Di Maio: «Da nostro decreto su famiglie dipende tenuta governo»
L'intervento di Palazzo Chigi. Situazione esplosiva al punto che è intervenuta la Presidenza del Consiglio. « Conte non partecipa alla competizione elettorale e non si lascia certo coinvolgere nella dialettica che la sta caratterizzando. Piuttosto invita tutti i ministri a mantenere toni adatti a chi rappresenta le istituzioni. Il Presidente del Consiglio non dà e non ha mai dato ordini. Come previsto dall'art. 95 della Carta dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Coordina l'attività di tutti i ministri, nessuno escluso». È quanto sottolineano fonti di Palazzo Chigi.
L'evoluzione. I botta e risposta al vetriolo rischiano di asfaltare i provvedimenti annunciati nei giorni scorsi dai due, cartine di tornasole in vista dell'appuntamento elettorale. Il Cdm di lunedì - mai convocato ma dato pressoché per scontato nei giorni scorsi - rischia fino all'ultimo di saltare. Ed è tutt'ora in bilico. Anche se, viene spiegato da autorevoli fonti, con ogni probabilità il Consiglio dei ministri si terrà ma senza il disco verde ai due provvedimenti bandiera. Due giorni di preconsiglio -ieri e oggi- non sembrano aver portato i frutti sperati.
Alla fine il Cdm dovrebbe tenersi ma solo per dare il via libera ai provvedimenti in scadenza, oltre alle nomine per i vertici della Guardia di Finanza e la Ragioneria dello Stato. Con ogni probabilità, raccontano alcuni beninformati, sicurezza e famiglia approderanno sul tavolo del Consiglio dei ministri ma solo per una discussione di massima, l'intero pacchetto verrà rinviato al dopo europee. Alcuni sostengono che in queste ore sarebbe lo stesso premier Giuseppe Conte a frenare, in questo in sintonia col Quirinale, sottolineano le stesse fonti, spingendo affinché le due misure slittino al dopo elezioni, quando il clima tra i due alleati di governo, si spera, sarà più sereno.
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E c'è chi non esclude un nuovo pre consiglio -l'ennesimo- per venirne a capo, mentre vanno avanti i tavoli tecnici per sciogliere i nodi del dl Salvini. Dal Viminale, intanto, trapela che tutte le problematicità sono state risolte: il testo ora « è solido, ragionevole e necessario. Per questo, dovrà essere all'ordine del giorno del prossimo consiglio dei ministri». E con ogni probabilità ci sarà, ma non per l'approvazione definitiva. Stessa sorte per il dl famiglia.
Anche sul provvedimento per elargire assegni alle famiglie, il cosiddetto dl Di Maio, oggi in pre-consiglio si è consumato un duro braccio di ferro tra i due alleati di governo.
Con il M5S che ha accusato la Lega, in particolare il ministro Lorenzo Fontana, di aver «sabotato» le misure targate 5 Stelle. Di Maio da Torino ha intanto lanciato il guanto di sfida contro i «sabotatori»: «In questo governo possiamo dividerci su tutto, ma non sulla famiglia. Su questo decreto si gioca il destino e la tenuta del governo. Vedo ostruzionismo non costruzionismo». In serata, poi, è arrivata la doccia fredda anche per la misura voluta dal vicepremier grillino. Con i dubbi della Ragioneria di Stato sulle coperture al decreto, messe nero su bianco in un protocollo del Mef. Alla fine arriva l'indizio che sposta in avanti nel tempo il duello tra gli alleati. Sul decreto famiglia, Di Maio ammette: «Può andare a questo o al prossimo consiglio dei ministri dopo le europee», l'importante è «fare bene le cose e non sabotarle». Come a dire, pensiamoci dopo il voto del 26 maggio.
Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Maggio 2019, 07:45
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