Tamponi a chi viaggia, Draghi convince la Ue. Parigi, stop agli inglesi

Al Consiglio europeo nessun processo all'Italia: e altri adottano misure simili

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di Gabriele Rosana

Nessun processo all'Italia. Al Consiglio europeo di ieri, che si è aperto con un confronto sulla gestione della pandemia, la scelta del governo Draghi di imporre il tampone anche ai vaccinati e guariti che entrano in Italia da altri Paesi dell'Ue è finito subito nel menu dei lavori. E si è tradotta in un blando riferimento nel testo delle conclusioni, dove si parla di «sforzo coordinato» e di restrizioni da adottare sulla base di «criteri oggettivi» senza danneggiare «il funzionamento del mercato unico o gli spostamenti intra-Ue».

Tamponi a chi viaggia, la linea Draghi

 

Nessuno tra i capi di Stato e di governo ha davvero alzato la voce, scagliandosi a viso aperto contro l'Italia, secondo quello che si apprende a Bruxelles. Dopo la sfuriata iniziale della Commissione, che mercoledì sera aveva contestato la mancata comunicazione nei tempi previsti (48 ore) dell'introduzione dell'obbligo di test, fra i leader dei Ventisette è prevalsa semmai la comprensione di una scelta che rimane di competenza nazionale e che, oltretutto, altri potrebbero imitare presto, come fatto subito a ruota dalla Grecia. Anche se rischia di azzoppare il funzionamento del certificato digitale unico a livello Ue che proprio i Paesi del Mediterraneo avevano voluto per consentire una ripartenza ordinata del turismo.

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I 4 STATI
Con Portogallo e Irlanda, sono così quattro i Paesi che adesso richiedono un test negativo all'ingresso, mentre di fronte al picco di contagi che non si ferma alle porte dell'Ue, nel Regno Unito (dove ieri per il secondo giorno consecutivo s'è registrato il record di infezioni da inizio pandemia, con 88mila casi), la Francia ha deciso di tutelarsi vietando da domani i viaggi non essenziali in provenienza e diretti Oltremanica; ridotto pure il periodo di validità del tampone, da 48 a 24 ore, per francesi e familiari che rientrano.
MASSIMA CAUTELA
Mario Draghi ha ripetuto ai suoi colleghi le motivazioni che aveva presentato il giorno prima in Parlamento. «Il coordinamento a livello Ue deve essere guidato dal principio di massima cautela. Questa è la ragione alla base della decisione di far fare i test a chi entra in Italia», ha detto il premier, secondo fonti di palazzo Chigi, ricordando i numeri che illustrano senza equivoci l'impatto della pandemia sul nostro Paese (135mila morti e caduta del Pil pari al 9%). Bene il dialogo a livello Ue, insomma, ma Roma sa fare da sé, se occorre. L'Italia non è per ora colpita in maniera significativa dalla variante Omicron, ha aggiunto; «Un vantaggio da mantenere a protezione del nostro sistema sanitario nazionale».

Nel corso della discussione non sarebbe stato puntato il dito contro specifici «Paesi o misure», ma si è parlato del «coordinamento tra i membri dell'Unione», hanno fatto sapere dal summit. Pur se con qualche eccezione, come ad esempio il premier lussemburghese Xavier Bettel, che all'arrivo all'Europa Building di Bruxelles aveva criticato la decisione dell'esecutivo italiano: «È un'idea sbagliata. Se diciamo che i tamponi sono più importanti dei vaccini, le persone non avranno più alcuna motivazione alla profilassi».

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L'obbligo vaccinale, che alla vigilia del vertice sembrava potesse essere parte della discussione viste le varie iniziative in merito, dall'Austria (che lo istituirà generalizzato da febbraio), all'Italia (che lo impone a personale della scuola e alle forze dell'ordine e di sicurezza), è rimasto invece ai margini della discussione, citato da appena un paio di leader, secondo quanto riferito da fonti del Consiglio europeo. Nel testo finale non v'è riferimento, ma si ribadisce la necessità di «proseguire la campagna di immunizzazione, che è cruciale e urgente contro la nuova variante». Più terze dosi, insomma, hanno convenuto i leader dei Ventisette, anche se ancora una manciata di Paesi dell'Europa orientale si trova persino sotto la soglia del 50% quanto a persone con il primo ciclo di vaccinazione completo.

 


Nel tentativo di salvare l'approccio comune e di evitare divergenze e corse in ordine sparso, il Consiglio europeo ha poi incaricato la Commissione di presentare un atto delegato - che arriverà a giorni - dove dettagliare e chiarire i termini di validità del green pass così da uniformare le scadenze in tutta l'Ue: secondo quanto si apprende, dovrebbe essere confermata l'indicazione dei nove mesi di efficacia contenuta già nelle raccomandazioni sui viaggi presentate da Bruxelles a fine novembre. Superato questo intervallo di tempo, il certificato continuerà a funzionare solo in presenza della dose di richiamo.
 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Dicembre 2021, 17:19
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