Salvini ai 5 Stelle: «Da noi le porte sono aperte». E in aula sfida il premier Conte
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di Mario Ajello
A bombardare Conte, alla Camera ci pensa Giorgia Meloni: «Non ha senso spendere i soldi degli italiani per salvare le banche tedesche. Mi rispondete perché farlo? Trattare in termini di pacchetto, Presidente Conte, chi glielo ha consigliato? Tafazzi?». Il premier Tafazzi nell’attacco di Giorgia. E i 5 stelle «traditori degli italiani» per attaccamento alla poltrona. Sui cambia aula, si cambia centravanti di sfondamento, ed ecco al Senato Matteo Salvini che di fronte a Conte lo mette nel mirino verbale e gli scarica addosso accuse a raffica. E nell’aula partono contestazioni e grida. Il capo leghista elenca i nomi dei 32 professori che si sono espressi contro il Mes e «spero che ora non vengano marchiati con la stella gialla». Un’immagine che si sarebbe potuto evitare. Un dem gli grida «sciacquati la bocca quando parli di tragedie vere», come quella degli ebrei. Conte alza gli occhi al cielo. Poi li abbassa, e scambia una battuta con il ministro Amendola. Mentre i senatori grillini - quando Salvini dice loro che i 32 prof sono un esempio virtuoso mentre i 5 stelle «hanno scambiato la propria coerenza per una poltrona» - fanno il gesto della preghiera: «Ora pro nobis»: e così sbeffeggiano il cosiddetto Capitano. Il quale, a chi gli fa notare che il riferimento agli ebrei poteva risparmiarselo, replica: «Oggi antisemitismo vuol dire odiare Israele, e se qualcuno qui dentro odia Israele, deve essere allontanato. E quello non sono certo io».