Spostamenti Natale tra Comuni, stop del governo alle Regioni: non ci saranno deroghe

«Via i blocchi a Natale e Capodanno». Regioni in pressing, no dell'esecutivo

di Francesco Malfetano

ROMA Consentire nei giorni di festa il ricongiungimento familiare per chi vive in comuni diversi. E quindi, allargare le maglie del decreto legge governativo per permettere agli italiani di spostarsi all’interno della propria provincia. È questa in buona sostanza la proposta con cui governatori e sindaci da alcuni giorni stanno premendo sull’esecutivo. Palazzo Chigi però per ora punta i piedi: fonti vicine a quella che rappresenta la linea del rigore (i ministri Roberto Speranza, Francesco Boccia e Dario Franceschini) fanno trapelare che non si ha alcuna intenzione di modificare le misure imposte, anzi. «Noi chiediamo alle Regioni di rispettare in maniera molto ferma le ordinanze che sto firmando a nome del Governo» ha chiarito ieri sera su La7 il ministro Speranza, attaccando inoltre l’ordinanza con cui il governatore Marsilio ha fatto uscire l’Abruzzo dalla zona rossa con due giorni d’anticipo:«Abbiamo chiesto al presidente di ritirare quell’ordinanza ed è chiaro che la porteremo di fronte al giudice».

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I DUBBI
Tornando però alla proposta sugli spostamenti, il punto in questione si trova all’interno del Dpcm entrato in vigore il 3. Un testo che non solo vieta su tutto il territorio nazionale, dal 21 dicembre al 6 gennaio, ogni spostamento in entrata e in uscita tra regioni e province autonome, ma anche tra comuni nei giorni 25 e 26 dicembre e 1 gennaio. Data l’indisponibilità del governo, per intervenire servirebbe un’operazione parlamentare che provi ad introdurre un emendamento al decreto legge collegato che, in quanto norma di fonte superiore al Dpcm, avrebbe un effetto a cascata. Al momento però è solo un’ipotesi resa peraltro molto difficile dai tempi necessari: il testo, che ad oggi non esiste per quanto abbia il sostegno già delle opposizioni (Matteo Salvini ha proposto un raggio di 50km entro cui spostarsi) non solo dovrebbe essere esaminato e approvato dalle due Camere quanto, come spiegano fonti di Palazzo Chigi, andare in Gazzetta Ufficiale entro il 24 dicembre. 
L’ipotetica corsa contro il tempo però non scoraggia il fronte dei favorevoli alla revisione del dl.

I primi a ritenere di buon senso una differenziazione tra grandi città e piccoli comuni erano stati i tecnici del Cts. «Abbiamo chiesto che le regole per gli spostamenti nei piccoli comuni fossero diverse», ha spiegato pochi giorni fa proprio al Messaggero il coordinatore del Comitato Agostino Miozzo. 

 


LE PROPOSTE
Una linea sposata anche dalle Regioni che l’hanno propugnata nel corso della riunione della Conferenza Stato-Regioni lo scorso 3 dicembre, quando cioè sono state informate dal governo sulle nuove norme che stavano per entrare in vigore. Tempismo che peraltro ha sollevato ulteriori polemiche. «Ci sarebbe piaciuto condividerlo di più, discuterlo» ha detto il presidente della Conferenza e dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. «Il governo può ancora riflettere e farebbe cosa giusta se provasse a tener conto di un minimo di sensibilità. Basterebbe poco secondo me per trovare una ragione più facile anche da spiegare e giustificare», ha continuato alludendo proprio alla possibilità di consentire gli spostamenti quantomeno all’interno della stessa provincia. Una linea questa sposata in pieno dai governatori di opposizione, con in testa il piemontese Alberto Cirio che ieri ha scritto una lettera al premier Conte chiedendo di consentire gli spostamenti tra comuni nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno: «Si tratta non solo di una esigenza di giustizia e buonsenso». E ancora «una mediazione tra sicurezza e umanità» come l’ha definita il presidente dell’Unione delle Province Michele De Pascale. «Ci sono comuni con poche migliaia di abitanti - ha spiegato ieri in una nota - tra i quali però non finisce il confine delle relazioni umane delle persone».


Si tratta di più di 12 milioni di italiani. Vale a dire quelli che vivono nei comuni sotto i 5mila abitanti. I cui sindaci «amministrano più della metà del territorio nazionale», ha sottolineato in un’intervista Massimo Castelli, sindaco di Cerignale, in provincia di Piacenza, e coordinatore nazionale dei piccoli comuni dell’Anci: «Poche persone distribuite in un territorio molto ampio, da noi il distanziamento è spesso una condizione di vita - ironizza - per questo una misura del genere è anacronistica e semplicistica, a Roma non si rendono conto delle enormi differenze tra Comuni grandi e piccoli».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 9 Dicembre 2020, 14:02
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