Manovra, il Pd deposita ricorso alla Corte Costituzionale

Manovra, il Pd deposita ricorso alla Corte Costituzionale
Il collegio di costituzionalisti incaricati dal gruppo del Pd del Senato ha depositato poco prima delle 13 alla Corte costituzionale il ricorso contro la manovra, sollevando un conflitto di attribuzione contro il governo. Il ricorso è stato presentato in una conferenza stampa a Montecitorio dal capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, dal senatore Dario Parrini, dal presidente del Pd Matteo Orfini e da Stefano Ceccanti, deputato Dem e costituzionalista. Visto che il procedimento fino all'ammissibilità è coperto da riservatezza il testo del ricorso non è stato reso noto, per rispetto della Corte, e sono state illustrate le sue motivazioni.

«Quel che è stato raccontato - ha detto Marcucci - non è sufficiente a descrivere la gravità dei fatti». In particolare il capogruppo Dem ha insistito sul fatto che quando il maxiemendamento alla manovra è giunto in Senato, durante la conferenza dei capigruppo egli abbia proposto dei tempi più ampi che avrebbe consentito alla Commissione Bilancio di esaminare compiutamente il testo, impegnandosi a garantire il voto finale entro il 26 dicembre, consentendo quindi poi il successivo esame della Camera in tempo per evitare l'esercizio provvisorio. «C'è stata la volontà precisa - ha proseguito - di impedire di conoscere cosa di stesse votando. Si è voluto intaccare la democrazia parlamentare e il nostro ricorso vuole ristabilire le regole della democrazia che GGoverno e maggioranza stanno minando con continuità e determinazione». Anche Orfini ha definito un «unicum nella storia della Repubblica» quanto accaduto, che non è paragonabile con precedenti delle passate legislature quando è stata posta la fiducia su un maxi-emendamento alla manovra, perché in quei casi il testo era conosciuto dai parlamentari. «Non accettiamo che questo episodio - ha detto Marcucci - sia derubricato invocando dei precedenti che non c'entrano nulla».
Quanto al contenuto del ricorso, esso è stato preparato e presentato dai costituzionalisti Beniamino di Caravita, Valerio Onida, Giuseppe De Vergottini, Barbara Randazzo, Marcello Cecchetti, Alberto Lucarelli e Giandomenico Falcon. Esso, ha spiegato Ceccanti, parte dal principio che sia stato violato l'articolo 72 della Costituzione, secondo il quale ogni testo legislativo deve essere esaminato dalla Commissione di merito e votato articolo per articolo dall'Aula. Il ricorso si basa sull'idea che un gruppo parlamentare sia un potere dello Stato e che quindi possa avanzare un ricorso diretto alla Consulta, così come prevede l'articolo 134, secondo comma della Costituzionale. Ceccanti ha convenuto che non ci sono precedenti in tal senso, ma è anche vero che la giurisprudenza costituzionale «è in continua evoluzione». Il ricorso presentato dal Pd, hanno sottolineato Ceccanti e Parrini, serve a tutelare «la lesione delle competenze parlamentari». Poi singolo cittadino che si sentirà danneggiato dalle misure della Legge di Bilancio, ha detto Ceccanti, «potrà presentare un ricorso incidentale alla Corte, e probabilente lo farà riferendosi alla violazione dell'articolo 72 della Costituzione».

Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Dicembre 2018, 23:29
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