Tav, flat tax e sicurezza: Salvini impone l'agenda e M5S dice sì al rimpasto

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di Marco Conti
ROMA Un'altra telefonata a poi l'incontro a due a palazzo Chigi. Un'ora di colloquio tra Di Maio e Salvini sigla se non la pace, almeno una tregua dovuta dopo la lettera di Bruxelles. Tirano un sospiro di sollievo soprattutto i pentastellati. «Intanto abbiamo chiuso la finestra elettorale di settembre», spiegava ieri il vicepremier grillino ai suoi dopo il faccia a faccia con l'alleato. «Se andiamo avanti, andiamo avanti, ha insistito Di Maio nel corso del colloquio durante il quale ha anche chiesto a Salvini di non oscurarlo del tutto anticipando provvedimenti di altri, perché «altrimenti non tengo i miei parlamentari».

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IL SOGNO
Da parte del vice grillino si tratta di una sorta di resa incondizionata all'alleato che mette in un angolo velleità di elezioni anticipate a settembre, in cambio di una fitta agenda di temi made in Lega. Si comincia martedì, quando in consiglio dei ministri arriverà il secondo decreto sicurezza, e si prosegue su Tav e Autonomie. Il primo argomento consegue anche l'obiettivo di liberare il ministero di Porta Pia. Con Toninelli, in uscita, anche la collega alla Sanità Grillo. Di rimpasto ieri i due negavano di aver parlato, ma per la Lega il passaggio è scontato e potrebbe avvenire già la prossima settimana.

Proseguendo negli argomenti posti ieri dai due in cima all'agenda di palazzo Chigi, spiccano le autonomie e l'impegno grillino a discutere e votare solo nella Commissioni parlamentari, e non in aula, i testi delle intese. Per Salvini tocca poi alla flat-tax che, secondo il leader del Carroccio, dovrà essere inserita da subito nelle trattative con Bruxelles. Sullo sfondo è rimasto il rischio-procedura. I due si sono detti convinti che alla fine Conte e Tria riusciranno a raggiungere con la Commissione un accordo che non comporti nuove tasse o manovre. Da Bruxelles non spira, infatti, aria di scontro. Piuttosto emerge a Chigi la consapevolezza di come il rischio procedura indebolisca la trattativa sui commissari e che alla fine un indulgente occhio sui conti possa essere scambiato con una delega di serie B. Resta il fatto che anche su questo punto il M5S non tocca palla avendo lasciato a Salvini il compito di esprimere un nome. Con tre ministri in più (Infrastrutture, Sanità e Politiche comunitarie lasciato libero da Savona), il Carroccio sembra prepararsi a cannibalizzare l'esecutivo e l'alleato.
Il convitato di pietra della riunione è stato Giuseppe Conte impegnato anche ieri ad Hanoi. E' probabile che prima del consiglio dei ministri di martedì, premier e vice si incontrino anche per rimuovere più di una incomprensione generata dalla conferenza stampa di Conte di lunedì scorso. Raddrizzata la barra, a Conte e Tria spetta ora il non facile compito di convincere la Commissione che, tra risparmi e minor spese, l'Italia è in grado di rispettare i parametri senza dover metter mano ad una manovra correttiva. Dopo la conferenza stampa-ultimatum, Conte ha recuperato equidistanza tra i due alleati. Al punto da alimentare il sospetto che intenda presto mettersi in proprio in vista di possibili elezioni anticipate. L'eccesso di arrendevolezza da parte di Di Maio - silente anche sul caso-Garavaglia - è destinato a sollevare più di un mugugno nel gruppone parlamentare, ma alternative, se non il ritorno alle urne, non sembrano esserci. Scavallare la finestra autunnale significa spostare a primavera 2020 l'eventuale ritorno al voto.

IL PACCHETTO
Nel frattempo il governo avrebbe modo anche di varare un corposo pacchetto di nomine in importantissime società partecipate. Ma tutte le richieste di Salvini all'alleato - che timidamente spinge solo per il salario minimo - sono nella piena di disponibilità di Di Maio, tranne una: la flat tax. L'attuazione della misura, ribadita ieri da Salvini nel corso dell'incontro, è stata fatta proprio da Di Maio ma - se inserita nel Def e poi nella manovra di fine anno - può rappresentare per Bruxelles e gli investitori la conferma della volontà italiana di uscire del tutto da un percorso di risanamento dei conti. E' per questo che persino Conte lunedì scorso si è mostrato molto scettico su una misura che però per Salvini può rappresentare ad ottobre l'argomento per far saltare l'esecutivo e andare al voto. D'altra parte per Conte i vincoli europei vanno cambiati ma rispettati sino a che ci sono, mentre Salvini è convinto che possibili sforamenti siano possibili perché il rischio di un default italiano spaventi soprattutto Bruxelles e Berlino.
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Giugno 2019, 11:57
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