Open Arms, Marcucci (Pd): «Se l'aula salva Salvini non è una tragedia, i veri drammi sono virus e crisi»

Open Arms, Marcucci (Pd): «Se l'aula salva Salvini non è una tragedia, i veri drammi sono virus e crisi»

di Mario Ajello
Andrea Marcucci è il presidente dei senatori del Pd. Viene dal mondo renziano, è rimasto in buoni rapporti con Matteo e con gli altri che hanno seguito l'ex premier in Italia Viva. Ma il Pd è la sua casa. E non gli fa mai velo l'amicizia quando parla dei suoi colleghi che hanno lasciato il partito democratico.
Presidente Marcucci, ora il match su Salvini-Open Arms si sposta in aula al Senato. Il primo tempo l'ha vinto Salvini. Credete di poter recuperare?
«Anzitutto, questa non è una partita. E voglio dire subito che la Giunta per le immunità non assolve e non condanna nessuno. Da una valutazione quasi tecnica sulle condizioni di procedere di un'indagine, che poi arriverà a processo se i magistrati riterranno che ce ne siano i presupposti».
Sta dicendo quindi che il Pd non sostiene la colpevolezza di Salvini?
«Ma certo. Noi ci siamo espressi in Giunta con un sì alle richieste dei giudici perché riteniamo, sulla base della lettura delle carte, che la Procura abbia il diritto di procedere con le indagini e di fare le proprie valutazioni. Non crediamo ai processi politici».
Ma sarà la fine del mondo se l'aula del Senato confermerà il voto a favore di Salvini?
«Non sarebbe una tragedia. La tragedia è quella che sta attraversando l'Italia tra virus e crisi economica. Naturalmente, io mi auguro che l'aula non confermi la decisione della Giunta. Se invece lo farà, ne prenderemo atto. Io ho sempre rispettato il diritto dei singoli senatori, in particolare su questioni che riguardano la giustizia e la Giunta, di fare le proprie valutazioni. Detto questo, il Pd voterà contro la relazione Gasparri».

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E se nel voto segreto qualcuno tradisce?
«Se ci sarà il voto segreto, non ho dubbi che saremo tutti compatti perché conosco i nostri senatori e ho parlato con tutti loro».
Non c'è il rischio che i renziani possano convincere qualcuno dei vostri in nome del garantismo?
«Sul nostro garantismo posso garantire. Sul fatto che Italia Viva possa convincere il Pd, sull'atteggiamento da tenere nel caso Open Arms, non credo proprio. E ad essere sincero, non ho capito il voto, o meglio la non partecipazione al voto, di Italia Viva in Giunta ieri mattina. Rispetto quella scelta ma non l'ho capita e mi è parsa abbastanza improvvisa».
E' arrivato all'ultimo minuto l'ordine di Renzi?
«Sono cose da non chiedere a me. Io posso solo constatare che il comportamento di Italia Viva in Giunta non è stato determinante. Può darsi che sia stato un voto tattico, perché con Giarrusso l'ex 5 stelle e la Riccardi attuale 5 stelle l'esito era già scontato».
Non crede invece che quella scelta renziana possa essere frutto di un accordo, magari tacito e indiretto, tra i due Matteo?
«Non lo credo affatto».
E perché il suo amico Renzi ha fatto questa mossa?
«Appena lo vedo glielo chiedo. O a lui, o all'altro mio amico Bonifazi o a Cucca o alla Ginetti che sono a loro volta in Giunta per Italia Viva».
Per pesare di più nel governo, e tenere sulle spine Conte: ecco perché Renzi ha fatto la mossa del cavallo.
«Non posso credere che l'abbia fatto per ragioni di contrattualistica varia. E do per scontato, in generale, che qualsiasi voto emerga in aula non sarà frutto di un accordo politico».
Giorgia Meloni sostiene che Italia Viva riuscirà a convincere molti del Pd a votare in maniera difforme dalla vostra linea. Questo dovrebbe preoccuparla.
«Neanche un po'. E lascio la Meloni alle sue riflessioni che spesso, come in questo caso, non considero corrispondenti al vero. Non c'è possibilità che tra di noi qualcuno possa cambiare opinione. Abbiamo letto bene le carte e sulla base di quelle ci comporteremo in aula, esattamente come abbiamo fatto in Giunta».

 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Maggio 2020, 07:29
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