La fotografia è la stessa: stesso palco, stessa posa (col pollice alzato in segno di vittoria), stessi sorrisi, stessi convenuti. Salvo uno: in una foto per lanciare il candidato sindaco del centrodestra a Milano, Luca Bernardo, c’è Matteo Salvini; nell’altra, proprio al posto del capo leghista, compare Giorgia Meloni. Al di là delle precisazioni successive («Ricostruzioni surreali, siamo uniti e compatti, nessuna polemica: ci vedrete fianco a fianco a Roma»), un incidente mediatico da mettersi le mani nei capelli.
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GRAN CAOS
Restano le due foto come prova del gran caos andato in scena ieri mattina nell’albergo milanese scelto per una conferenza stampa congiunta dei leader della coalizione, all’indomani dell’intervista di Giancarlo Giorgetti in cui metteva in discussione la caratura dei candidati scelti nel capoluogo lombardo ma anche a Roma. A metterci lo zampino, il volo da Roma della leader di FdI prima annullato e poi, quello successivo, in ritardo. Morale: Meloni non arriva. Salvini aspetta, aspetta. Si fanno le 11,30. Dal palco, chiama uno dei suoi: «Io ho già spostato tre volte l’agenda, devo andare sennò perdo il treno». Ignazio La Russa ci mette un attimo a capire che sta per succedere un patatrac, prova a fermarlo: «Giorgia chiede scusa, non è colpa sua». E poi: «Tutta colpa di Alitalia», sbotta. Niente da fare, Salvini scappa via. E La Russa: «Sono due pazzi!», si sfoga a Repubblica tv.
Meloni arriva una mezz’ora più tardi: umore nero, ovvio, non sai se più per il volo o per l’alleato. «Vi prego di non fare mistificazioni», avverte i giornalisti, «se non avessimo voluto fare un evento insieme banalmente non lo avremmo fatto». Un nuovo tentativo sarà fatto a Roma, dove i big si riuniranno per la chiusura della campagna di Enrico Michetti.
L’INCIDENTE
Ma se un incidente di percorso viene letto coralmente come l’ennesima prova del caos che regna a destra in questa campagna elettorale più pazza del mondo, è perché i rapporti tra i big sono tesi come corde di violino.
Quanto a Giorgetti, che prima ha attaccato e poi ha detto di esser stato frainteso: «Quando qualcuno non capisce», osserva caustico Salvini, «è sempre colpa tua che ti spieghi male, me lo ha detto la mia mamma».
Ma ora si cambia, assicura il capo leghista, annunciando per aprile il congresso. Dicendo molto chiaramente che il test amministrative, se anche non dovesse andare bene nelle grandi città, non intaccherà minimamente la sua segreteria. «Sarò soddisfatto - spiega - se lunedì avrò più sindaci di prima». Dopo il voto pensa già a un tagliando interno: nessuna resa dei conti ma una riunione del federale per discutere tutti insieme su come creare le condizioni per limitare le «uscite in libertà» di queste settimane. I fedelissimi chiedono al segretario polso più fermo contro chi pensa di avvelenare i pozzi. Salvini pensa inoltre a un maggiore coinvolgimento dei governatori, sul modello della riunione che ha portato al documento sul Green pass. Un altro modo per smontare la narrazione delle due leghe, una con lui e una che guarda ai governatori. E a sera assicura: «Non temo per la mia leadership».
Ultimo aggiornamento: Sabato 2 Ottobre 2021, 10:09
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