La Capitale sarà candidata per ospitare l’Esposizione Universale del 2030. Così ieri Mario Draghi, in piena campagna elettorale per il Campidoglio, si è preso la scena, con un annuncio condensato in poche righe e destinato a cambiare non tanto le sorti del voto quanto l’immagine stessa di Roma. «Si tratta senz’altro di una grande opportunità per lo sviluppo della città», si legge nella breve lettera che, in maniera piuttosto inusuale, il premier - che conferma così il suo legame fortissimo con la città - ha indirizzato ai quattro principali candidati sindaci e non alla sindaca in carica.
Roma verso le elezioni. La visione che serve per il rilancio della Capitale
«Roma ospiti Expo 2030»
Il motivo? Non avvantaggiare in alcun modo uno dei contendenti a pochi giorni dalle urne. E non è passato inosservato anche il tempismo della comunicazione: in anticipo rispetto alla scadenza della domanda (da inviare a Parigi, dove ha sede il Bie, Bureau international des Expositions entro il 31 ottobre) e, proprio per evitare strumentalizzazioni, solo dopo l’estate. Cioè a più di 3 mesi da quando Virginia Raggi aveva invitato Roberto Gualtieri, Enrico Michetti e Carlo Calenda a formalizzare la richiesta al governo, poi diventata una lettera firmata congiuntamente. In qualche modo, però, questo è anche il lascito che Raggi destina al suo successore (che potrebbe anche essere lei stessa), quasi cercando di lasciarsi definitivamente alle spalle quel «no» alle Olimpiadi con cui aveva inaugurato il suo primo mandato.
LE REAZIONI
Un peccato originale che i concorrenti non hanno mancato di sottolineare in risposta al «Daje!» affidato dalla sindacata esultante ai social. «Noi non diremo mai no a grandi eventi che potranno dare risorse a Roma», promette il dem Roberto Gualtieri, plaudendo all’annuncio di Draghi («Un’ottima notizia, possiamo vincere»). «Ci voleva! Dopo aver rinunciato alle Olimpiadi e dopo questa idea penitenziale di non farcela: finalmente una bella sfida internazionale che Roma vincerà alla grande», rincara la dose Carlo Calenda. Per Enrico Michetti, l’uomo del centrodestra, la Capitale deve tornare ad essere la sede dei grandi eventi. «È stato un grave errore rinunciare alle Olimpiadi del 2024 - sottolinea pure lui - anche perché con i grandi eventi si creano importanti opportunità di sviluppo».
IL PERCORSO
In altri termini il treno Expo, anche guardando alla trasformazione subita da Milano, è uno di quelli che proprio non si possono perdere.
RIDISEGNARE LA CITTA'
Quello, nei piani, sarà l’innesco di un processo che ridisegnerà la città anche grazie ai fondi del Pnrr (da spendere entro il 2026) e in vista del 2033, cioè del bimillenario della passione di Cristo. Una concatenazione di eventi che sarà la stella polare del nuovo sindaco, che non a caso appena eletto sarà chiamato a definire un comitato promotore, cioè i manager che per primi giocheranno la partita. L’impegno di chi siederà al Campidoglio però non finisce qui. Anche perché nel caso di Gualtieri, Michetti o Calenda un secondo mandato, forti della visibilità internazionale conquistata, gli consentirebbe proprio di guidare la città nel 2030. Così nonostante l’apporto dell’esecutivo e delle imprese capitoline (già determinanti per la candidatura), il futuro sindaco si caricherà sulle spalle soprattutto la realizzazione più rapida possibile di tutte quelle infrastrutture, specie per la viabilità, già in cantiere. Dalla chiusura dell’anello ferroviario fino al prolungamento delle linee metropolitane. La logistica in pratica, è l’aspetto a cui più di ogni altro guarderanno gli stakeholder chiamati a decidere. Infittire la trama delle connessioni cittadine d’altronde, come avvenuto a Milano, è l’unico modo per trainare con un evento che si tiene in una specifica porzione cittadina (l’area individuata è quella dell’ex Sdo di Pietralata, a est della stazione Tiburtina) l’intera Capitale.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Settembre 2021, 00:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA