Soumahoro, la ferita alla credibilità politica che non piace a Bonelli: «Deluso e amareggiato. Doveva avvertirci»

In un intervento a Radio Popolare il leader di Avs ha definito insufficienti le dichiarazioni del deputato e ora teme per la credibilità politica dell'intero partito

Soumahoro, la ferita alla credibilità politica che non piace a Bonelli

«Penso che ci siano alcune cose che lui deve chiarire ed entrare nel merito puntualmente e mi auguro fortemente che lui lo faccia». A giudicare da queste dichiarazioni, ad Angelo Bonelli, leader di Europa Verde, non sembrano essere bastate le spiegazioni date ieri sera a Piazzapulita su La7 dal deputato Aboubakar Soumahoro, dopo la vicenda che vede indagata per malversazione la cooperativa gestita dalla moglie, Liliane Murekatete, e dalla suocera, Marie Therese Mukamitsindo. Parole che suonano come l’abbandono di un leader deluso, nonostante ieri un comunicato congiunto dell’Alleanza Verdi Sinistra avesse definito «non dovuta» la scelta di Soumahoro di autosospendersi dal gruppo parlamentare, non essendo lui indagato in prima persona ed essendo l’indagine ancora in corso. Ma nell’incontro a porte chiuse tra il (l’ex?) paladino dei braccianti e Fratoianni e Bonelli i toni saranno stati di certo meno concilianti.

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Il dovere di informare

Dovere e credibilità. Sono le due parole chiave dell’amareggiato discorso di Bonelli questa mattina a Radio Popolare. «Le risposte date da Soumahoro non sono sufficienti allo stato attuale, dovrebbe essere lui il primo a dare risposte più compiute, cosa che non ha fatto», ha dichiarato senza giri di parole. Eppure l’ex leader della Lega dei braccianti aveva provato a dare la sua versione ieri sera: «Ho commesso una leggerezza e non me la perdono. Avrei dovuto viaggiare di meno e stare di più con quei lavoratori», il mea culpa del deputato, che ha detto di sapere degli stipendi non pagati ai dipendenti, ma non dei maltrattamenti. La moglie, ha spiegato, gli aveva assicurato che si trattava solo di ritardi della pubblica amministrazione. «Se ho chiesto conto a mia moglie? Sì, ho chiesto il perché di questa situazione, le testimonianze che ho visto ora sono di più, rispetto agli stipendi non pagati», ha detto ieri sera da Formigli. Una spiegazione che ai suoi colleghi di partito deve essere suonata troppo vaga, dato che in Italia regna ormai il mantra del “non poteva non sapere”: «Io non posso credere che la moglie non parli con il marito di questo», è la frase che sa di sentenza.

Un punto in particolare non è stato gradito da Bonelli.

Soumahoro ha ammesso di essere a conoscenza del fatto che questi stipendi non pagati avevano portato la procura di Latina ad aprire un’indagine sulla cooperativa Karibu fin dal 2019. Ecco il primo dovere mancato. «Il tema è che dovrebbe esserci, e qui non c'è stata, una sincera comunicazione da parte di chi si candida a dire “Io ho un problema di questo genere”», ha commentato Bonelli riportando l’esempio su sé stesso. «Se io avessi una moglie che ha una società che opera nelle energie rinnovabili e venisse indagata perché ha corrotto il ministero dell'Ambiente, e io sono il leader dei Verdi, ho il dovere di dire al partito che mi vuole candidare che ho questo problema, per rispetto a una comunità che ha proposto il tuo nome». Insomma, sarebbe stato gradito quantomeno essere messi al corrente della situazione per valutare in maniera più completa la candidatura. E qui il secondo problema. Bonelli si dice «Turbato, amareggiato, profondamente ferito dal punto di vista umano, più che politico», ma è ovvio che il danno è politico.

 

La credibilità politica in frantumi

Credibilità. La seconda parola chiave. Soumahoro era stato candidato dopo anni di lotta contro il caporalato e lo sfruttamento dei braccianti immigrati nelle campagne e dopo l’elezione a Montecitorio, dove si era presentato simbolicamente con gli stivali infangati, aveva promesso di portare in parlamento le sue battaglie. Vedersi esplodere dentro casa lo stesso problema che ha giurato di eliminare nell’intero paese è una ferita letale per la sua credibilità politica. Un danno d’immagine che rischia seriamente di danneggiare anche tutte le altre battaglie del partito che si è preso la responsabilità di candidarlo, tanto più dannoso in un momento che vede al governo gli avversari di sempre: «Va fatta una riflessione seria – ha aggiunto Bonelli – abbiamo una situazione in cui i diritti dei migranti sono sempre più calpestati e chi ha sempre condotto una battaglia, mi riferisco alla destra, per metterli all'angolo con motivazioni inaccettabili, ora usa in maniera speculare questa vicenda». Questo è il problema del leader di Avs, che infatti ha dovuto subito difendersi da chi gli chiedeva se davvero fosse opportuno candidare persone che con la loro storia rappresentano le battaglie per i diritti: «Sono candidature importanti – ha detto – la politica deve dare una rappresentazione di quei mondi che qualcuno a vario titolo chiama società civile». Parole condivisibili, ma in questo caso, si è rivelata una lama a doppio, affilatissimo, taglio.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Novembre 2022, 16:33
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