«Quel che è stato raccontato - ha detto Marcucci - non è sufficiente a descrivere la gravità dei fatti». In particolare il capogruppo Dem ha insistito sul fatto che quando il maxiemendamento alla manovra è giunto in Senato, durante la conferenza dei capigruppo egli abbia proposto dei tempi più ampi che avrebbe consentito alla Commissione Bilancio di esaminare compiutamente il testo, impegnandosi a garantire il voto finale entro il 26 dicembre, consentendo quindi poi il successivo esame della Camera in tempo per evitare l'esercizio provvisorio. «C'è stata la volontà precisa - ha proseguito - di impedire di conoscere cosa di stesse votando. Si è voluto intaccare la democrazia parlamentare e il nostro ricorso vuole ristabilire le regole della democrazia che GGoverno e maggioranza stanno minando con continuità e determinazione». Anche Orfini ha definito un «unicum nella storia della Repubblica» quanto accaduto, che non è paragonabile con precedenti delle passate legislature quando è stata posta la fiducia su un maxi-emendamento alla manovra, perché in quei casi il testo era conosciuto dai parlamentari. «Non accettiamo che questo episodio - ha detto Marcucci - sia derubricato invocando dei precedenti che non c'entrano nulla».
Quanto al contenuto del ricorso, esso è stato preparato e presentato dai costituzionalisti Beniamino di Caravita, Valerio Onida, Giuseppe De Vergottini, Barbara Randazzo, Marcello Cecchetti, Alberto Lucarelli e Giandomenico Falcon. Esso, ha spiegato Ceccanti, parte dal principio che sia stato violato l'articolo 72 della Costituzione, secondo il quale ogni testo legislativo deve essere esaminato dalla Commissione di merito e votato articolo per articolo dall'Aula. Il ricorso si basa sull'idea che un gruppo parlamentare sia un potere dello Stato e che quindi possa avanzare un ricorso diretto alla Consulta, così come prevede l'articolo 134, secondo comma della Costituzionale. Ceccanti ha convenuto che non ci sono precedenti in tal senso, ma è anche vero che la giurisprudenza costituzionale «è in continua evoluzione». Il ricorso presentato dal Pd, hanno sottolineato Ceccanti e Parrini, serve a tutelare «la lesione delle competenze parlamentari». Poi singolo cittadino che si sentirà danneggiato dalle misure della Legge di Bilancio, ha detto Ceccanti, «potrà presentare un ricorso incidentale alla Corte, e probabilente lo farà riferendosi alla violazione dell'articolo 72 della Costituzione».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Dicembre 2018, 23:29
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