fino a ieri sera nessuno, dalle parti della maggioranza, si sentiva di mettere la mano sul fuoco (considerate anche alcune questioni ancora aperte, come il «caso» Giuseppe Mangialavori), è sullo schema di gioco che nelle ultime ore si sono registrati passi avanti. Salvo ripensamenti infatti, il modulo Meloni dovrebbe suonare così: undici-nove-due. Ossia: undici incarichi alla Lega, nove a Forza Italia, due ma potrebbe anche essere uno a Noi Moderati. Tutto il resto, cioè 16-18 posti di sottogoverno, resterebbe appannaggio di Fratelli d'Italia.
Una soluzione di compromesso che non scontenterebbe nessuno, perché ognuno dei partner della maggioranza potrebbe rivendicare di aver ottenuto un risultato. A cominciare dal Carroccio, cui spetterebbe la fetta più grande di incarichi dopo FdI in ragione del fatto che il gruppo parlamentare leghista è quello più nutrito del centrodestra dopo i meloniani. Soddisfatti anche i forzisti, che pur avendo dovuto cedere sul principio della pari rappresentanza con la Lega («abbiamo avuto gli stessi voti ma a loro è andata la presidenza della Camera»), l'avrebbero spuntata sulla richiesta di ottenere tre viceministri, cioè uno in più di Salvini. I nomi sarebbero quelli di Paolo Barelli (Interno), Valentino Valentini (che avrebbe dovuto rinunciare alla Farnesina in favore di Imprese e Made in Italy) e Francesco Paolo Sisto alla Giustizia. Due caselle, Mise e via Arenula, a cui FI non intendeva rinunciare. Per la Lega, invece, restano in corsa come viceministri i nomi di Edoardo Rixi (Infrastrutture) e Federico Freni (Economia), oppure Nicola Molteni (Interno).
Più nutrita la compagine dei sottosegretari, per i quali ogni partito della coalizione ha presentato una rosa di papabili. Al dossier per conto di Meloni lavorano i colleghi di governo Luca Ciriani e Francesco Lollobrigida.
LEVATA DI SCUDI
In quota Lega puntano ai galloni di sottosegretario Lucia Borgonzoni alla Cultura, Claudio Durigon al Lavoro; per Noi Moderati, Andrea Costa alla Salute (e forse Michaela Biancofiore). Da Forza Italia, infine, viene data per certa la nomina di Alberto Barachini all'Editoria. Ma tra gli azzurri a tenere banco è il nodo Giuseppe Mangialavori vicino alla senatrice Licia Ronzulli a cui nei desiderata di FI spetterebbe il posto di sottosegretario alle Infrastrutture.
Totonomi sottosegretari, Barachini andrà all’editoria. Per FdI ci sono Leo e Cirielli
Ma sul deputato calabrese, secondo i rumors, sarebbe caduto un veto, perché il suo nome spunterebbe (da non indagato) nelle carte di un'inchiesta della procura di Catanzaro. Tanto che in suo favore ieri è arrivata una levata di scudi dei forzisti. Da Giorgio Mulè («se esistesse un veto sarebbe la fine del garantismo») fino a tutto il partito calabrese (a cominciare dal governatore Roberto Occhiuto), che reclama rappresentanza in virtù del 16% ottenuto alle elezioni. E da FI si dicono certi che alla fine la spunteranno.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 31 Ottobre 2022, 12:47
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