Raggi al Messaggero per i 150 anni della Capitale: «Roma sia priorità del nuovo governo»

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di Lorenzo De Cicco, Camilla Mozzetti e Francesco Pacifico

Sindaca, Roma compie 150 anni da Capitale. Al governo che verrà, qualunque sia, cosa chiede in concreto?
«Di mettere Roma al centro. Si parla dei poteri per la Capitale da anni, purtroppo quando si arriva al dunque spunta sempre qualcosa che blocca tutto, manca sempre un pezzo».
 

Perché secondo lei? Il ddl costituzionale sui poteri per Roma, a prima firma M5S peraltro, è parcheggiato in Parlamento da oltre un anno...
«Quel ddl contiene le proposte di tutti i partiti dell’Assemblea capitolina, non solo del M5S. Roma è la capitale di tutti gli italiani, questa è una riforma fondamentale che deve essere immune da condizionamenti politici. Purtroppo a volte i partiti inseguono solo la visibilità».

Da Conte si aspettava di più? Dopo l’assoluzione gli ha detto: la pazienza dei romani è finita.
«Non voglio personalizzare, le proposte però sono sul tavolo da tempo, ora è il momento di passare dalle parole ai fatti. Per tutti, dal Parlamento al governo».

Un governo Conte Ter o magari con Draghi premier?
«Qualunque sia il governo. Contano le proposte. Per esempio sulla Tari: è una tariffa odiosa per le attività che oggi devono pagarla anche se magari sono rimaste chiuse».
 

Perché non è stata azzerata?
«Noi abbiamo spostato le scadenze a fine 2021 e abbiamo permesso di rateizzare la bolletta. Il problema è che si tratta di una tariffa che finanzia il servizio, la raccolta. Tecnicamente, come Comuni non possiamo farci carico noi dei mancati incassi. Abbiamo chiesto al governo di permetterci di farlo, con nuovi fondi. E abbiamo tolto la Cosap, la tassa dei tavolini. Ora la detassazione va mantenuta tutto l’anno».
 

Nel piano del Recovery ci sono 10 miliardi per Roma. Bastano?
«Solo per colmare il gap infrastrutturale di Roma servono 12 miliardi di euro. In tutto abbiamo presentato un pacchetto da 25 miliardi. Altre capitali europee hanno a disposizione dallo Stato molti più fondi di noi. Qui dobbiamo accontentarci di mettere sugli investimenti le risorse comunali, 1-2 miliardi all’anno. Possono mai bastare? Roma è una città molto “sfruttata”, molto usata anche da chi non è romano: abbiamo quasi 3 milioni di residenti, ma è una città vissuta da oltre 4 milioni di persone: pendolari, stranieri, turisti prima del Covid. È una città che fa molti chilometri, ma con poca benzina».
 

E con poca manutenzione.
«Infatti abbiamo lavorato molto sulla manutenzione, per ripristinare i servizi essenziali. Quando siamo arrivati, ho chiesto ai dirigenti cosa ci fosse in piedi nei vari settori, mi rispondevano: niente. Non ci davano nemmeno le chiavi per riparare le caldaie delle scuole! Sul verde pubblico non c’era un appalto, solo proroghe, noi abbiamo assunto giardinieri e fatto accordi triennali. Ma ci vuole tempo».
 

Colpa di alcune scelte politiche o anche delle dimenticanze di certi dirigenti?
«Questo non posso dirlo, so solo che quando chiedevo mi rispondevano sempre che mancava qualcosa».
 

Quei dirigenti sono ancora al loro posto?
«Non si possono licenziare».
 

Si possono rimuovere, però.
«Abbiamo fatto rotazioni, tante, come ben sapete. E ci sono molti dirigenti in gamba. Il punto è che mancavano i servizi di base e in nessuna città al mondo avviene una cosa del genere. Abbiamo dovuto ricostruire tutto. Adesso davanti a noi abbiamo tre appuntamenti chiave: il Recovery, il Giubileo del 2025 e poi la candidatura di Roma all’Expo 2030. Dieci anni per cambiare il futuro della Capitale se riusciamo ad agganciarci a questi treni».
 

