Silvana Sciarra nuova presidente della Consulta: «Il pluralismo non rischia»

Giurista del lavoro, la nuova presidente vince per un voto il duello al femminile con De Petris

Silvana Sciarra nuova presidente della Consulta: «Il pluralismo non rischia»

di Francesco Malfetano

«Ho il privilegio di avere i capelli bianchi...La Corte ha voluto forse premiare questo criterio della anzianità». Si è presentata così Silvana Sciarra quando ieri, nella corsa a tre con Daria De Petris e Nicolò Zanon, è stata scelta per succedere a capo della Consulta a Giuliano Amato (di cui è stata vicepresidente). Una vittoria sul filo di lana - arrivata grazie ad un solo voto in più rispetto alla collega vicepresidente De Petris - che ha reso la giuslavorista 74enne la seconda donna a guidare la Corte costituzionale. La nomina di Sciarra arriva infatti a tre anni dalla fine del mandato dell'attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia. Si tratta di una scelta giudicata conservativa in una fase già stressante per il Paese, come ha sostenuto la stessa Sciarra in conferenza stampa di ieri quando ha chiarito che intende proseguire nel solco tracciato da Amato. «Come si può non seguire il suo esempio, che tra l'altro è un grande comunicatore» ha spiegato. E allora ecco la linea tracciata per il prossimo anno (il mandato scadrà a novembre 2023): «Vengo a una parola ricorrente in gergo della comunicazione che è sobrietà. Dalla sobrietà l'istituzione prende autorevolezza», dalla sobrietà - ha spiegato - acquisisce quella «trasparenza» che caratterizza lo stato di diritto, aggiungendo di avere piena fiducia nelle istituzioni. «Non posso non averla, non posso non pensare che se ci fosse una forte maggioranza non ci sarà attenzione al pluralismo».

Silvana Sciarra, chi è la nuova presidente della Consulta: giuslavorista erede di Giugni

Consulta, Amato: «Preoccupazione sull'avvenire, anche per tenuta ordinamenti costituzionali europei»

LA STORIA Un messaggio politico che sgombra il campo da ogni ipotetico dubbio rispetto alla storia della giuslavorista, originaria di Trani.

Dopo una brillante carriera iniziata con una laurea in giurisprudenza a Bari e culminata con numerose cattedre all'estero (comprese Harvard negli Usa e Cambridge nel Regno Unito) e in Italia, Sciarra è stata la prima donna eletta alla Consulta nel 2014. Una circostanza che ha «accresciuto» la sua responsabilità e le ha dato «indipendenza»: «Non posso nascondere l'orgoglio di essere stata la prima donna eletta dal Parlamento perché è prevista una maggioranza dei due terzi». La giurista (che pure vanta tra le sue 159 decisioni costituzionali la sostanziale bocciatura del Jobs act) fu infatti indicata dal governo Renzi dopo un accordo con il M5S. Un'intesa inedita per i pentastellati dell'epoca che, pur urlando poi all'«inciucione», votarono a favore sul blog di Beppe Grillo, sdoganando la possibilità di allearsi con i partiti. E del resto Sciarra è poi rimasta nelle grazie del Movimento dato che il suo nome è stato indicato anche da Giuseppe Conte come papabile per il Quirinale. Esperienze trasversali da cui, per usare le sue parole, «si trae l'indipendenza». Vale a dire il tassello fondamentale su cui costruire il suo nuovo corso. Un mandato che vedrà al centro la collegialità («Combatti per le cose in cui credi ma fallo in modo da indurre gli altri a unirti a te» ha detto citando la giudice Usa Ruth Bader Ginsburg), la tutela sui luoghi di lavoro, un rapporto equilibrato col Parlamento, l'attenzione per i diritti della persona, l'impegno a garantire ai detenuti condizioni carcerarie compatibili con la Costituzione. E, soprattutto, le giuste opportunità per le donne: «Il modo migliore per farle emergere è offrire loro le stesse occasioni di crescita, allargare gli orizzonti, dare fiducia».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Settembre 2022, 06:40
© RIPRODUZIONE RISERVATA