«Ho il privilegio di avere i capelli bianchi...La Corte ha voluto forse premiare questo criterio della anzianità». Si è presentata così Silvana Sciarra quando ieri, nella corsa a tre con Daria De Petris e Nicolò Zanon, è stata scelta per succedere a capo della Consulta a Giuliano Amato (di cui è stata vicepresidente). Una vittoria sul filo di lana - arrivata grazie ad un solo voto in più rispetto alla collega vicepresidente De Petris - che ha reso la giuslavorista 74enne la seconda donna a guidare la Corte costituzionale. La nomina di Sciarra arriva infatti a tre anni dalla fine del mandato dell'attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia. Si tratta di una scelta giudicata conservativa in una fase già stressante per il Paese, come ha sostenuto la stessa Sciarra in conferenza stampa di ieri quando ha chiarito che intende proseguire nel solco tracciato da Amato. «Come si può non seguire il suo esempio, che tra l'altro è un grande comunicatore» ha spiegato. E allora ecco la linea tracciata per il prossimo anno (il mandato scadrà a novembre 2023): «Vengo a una parola ricorrente in gergo della comunicazione che è sobrietà. Dalla sobrietà l'istituzione prende autorevolezza», dalla sobrietà - ha spiegato - acquisisce quella «trasparenza» che caratterizza lo stato di diritto, aggiungendo di avere piena fiducia nelle istituzioni. «Non posso non averla, non posso non pensare che se ci fosse una forte maggioranza non ci sarà attenzione al pluralismo».
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LA STORIA Un messaggio politico che sgombra il campo da ogni ipotetico dubbio rispetto alla storia della giuslavorista, originaria di Trani.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Settembre 2022, 06:40
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