Rave, dalla pena al limite di 50 persone: ecco come sarà modificato il decreto arrivato in Parlamento

Entro sessanta giorni il dl va convertito in legge: Forza Italia chiede una pena minore e FdI apre alle opposizioni

Rave, il decreto in Parlamento: dalla pena al limite di 50 persone, ecco come sarà modificato

di Fausto Caruso

«Ritirate il 434bis». È l'hashtag lanciato sui social dal segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. Il 434bis è l'articolo aggiunto al codice penale dalla norma contenuta nel primo decreto legge del governo Meloni, che prevede una pena da 3 a 6 anni e fino a 10mila euro di multa per chi organizza rave party illegali con potenziali pericoli per la pubblica sicurezza.

Rave, FdI apre a modifiche sul decreto

Il decreto è di poche righe e le opposizioni, ma anche piccole porzioni della maggioranza, hanno chiesto di modificarlo perché si teme che la dicitura attuale possa permettere l'intervento delle forze dell'ordine anche per manifestazioni politiche e occupazioni studentesche. Da Palazzo Chigi rassicurano che nessuna libertà costituzionale verrà toccata, ma si dicono aperti a modifiche. Oggi il decreto - di cui la norma sui rave è solo una parte - approda in Parlamento e, come per tutti i dl, ci sono 60 giorni per convertirlo in legge, con Forza Italia che vorrebbe ammorbidirlo e la Lega che punta a tenere duro.

I nodi

Il primo punto che è stato contestato alla norma voluta dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è la vaghezza della formulazione, definita «complessa» anche dal Guardasigilli Carlo Nordio, che confida nell'opera del Parlamento. Il compito dell'assemblea sarebbe in questo caso una migliore definizione del reato, così da confinarlo ai rave e altri raduni pericolosi (lasciando fuori le manifestazioni pacifiche). Discriminante fondamentale potrebbe essere la presenza e lo spaccio di droga.

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LE PENE

Secondo nodo: la pena. Il decreto attuale prevede tra i 3 e i 6 anni di carcere per gli organizzatori e condanne minori per chi partecipa e basta. I numeri non sono scelti a caso, visto che a 5 anni di pena la legge pone la soglia minima perché nelle indagini su un reato sia possibile fare uso di intercettazioni telefoniche. No, non si parla di intercettazioni preventive per stroncare il raduno prima che avvenga: qui la linea rossa tracciata dal vicepremier Antonio Tajani durante il cdm. I ragazzi non saranno trattati alla stregua di mafiosi e terroristi. Le intercettazioni potrebbero essere sfruttate mentre il rave è in corso come prova in sede processuale, ma anche qui non tutti in maggioranza sono d'accordo e temono un abuso della misura: «Non è immaginabile, che si intercettino indiscriminatamente i ragazzini o che i rave siano il cavallo di Troia per perseguire altri reati», ha commentato Licia Ronzulli, capogruppo al Senato di Forza Italia, partito che ha fatto del garantismo una sua cifra identitaria.

 

«Altra questione, più grave, è quella dei reati di droga: bisogna essere severi, al contrario di quanto sostiene la sinistra», ha aggiunto, affermando però che lo strumento è fondamentale come deterrente. A questo proposito, intoccabile il passaggio sul sequestro delle strumentazioni utilizzate. «Bisognava affrontare l'emergenza introducendo sanzioni più severe e la possibilità di sequestrare materiale che è molto costoso e conferma quindi che alle spalle di tutto ci siano organizzazioni potenti evidentemente anche con la presenza di spacciatori di droga», il plauso dell'altro forzista Maurizio Gasparri.

L'unico modo per circumnavigare il problema intercettazioni è quello di ridurre la pena, magari a 4 anni, come suggerito dal viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto.

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Il limite di cinquanta persone

Ultimo pomo della discordia, la soglia di 50 persone sopra la quale scatta il nuovo reato introdotto dal dl. Il numero è stato ritenuto troppo basso da diversi esponenti dell'arco parlamentare e ha anche scatenato un'ondata di ilarità sul web in cui lunghe file alle poste vengono bollate come rave party. Anche qui è aperta la discussione per alzare una quota che secondo il costituzionalista Gaetano Azzariti della Sapienza lascia troppa discrezionalità a chi deve gestire l'ordine pubblico. Tutti questi temi saranno analizzati dal Parlamento nelle prossime settimane. Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI) ha aperto a una collaborazione con l'opposizione se quest'ultima è «animata dalle migliori intenzioni». La stessa apertura non si registra dalla Lega: «Sulla Giustizia non si torna indietro, finalmente le leggi si rispettano», ha commentato il segretario Matteo Salvini sui social. Appuntamento tra 60 giorni quando sapremo se e come il decreto diventerà legge a tutti gli effetti.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Novembre 2022, 16:52
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