Il governo Meloni è al lavoro per una proroga allo smart working che possa riguardare i fragili e i genitori fino al prossimo 31 marzo. Ma il concedere il lavoro da casa «non vuol dire dare una semi vacanza ai dipendenti». A riferirlo è il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, in un'audizione alla Camera.
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Cambio di logica
«Concedendo lo smart working si passa da una logica di controllo a quella di misurazione degli obiettivi - ha voluto sottolineare Zangrillo -. Non posso pensare che i cittadini abbiano un danno dallo smart working», ha ribadito, affermando che la pubblica amministrazione va considerata come le altre organizzazioni e che il lavoro agile può funzionare anche li. I risultati possono essere misurati, ha detto, «io sono un assiduo sostenitore dello smart working».
La proroga
L'emendamento sulla possibile proroga potrebbe essere inserito nel decreto «Milleproroghe» e servirà ad aiutare le categorie che risultano più a rischio in termini di salute e chi ha figli che non hanno compiuto i 14 anni.
Chi ne può beneficiare
Rientra nella categoria chi presenterà ai datori di lavoro un certificato medico che attesta immunodepressione, problemi oncologici con terapie salvavita in corso, o disabili gravi. La novità riguarda poi i genitori di figli sotto i 14 anni, purché le loro mansioni non siano incompatibili con lo svolgimento dello smart working e l'altro genitore non sia in cassa integrazione o fruitore di Naspi. L'ultima proroga per le due categorie sarebbe scaduta il prossimo 31 dicembre. La decisione era stata inserita nel decreto Aiuti bis. «Lo smart working è ormai utilizzato in tutto il mondo e non vedo perché la pubblica amministrazione, che nel 2023 avrà 680mila lavoratori agili rispetto ai 570 mila di quest’anno, debba essere diversa dal privato - aveva spiegato Zangrillo a Il Messaggero -. Serve però una vera rivoluzione culturale, oltre che organizzativa, finalizzata a rendere il lavoro agile pienamente efficace, così da non pregiudicare i servizi erogati agli utenti».
A Milano smart working il venerdì nella Città Metropolitana
Nelle sedi della Città metropolitana di Milano scatterà il prossimo anno lo smart working il venerdì per cercare di risparmiare sui costi energetici e far fronte al caro bollette.
La decisione, come spiega una nota della Città metropolitana, è stata condivisa e discussa con le organizzazioni sindacali e le Rsu dell'ente. Il provvedimento porta alla chiusura totale, da venerdì a domenica, delle sedi di via Vivaio, 1 e di Viale Piceno, 60 (per un totale di circa 600 dipendenti coinvolti sugli 850 complessivi) con l'applicazione del lavoro agile, garantendo la sostenibilità organizzativa e il mantenimento del livello dei servizi offerti nel perimetro metropolitano. La sede di via Soderini resta invece aperta nella giornata di venerdì, anche per il personale che effettua il near working.
Per chi non aderisce al lavoro agile, infatti, sono state allestite 15 postazioni di near working nella sede di via Soderini o si rende disponibile l'adozione dell'orario multiperiodale per coprire l'assenza del venerdì o il recupero orario nel corso dei restanti giorni settimanali. Ulteriori risparmi deriveranno inoltre dalla riduzione dei tempi di accensione delle caldaie, dall'abbassamento del limite massimo delle temperature e da comportamenti più responsabili che tutti i lavoratori e le lavoratrici, sensibilizzati sul tema, stanno adottando quotidianamente.
Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Marzo 2023, 20:46
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