Governo, gelo tra Salvini e Berlusconi: la nuova opposizione di centrodestra va in ordine sparso

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La stretta di mano di circostanza che Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si scambiano incrociandosi nel cortile del Quirinale è forse l'immagine più emblematica. L'ex premier non rinuncia a una battuta, «Fai la cosa giusta», il leader della Lega si limita a sorridere. Il secondo giro di consultazioni di Mattarella colloca il centrodestra per la prima volta dopo 14 mesi in blocco dalla stessa parte: l'opposizione al governo rosso-giallo. Tutti insieme, ma non appassionatamente. E' un giro di lancette al contrario, ma l'acqua che è passata sotto i ponti ha evidentemente lasciato il segno. Non si tratta solo di rapporti personali messi a dura prova: a confrontarsi sono toni, visioni, anche prospettive diverse. Un comune denominatore c'è: con il presidente della Repubblica tutti fanno l'estremo, inutile tentativo di chiedere elezioni anticipate contro quello che considerano un governo contrario al volere degli italiani. Ma la sintonia è quasi tutta lì. Basta pensare che neanche una volta, nei dieci minuti del suo intervento, a Salvini scappa la parola «centrodestra», o qualsiasi allusione alla coalizione. Nemmeno quando parla delle prossime regionali. Eppure, le alleanze locali sono sempre state il collante anche nei giorni in cui l'esperimento gialloverde era più in auge.

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IL COLLOQUIO
Giorgia Meloni è la prima, in mattinata, a varcare la porta dello studio alla Vetrata. Ed è anche quella che, al termine del colloquio con Mattarella, appare più barricadera. Non solo torna ad invocare la piazza, nonostante stia parlando da un pulpito del Quirinale. La sua idea è che il capo dello Stato debba far tornare gli italiani al voto anche in presenza di una nuova maggioranza. «Abbiamo chiesto al presidente di valutare questa eventualità anche nel caso in cui Cinquestelle e Pd confermassero la loro volontà di procedere verso il patto delle poltrone': perché un governo fatto da forze politiche che si sono candidate dicendo l'una che avrebbe combattuto l'altra, è un autentico inganno verso gli elettori, è la cosa più distante che io conosca dalla democrazia».
 

LA STOCCATA
Quando nel pomeriggio arriva il suo turno, anche Silvio Berlusconi esprime la sua «preoccupazione» per il «pericoloso scenario» che si sta delineando. Come ad allontanare ogni tentazione, assicura che «Forza Italia non potrà che essere all'opposizione di questo governo che non nasce dalla volontà degli elettori ma da una manovra di palazzo politicamente debole». Ma l'ex premier sfrutta i riflettori anche per rivendicare il suo ruolo di argine agli estremismi. «Forza Italia deve essere ancora il cuore, il cervello e la spina dorsale del centrodestra, lontano da ingenuità sovraniste». Una stoccata, un cambio di passo rispetto alla sudditanza verso Salvini di cui molti, anche tra i forzisti, lo hanno accusato negli ultimi mesi. I filo-leghisti che hanno condotto le danze in queste settimane, d'altra parte, sono convinti che ora per il segretario del Carroccio sarà più difficile fare a meno di sedersi al tavolo della coalizione. Soprattutto se, come si vocifera, la nuova maggioranza metterà mano alla legge elettorale.
Eppure, tutto il discorso di Salvini sembra ignorare gli storici alleati. Non è l'unica evidente discrepanza. Il leader della Lega indica in Emmanuel Macron e in Angela Merkel, insomma nell'Europa, i nemici numero uno, addirittura i mandanti di una manovra che punta a «svendere» l'Italia. Silvio Berlusconi, invece, ci tiene a ricordare di appartenere «orgogliosamente» alla «famiglia della democrazia e della libertà in Europa», il Ppe.

Barbara Acquaviti
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Agosto 2019, 12:39
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