Renzi, ecco l'offerta: elezione diretta del premier. «È meglio del presidenzialismo»

Riforme, l'offerta di Renzi: elezione diretta del premier. «È meglio del presidenzialismo»

di Alberto Gentili

Non è il presidenzialismo, bandiera di Giorgia Meloni e di tutto il centrodestra. Nel programma di Italia sul serio, che oggi Carlo Calenda illustrerà in nome e per conto del Terzo polo, c'è però quello che Matteo Renzi chiama «sindaco d'Italia». Un segnale, ai di là del merito, della disponibilità dei «moderati e riformisti» a trattare sul fronte delle riforme costituzionali nella prossima legislatura. Terreno utile a far partire l'eventuale dialogo per un ipotetico governo di larghe intese se, come sperano Calenda e Renzi, si avverasse la profezia del «pareggio»: una «non vittoria della destra in Senato» nella quota proporzionale.
Ma ecco la controproposta di Renzi, in realtà antico cavallo di battaglia dell'ex premier che ha sempre preferito il sistema a doppio turno: «È giusto che i cittadini scelgano», con l'elezione diretta. «Io preferisco un meccanismo semplice, come il sindaco d'Italia. Quando si sceglie un sindaco al primo giro si vota il candidato preferito. Poi al ballottaggio si vota quello che dispiace di meno, perché magari il tuo candidato non ce l'ha fatta a superare il primo turno. Questa è la democrazia che funziona».

E' scettico invece Renzi sullo schema presidenzialista caro alla destra. La spiegazione: «Dipende da che funzione dai al capo dello Stato. Se fai come in America, è giusto che lo eleggano i cittadini. Ma se il capo dello Stato ha», come in Italia, «la funzione di arbitro istituzionale ed è quello che nomina qualche giudice della Corte costituzionale e presiede il Csm, è più giusto che sia una sorta di arbitro. Non il capo del governo». La traduzione: cara Giorgia, se vuoi alla guida dell'esecutivo il presidente della Repubblica eletto dai cittadini, dovresti togliergli le attuali funzioni di garanzia. E stravolgere la Costituzione. Cosa tutt'altro che facile, anche se venisse eletta un'assemblea costituente o si nominasse l'ennesima commissione bicamerale.
Ma torniamo alla profezia del «pareggio». Per sperare di vederla concretizzarsi, Calenda deve assolutamente demolire la strategia del voto utile cavalcata da Meloni ed Enrico Letta determinati a polarizzare lo scontro elettorale tra FdI e Pd. Il front runner del Terzo polo si getta con impegno, ai microfoni di Sky, nell'impresa: «La storia del voto utile è matematicamente sbagliata. Quando hai quattro coalizioni, non c'è più la destra contro la sinistra ed è chiaro che tutta la partita si gioca sul proporzionale al Senato e anche sulla capacità di attrarre voti moderati o riformisti, gente che vuole andare avanti con l'agenda Draghi».

Già, sarà il metodo ereditato dal premier - «concretezza», «credibilità» e «risposte pronte ai problemi» - la cifra del programma di Italia sul serio. «Nulla a che vedere con il centro sinistra», attacca Calenda, «che ha quattro programmi e non potrà governare. Cosa proponi agli italiani? Non fare il rigassificatore, ma anche farlo? Per me va fatto a Piompino». E niente a che fare con le «trovate e le promesse mirabolanti e irrealizzabili» della destra che «porterebbero l'Italia al default»: «Dicono che vogliono cambiare il Pnrr. Si può solo in presenza di condizioni impeditive. Non è che si può cambiare perché Salvini vuole abolire la Fornero o fare quota 25. Questa cosa è una ridicolaggine. Agli italiani dico: avete sentito Berlusconi offrire le dentiere, Salvini fare la flat tax, la Meloni dire l'Italia prima di tutto contro l'Europa, come andrà a parlare del Pnrr in Europa?».
Proprio la leader di FdI è il bersaglio grosso di Calenda.

Per il front runner del Terzo Polo «Se la gente votasse Meloni e non la Fiamma, non avrebbero messo la Fiamma nel simbolo. Allora perché l'hanno messa? La realtà è che è molto equivoco il rapporto della Meloni col fascismo. Ma il tema non è il ritorno al fascismo, è l'anarchia. Votare Meloni vuol dire essere isolati internazionalmente, far saltare il Pnrr, non essere nella cabina di regia che gestisce il quantitative easing, essere messi in una condizione di estremo in isolamento. Per una Paese che vive di made in Italy e di protezione finanziaria europea è grave». Ancora: «All'estero non parlano tanto di fascismo, ma lo prendono molto sul serio. Se tu hai nel tuo logo un simbolo fascista non ti stringono la mano, perché il fascismo è considerato tabù. Consiglio alla Meloni di stare molto attenta al disastro che può provocare all'Italia non chiarendo questa posizione».

IL DUELLO CON BONINO

Non manca l'ennesimo duello tra ex amici: Calenda ed Emma Bonino che si sfideranno a Roma centro per il Senato. «Ad Emma dico che se si è candidata nel Pd forse è il caso di chiudere +Europa. Se il leader di un partito va nelle liste di un altro partito, immagino che questo partito non si presenterà alle elezioni, altrimenti è davvero una presa in giro dell'elettorato. Spero sia una fake news». La risposta dei radicali arriva a stretto giro: «Sì, è una notizia assolutamente falsa. Bonino sarà candidata, come ovvio, nelle liste di +Europa. Spiace che ci sia qualcuno che possa dare credito a questa balla messa in giro ad arte».

 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Agosto 2022, 09:42
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