Sondaggi politici, sarà corsa al centro? Da Brunetta a Di Maio, ecco le mosse verso il "partito di Draghi"

L'area centrista, secondo i sondaggisti, potrebbe valere intorno al 15 per cento

Voto, sarà corsa al centro? Da Brunetta a Di Maio, le mosse verso il "partito di Draghi"

di Andrea Bulleri

C'è già chi lo chiama il "partito di Draghi". Anche se sembra improbabile che il dimissionario capo del governo possa scendere in campo in prima persona, come nel 2013 fece il suo predecessore Mario Monti. E secondo i sondaggisti, potrebbe valere intorno al 15 per cento. È l'area centrista, quel campo di partiti e movimenti "né di destra né di sinistra" che negli ultimi 17 mesi ha  sostenuto con convinzione l'operato del premier. E che vorrebbe continuare nel solco tracciato dall'ex capo della Bce, fissando come stelle polari della propria azione alcune parole chiave: serietà, pragmatismo, riformismo, fedeltà all'Unione europea e allo schieramento euro-atlantico. 

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Da Azione a Italia Viva, da Insieme per il Futuro a Italia al Centro. Non tutti i protagonisti di quest'area si definiscono centristi, anzi. «Semmai centrali», ribatte il leader di Azione Carlo Calenda, da mesi uno dei più convinti sostenitori dell'ipotesi del "Draghi dopo Draghi", ossia di andare avanti con l'ex banchiere centrale a Palazzo Chigi anche dopo le elezioni inizialmente previste nel 2023. Uno schieramento a cui potrebbero aggiunegersi anche gli esponenti "governisti" di Forza Italia che nelle ultime ore hanno lasciato il partito di Silvio Berlusconi: i ministri Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, storiche "colonne" azzurre, e il senatore Andrea Cangini. Ed eventualmente altri che nei prossimi giorni potrebbero aggiungersi. 

LE ALLEANZE
Ed ecco che già si ragiona di alchimie, strategie e schieramenti, in vista di un voto che pare avvicinarsi a grandi passi. «Alleanze? Sicuramente non posso stare con quelli che hanno buttato giù Draghi e il governo», mette in chiaro Luigi Di Maio, ex capo politico 5 stelle oggi leader di Insieme per il Futuro. «Sono quelli - attacca il ministro degli Esteri - che provocheranno l'innalzamento del costo della benzina e dell'energia nei prossimi mesi». Dunque niente patto con gli ex colleghi pentastellati, che «hanno deciso di stare dalla parte degli estremismi e dei sovranismi», ha ribadito Di Maio: «Mi auguro si possa essere in tanti dalla parte dell'agenda riformatrice di  Draghi». 

CALENDA E RENZI
Sicuramente, dalla parte dell'agenda del premier, ci sono Carlo Calenda e Matteo Renzi.

Il primo però continua a ribadire di voler correre da solo (anche se il cambio di scenario delle ultime ore potrebbe aver cambiato le carte in tavola) ed esclude alleanze con il ministro degli Esteri. Il secondo ammonisce il Pd: «Se insistono con il campo largo coi Cinquestelle, Italia Viva andrà al voto da sola». 

E Giovanni Toti, ex di Coraggio Italia e da poche settimane leader dell'Italia al Centro? Già si muove, il presidente della Liguria, rivolgendosi agli ex esponenti forzisti: «Caro Renato - twitta Toti diretto a Brunetta - questa storia può andare avanti perché i valori liberali, riformisti e popolari non sono morti e siamo in tanti a credere che si possano portare avanti con coraggio e serietà». Parole che suonano come un invito a creare un percorso comune con i protagonisti dell'ala più moderata di FI.

I DEM
E' a loro che guarda anche un pezzo del Pd. «Rinnovo grande stima per Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini e per i parlamentari che lasceranno una Forza Italia ormai totalmente asservita a Giorgia Meloni e al suo sovranismo - lancia il sasso il senatore dem Andrea Marcucci - Mi auguro che si apra subito una interlocuzione con il Pd e con tutte le forze europeiste che difenderanno in campagna elettorale il lavoro di Draghi». Enrico Letta, per ora glissa sul tema alleanze («Ora pensiamo a noi», detta la linea il segretario all'assemblea dei parlamentari democrat). Ma la discussione, tra i dem, è infiammata. Da una parte chi propone comunque un patto elettorale coi Cinquestelle, come il senatore Luigi Zanda, dall'altra chi è convinto che dei grillini, che hanno dato il calcio d'inizio alla crisi, si debba necessariamente fare a meno.

Grande, per il momento, è la confusione sotto il cielo del cosiddetto terzo polo. Con una (quasi) certezza: «Il centro è forte - afferma il sondaggista Nicola Piepoli - un gruppo unito che comprenda i vari Toti, Calenda, Renzi, Di Maio, Gelmini, Brunetta potenzialmente vale il 15 per cento». A patto che, aggiunge l'esperto, si arrivi a «un'unione federativa, un "tutti d'amore e d'accordo" intorno a un unico leader, un personaggio in gradi di garantire fiducia». Lo spazio c'è, per Piepoli, «ed è notevole». Chissà se alla fine ci sarà anche l'intesa. 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Luglio 2022, 18:35
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