La sfida è partita da Roma e Milano. E in poche ore si è allargata lungo lo Stivale, da Palermo a Venezia. I fondi del Pnrr che rischiano di andare perduti «devono essere dati ai comuni più virtuosi». I sindaci chiamano il governo. Da Milano Beppe Sala: «Le risorse vengano assegnate a chi le sa investire». Da Roma Roberto Gualtieri chiede di assegnare alla Capitale - in regola con le gare del Pnrr - 300 milioni dai finanziamenti destinati ad amministrazioni inadempienti. Ora che il rischio di perdere per strada una parte dei fondi europei si fa concreto - l’orizzonte temporale del 2026 «è troppo corto» ha ammonito di nuovo ieri il ministro Raffaele Fitto, «meglio parlare subito dei problemi, siamo responsabili» - una rete trasversale di comuni italiani batte cassa a Palazzo Chigi.
IL PIANO
Eccolo, il nuovo fronte Pnrr del governo Meloni. All’indomani della decisione della Commissione Ue che ha fatto sussultare la maggioranza: congelare per un altro mese la terza rata del piano da 19 miliardi di euro. L’iniziativa, spiega Sala da Milano, prevede di assegnare i fondi destinati a rimanere incagliati «alle realtà locali e a quelle che hanno un track record secondo cui possono investire». E ancora: «Ci sono una serie di progetti che ho nel cassetto e che, se fossero finanziati, riuscirei a completare entro il 2026». Stando all’ultima relazione sul Pnrr della Corte dei Conti, in realtà, i Comuni italiani hanno serie difficoltà a spendere i fondi assegnati: un progetto su due è in ritardo. In altre parole, meno della metà delle idee partorite dai municipi prende forma. Colpa della «cronica mancanza di personale e le tante difficoltà di partenza», si scherma il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. Eppure, svela l’Anci, i sindaci hanno presentato progetti per 80 miliardi di euro, il doppio dei 40 miliardi messi a disposizione dal piano e che non si riescono a spendere. Un paradosso, senza dubbio. Ecco allora il guanto di sfida di Roma e Milano. Da un lato Gualtieri che chiede a Fitto di poter usare per la Capitale i “resti” del Pnrr per interventi urgenti, ad esempio la messa in sicurezza delle scuole.
D’accordo anche i sindaci di Firenze e Venezia Dario Nardella e Luigi Brugnaro. Entrambi scottati dai recenti rilievi della Commissione Ue, che di fatto ha chiesto al governo di espungere dal Pnrr italiano i finanziamenti per riqualificare lo Stadio Artemio Franchi e il Bosco dello Sport, 155 milioni in tutto. Lo stallo resta e divide anche in casa. Se Nardella si dice convinto che «il governo difenderà tutto il Pnrr, inclusi i progetti di Firenze e Venezia», il suo precedessore a Palazzo Vecchio Matteo Renzi lo invita a desistere: «Ha ragione l’Europa a non voler spendere in questo modo i soldi del contribuente. Avete un mese per spostare i fondi dello stadio su scuole e case popolari».
IL CORO
L’asta a rialzo ormai è partita. E agita gli animi anche tra i governatori. «La Liguria è pronta a prendersi in carico altri 500 milioni di interventi», annuncia Giovanni Toti. Mentre il presidente della Calabria di FI Roberto Occhiuto si dice scettico: «Dare i soldi a chi li sa spendere, come dice Sala, vuol dire lasciare indietro un pezzo di Paese. Sarebbe una secessione».
Tra un rimpallo e l’altro, il governo getta acqua sul fuoco. «Gli obiettivi da raggiungere a fine giugno saranno pienamente rispettati», assicura serafico il ministro delle Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso. E ancora una volta non manca una stoccata a chi fino a pochi mesi fa sedeva a Palazzo Chigi: «Certo, dobbiamo accelerare per recuperare ritardi del passato...».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Marzo 2023, 09:36
© RIPRODUZIONE RISERVATA