Nuovo Dpcm, stop movida: vietato sostare davanti ai bar dalle 21. Scontro con le Regioni sulle lezioni a distanza

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di Mauro Evangelisti

All’una di notte Conte firma. Ma sul Dpcm, che varrà 30 giorni, si è sviluppato un confronto, per lunghe ore, che sa tanto di braccio di ferro tra Governo e Regioni. Solo a mezzanotte è finito il summit dei governatori che hanno detto sì, ma con richiesta di alcuni chiarimenti. Bonaccini, presidente della Conferenza Regioni: «Bene le misure della sanità, a partire dal via libera ai test certificati da altri paesi del G7, ma il nostro parere è condizionato. Servono forme di ristoro per attività economiche toccate dalle limitazioni, chiarire cosa s’intende per “feste” vietate e verificare le misure sul trasporto pubblico locale».

Cosa prevedono le nuove regole? Il no alle feste in casa con più di sei partecipanti non è una norma, ma è una «forte raccomandazione»: nel Governo, anche su pressione di Conte, si è capito che un divieto sarebbe stato di difficile applicazione. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva parlato di «norma», ma il premier lo ha frenato. Permane il tetto di 30 partecipanti a cerimonie come funerali, matrimoni e battesimi. Mascherine all’esterno, ma invito anche a usarle al chiuso se si ricevono a casa estranei.

No allo sport di contatto amatoriale, quindi addio alle partite di calcetto, ma si salvano i dilettanti, con il tetto di spettatori già previsto di 1.000 all’aperto e il 15 per cento della capienza dei palasport (senza superare quota 200, ma saranno possibili eccezioni). Restano aperte le palestre. Movida: bar, pub e ristoranti dovranno chiudere a mezzanotte, mentre dalle 21 si potrà consumare solo ai tavoli, divieto di bere e sostare all’esterno per evitare assembramenti. Divieto vendita alcolici alle 22. Negozi, ingressi dilazionati, clienti all’interno solo per il tempo necessario agli acquisti. Vietato l’ingresso di chi accompagna i pazienti nei pronto soccorso, limitato quello dei parenti nelle Rsa. Vietate le gite scolastiche.

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Confronto

In sintesi, sono queste le nuove misure del Dpcm del governo e illustrato ieri nella riunione della Cabina di regia Governo-Regioni (rappresentate da Bonaccini, Fontana e Musumeci). In serata lungo confronto governo-capi delegazione della maggioranza, a dimostrazione di quanto sia stato complicato il varo dei nuovi provvedimenti.

Attorno alle 22 il testo definitivo è stato inviato alle Regioni, il governo ha atteso le loro osservazioni. A mezzanotte la risposta dei governatori: ok al Dpcm, ma condizionato.

Resta sullo sfondo anche lo scontro sulle lezioni a distanza. Da una parte delle Regioni era partita la proposta di prevedere la didattica da remoto per le superiori, in modo da alleggerire il peso sul trasporto pubblico locale (tra i sostenitori Zaia). Bonaccini (Emilia-Romagna), che guida la conferenza delle Regioni, ha precisato che non tutti i presidenti sostengono questa linea, ma dal governo e dalla ministra Lucia Azzolina, è arrivato un “no, secco”. Speranza ha confermato la riduzione a dieci giorni della quarantena e il ricorso ai “tamponi rapidi antigenici”. Boccia ha spiegato che la cabina di regia (ci sono anche i sindaci, a partire dalla Raggi) d’ora in poi si riunirà periodicamente.

Il governo deve affrontare la crescita costante di nuovi casi: ieri 4.619 positivi, meno del giorno precedente ma solo per il solito calo dei tamponi della domenica (poco più di 85mila), ma soprattutto preoccupa l’incremento del numero dei decessi (39) e dei pazienti in terapia intensiva (452, 32 in più del giorno prima). Una delle scelte più dolorose è quella degli orari degli esercizi pubblici e su questo le Regioni hanno chiesto di prevedere una forma di compensazione economica per un settore già colpito duramente nei mesi del lockdown.

L’obiettivo è abbassare la curva dei contagio, senza eccedere nelle richieste di sacrifici: si temono i contraccolpi economici. Come aveva anticipato Franceschini non sono stati irrigiditi i limiti per gli spettacoli: per cinema, teatri, sale da concerti c’è il tetto di 200 spettatori al chiuso (con deroga a 500 per le grandi strutture), 1.000 all’aperto. Per lo smart working, si passa dal 50 al 60-70 per cento nella pubblica amministrazione, con raccomandazione a fare altrettanto nel privato.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Ottobre 2020, 17:38
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