«Gli iscritti - ha detto invece Di Maio - ci hanno dato un mandato chiaro e fortissimo: dobbiamo partecipare alle elezioni regionali con tutte le nostre forze ed è quello che faremo. Ora c'è una cosa sola da fare: mettersi a pancia a terra e dare il massimo per queste due regioni» Ma per Di Maio è una sconfitta pesante, e lo è anche nelle proporzioni, circa il 70% dei votanti ha bocciato l'idea della «pausa elettorale» e il risultato non potrà non pesare negli equilibri interni.
La bocciatura, infatti, è arrivata sotto il fuoco incrociato della feroce opposizione dei territori, ma anche della fronda interna, della quale fanno parte anche gli ex ministri Danilo Toninelli e Barbara Lezzi. Il simbolo lanciato da Beppe Grillo sarà quindi, contro il volere del suo capo politico, sulle schede elettorali delle regionali a gennaio. Ma ci sarà in una situazione delicatissima. Intanto per un risultato che nessuno si aspetta incoraggiante e che potrebbe avere profonde ripercussioni anche sull'equilibrio di governo. Poi perché si dovranno trovare, sia in Emilia-Romagna (dove si ripartirà dai consiglieri uscenti) sia in Calabria (dove il nome più accreditato è quello del docente Francesco Aiello) persone disponibili a mettere la faccia in una campagna elettorale dove, probabilmente, il sostegno del movimento a livello centrale non sarà entusiasta, nonostante le rassicurazioni di Di Maio: «Non so quale risultato raggiungeremo - ha detto - ma io sarò come sempre in prima linea e non mi risparmierò».
L'opposizione contro la decisione dei vertici, con una convocazione del voto che ha colto tutti un pò di sorpresa, è partita dai due territori coinvolti.
Il coordinatore della campagna per le regionali in Calabria, Paolo Parentela, si è dimesso. In Emilia-Romagna il gruppo regionale ha invitato a votare per il 'nò alla pausa elettorale, la consigliera regionale Silvia Piccinini ha parlato di «una presa in giro inaccettabile» e la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni si è messa a capo della protesta, ritenendo la decisione uno sbaglio: «la gente non prenderà questa 'pausà per un momento di riorganizzazione, ma per una deposizione delle armi a favore di un governo vacillante. Io dico che si deve combattere e non dimostrare debolezza o cedere ai ricatti per paura». Quindi il 26 gennaio si va al voto e il M5s si misurerà con le due coalizioni. Ma i problemi interni adesso si fanno ingombranti. «Sicuramente il Movimento è in un momento difficoltà - aveva detto Di Maio prima di conoscere il risultato del voto - e lo ammetto prima di tutto io. C'è bisogno di mettere a posto alcune cose». Probabilmente, dopo lo 'storicò voto su Rousseau, molte di più di quelle che il capo politico del Movimento pensava.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Novembre 2019, 21:14
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