Governo, gelo tra Salvini e Berlusconi: la nuova opposizione di centrodestra va in ordine sparso
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IL COLLOQUIO
Giorgia Meloni è la prima, in mattinata, a varcare la porta dello studio alla Vetrata. Ed è anche quella che, al termine del colloquio con Mattarella, appare più barricadera. Non solo torna ad invocare la piazza, nonostante stia parlando da un pulpito del Quirinale. La sua idea è che il capo dello Stato debba far tornare gli italiani al voto anche in presenza di una nuova maggioranza. «Abbiamo chiesto al presidente di valutare questa eventualità anche nel caso in cui Cinquestelle e Pd confermassero la loro volontà di procedere verso il patto delle poltrone': perché un governo fatto da forze politiche che si sono candidate dicendo l'una che avrebbe combattuto l'altra, è un autentico inganno verso gli elettori, è la cosa più distante che io conosca dalla democrazia».
LA STOCCATA
Quando nel pomeriggio arriva il suo turno, anche Silvio Berlusconi esprime la sua «preoccupazione» per il «pericoloso scenario» che si sta delineando. Come ad allontanare ogni tentazione, assicura che «Forza Italia non potrà che essere all'opposizione di questo governo che non nasce dalla volontà degli elettori ma da una manovra di palazzo politicamente debole». Ma l'ex premier sfrutta i riflettori anche per rivendicare il suo ruolo di argine agli estremismi. «Forza Italia deve essere ancora il cuore, il cervello e la spina dorsale del centrodestra, lontano da ingenuità sovraniste». Una stoccata, un cambio di passo rispetto alla sudditanza verso Salvini di cui molti, anche tra i forzisti, lo hanno accusato negli ultimi mesi. I filo-leghisti che hanno condotto le danze in queste settimane, d'altra parte, sono convinti che ora per il segretario del Carroccio sarà più difficile fare a meno di sedersi al tavolo della coalizione. Soprattutto se, come si vocifera, la nuova maggioranza metterà mano alla legge elettorale.
Eppure, tutto il discorso di Salvini sembra ignorare gli storici alleati. Non è l'unica evidente discrepanza. Il leader della Lega indica in Emmanuel Macron e in Angela Merkel, insomma nell'Europa, i nemici numero uno, addirittura i mandanti di una manovra che punta a «svendere» l'Italia. Silvio Berlusconi, invece, ci tiene a ricordare di appartenere «orgogliosamente» alla «famiglia della democrazia e della libertà in Europa», il Ppe.
Barbara Acquaviti
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Agosto 2019, 12:39
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