Prescrizione, sfida M5S. Il Pd: «Intesa o mani libere»

Prescrizione, maggioranza a pezzi
Dal Pd arriva un vero e proprio aut aut sulla riforma della prescrizione: o M5S apre ad una norma che garantisce tempi certi per i processi oppure entro il 15 dicembre verranno presentati emendamenti al ddl Costa e si voterà in Aula il testo unificato con renziani e centrodestra. La fibrillazione è tale da alzare l'allarme in maggioranza: il braccio di ferro porterà a una crisi di governo? «È assurdo che su una conquista di civiltà di questo tipo ci si possa interrogare sulla durata del governo», dice il ministro Alfonso Bonafede, a testimoniare che M5s non cede neanche di fronte al rischio di elezioni. «Dal Pd mi aspetto lealtà, si tratta di lavorare per tempi certi del processo», dice, senza arretrare di un millimetro. E il suo predecessore Andrea Orlando: «Ci deve dire se delle nuove proposte intende farle lui altrimenti le faremo noi».

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GUERRA DI NERVI
E' ormai una vera e propria guerra di nervi quella in atto tra i pentastellati da una parte e il resto della maggioranza dall'altra. Di Maio grida all'inciucio: «La nostra riforma dice - dal primo gennaio diventa legge. Su questo non discutiamo. Se il Pd poi vuol votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione com'era ideata da Berlusconi sarà un Nazareno 2.0». Il premier Conte veste i panni del mediatore e anche se sostiene che il rinvio dell'entrata in vigore della norma inserita nello Spazzacorrotti non è in discussione, ribadisce la necessità di trovare una soluzione tecnica affinché «i processi si concludano in tempi ragionevoli». Ma al Nazareno ormai non si nasconde più che il problema è Di Maio. «La linea spiegano la detta il premier, ma il capo politico M5S gioca a delegittimarlo, a segare il ramo in cui è seduto il presidente del Consiglio. E' un gioco pericoloso». I toni si alzano, nonostante il segretario dem Zingaretti cerchi di spegnere le polemiche. In mancanza di un'intesa al momento Bonafede ha proposto una corsia agevolata dopo il primo grado di giudizio per gli assolti e un indennizzo qualora i processi dovessero durare oltremodo in Parlamento si potrebbe formare una maggioranza anomala, con M5S nell'angolo. Renzi ha già dato l'ok e il Pd, pur valutando anche altre strade, potrebbe quindi sommare i suoi numeri a quelli dell'opposizione sul ddl Costa che prevede lo stop della riforma della prescrizione. Da qui la minaccia di Di Battista: «Se poi il Pd, con Salvini, Meloni, Berlusconi e Renzi dovesse bloccare la riforma se ne assumerà le responsabilità». Ovvero: governo finito e dritti al voto.
FUOCO
Ma contro il duo Di Maio-Di Battista ieri è partito subito un fuoco di fila dem. «Di Maio forse non ha capito la gravità della situazione. Sulla prescrizione, non faremo passi indietro», ha detto il capogruppo dem al Senato, Marcucci. «Noi non vogliamo andare a sbattere, se M5S vuole la resa metta le carte sul tavolo», gli ha fatto eco il piddino Bordo. Da M5S «provocazioni dannose e irresponsabili», afferma il senatore Mirabelli. I dem propongono la cosiddetta prescrizione processuale, ovvero l'estinzione dell'azione penale qualora il processo sfori i tempi prefissati. Domani gli sherpa dem con Orlando, si riuniranno per studiare le ultime contromosse. «Si troverà un punto d'incontro», assicura il capodelegazione di Leu, Speranza. «Se il tema è prescrizione o morte, allora morte sia», rincara la dose il capogruppo Iv al Senato, Faraone. Fibrillazioni anche all'interno del Movimento. Il senatore Urraro che fa parte anche della Commissione Giustizia, sottolinea «i profili di incostituzionalità» della riforma e anche altri esponenti pentastellati preferirebbero toni molto più moderati da parte dei vertici 5stelle. Soprattutto l'ala che guarda a sinistra è preoccupata, vive gli strappi di Di Maio come un tentativo di forzare la mano, non solo di difendere una battaglia identitaria del Movimento.
Emilio Pucci
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 5 Dicembre 2019, 10:03
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