È un programma da campagna elettorale.
«Mi sono ricandidata».
 

Vede ancora margini per un accordo giallorosso per le comunali? Se andasse al ballottaggio, chiederebbe l’appoggio del Pd?
«Mi sembra fantapolitica. Queste dinamiche non mi interessano e non credo interessino ai cittadini. Io parlo da sindaca e a Pd e M5S chiedo di dare risorse e poteri ai Comuni».
 

Per puntare al ballottaggio però deve raggiungere tra il 25 e il 30%. Come pensa di riuscirci? Il M5S a Roma è molto lontano da questi numeri, stando ai sondaggi.
«Mi sto concentrando sui temi e spero che questo lavoro possa vedere la convergenza di forze non solo imprenditoriali ma di tutte le forze produttive, sociali, le forze che lavorano. E che ragionano. Civiche».
 

Una lista Raggi, con esponenti della società civile, accanto al simbolo dei 5 Stelle?
Annuisce sotto la mascherina Ffp2. «Questo lo state dicendo voi».
 

Si voterà a giugno o si aspetta un rinvio causa pandemia?
«Spero a giugno, per dare la parola ai romani, ma deciderà il governo».
 

Torniamo a Roma. Un grande problema: i rifiuti. Perché la differenziata è lontanissima dagli obiettivi prefissati (siamo al 45%, l’obiettivo era il 70% nel 2021...)? E perché il Comune ci ha messo 3 anni per indicare il sito per una discarica?
«Vi do un elemento: a breve approveremo i bilanci dell’Ama e il piano industriale. Per farlo abbiamo dovuto scavare nel passato e mettere mano fino ai bilanci del 2003... C’erano cose che non tornavano. Nel frattempo abbiamo avviato il piano di assunzioni e acquistato nuovi camion».
 

Ma perché la differenziata che avrebbe dovuto aumentare di 30 punti è cresciuta solo di 3?
«Per le condizioni dell’azienda, la sua debolezza, a cui stiamo mettendo riparo».
 

Parliamo dei trasporti. Col Covid sono crollati gli incassi dei biglietti. All’Atac non bastano i ristori sin qui arrivati. Come deve cambiare il concordato per evitare il crac?
«Il concordato per ora è solido. I ristori sono fondamentali. Il governo ha messo mano alla perdita dei ricavi dei biglietti nel 2020 e lo farà nel 2021. Intanto abbiamo comprato 700 autobus e arriveremo a 900 a fine anno».
 

Lei rivendica i suoi risultati. La percezione dei cittadini non è sempre allineata a questa narrazione, tra bus a fuoco, alberi che crollano, metro chiuse per le scale mobili sfasciate.
«I bus vanno a fuoco perché ci hanno lasciato mezzi vecchi di 20 anni, non dovrebbero nemmeno circolare. Sulle stazioni della metro ci tocca fare interventi di manutenzione che si aspettavano da vent’anni. Sul verde credo che i risultati si vedano».
 

Negli ultimi mesi alcuni interventi si notano. Viene da chiedersi: si potevano fare prima?
«Scontiamo i tempi della burocrazia: per una gara europea ci vuole un anno. Significa che i cittadini vedono i risultati dopo 12 mesi, per un progetto. Per questo la semplificazione del codice degli appalti, che ha troppi bizantinismi, dev’essere confermata. C’è poi un ginepraio di competenze tra il Comune e i 15 municipi in cui è divisa l’amministrazione. C’è chi vorrebbe che fossero come 15 città diverse».
 

Meglio 15 dirigenti che 15 mini-sindaci?
«Chiediamoci se servono 15 parlamentini e quanto costano».
 

Chiudiamo con una domanda sul futuro. Come riparte il turismo a Roma dopo il virus?
«Promuoverò la creazione di un’alleanza tra le grandi capitali europee, sono in contatto con i sindaci di altre città per l’organizzazione dell’U20. Roma torna protagonista a livello internazionale».
 

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Febbraio 2021, 13:36
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