Rave, le nuove norme del governo Meloni: rischia condanna anche chi partecipa

Dl in Gazzetta su ergastolo ostativo, rinvio Cartabia e Covid

Rave, le nuove norme del governo Meloni: rischia condanna anche chi partecipa

Sono racchiusi in nove articoli i primi provvedimenti varati con un decreto dal governo Meloni. Un testo pubblicato in Gazzetta ufficiale che rende immediatamente esecutiva la nuova norma sui rave, sull'ergastolo ostativo, rinvia a fine dicembre l'applicazione della riforma Cartabia e definisce le nuove regole in tema di Covid. La norma che che vieta i rave illegali è cristallizzata nell'articolo 5 del decreto.

Rave, cosa cambia con il decreto del governo Meloni

 

Introduce il reato di «invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica», prevede pene per gli organizzatori o i promotori dei raduni che vanno dai tre ad un massimo edittale di sei anni di reclusione o multe che oscillano tra i mille e i 10.000 euro. La norma aggiunge inoltre che «per il solo fatto di partecipare all'invasione la pena è diminuita».

Il rischio di avere una condanna è dunque anche per chi partecipa all'evento: nei loro confronti il giudice, al termine del processo, deve applicare una diminuzione che può arrivare fino ad un terzo rispetto al massimo della pena prevista. La norma si applica quando più di cinquanta persone invadono in modo «arbitrario» terreni o edifici, pubblici o privati e da ciò ne può derivare «un pericolo per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica». La nuova disciplina, prevista all'articolo 434-bis del Codice Penale, dispone la «confisca delle cose» utilizzate per commettere il reato nonché quelle «utilizzate per realizzate le finalità dell'occupazione».

Nel testo viene poi apportata una modifica al Codice antimafia disponendo le misure di prevenzione personali per chi si macchia del nuovo reato. Ciò consentirà l'applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per gli indiziati. La prima parte del decreto numero 162 è dedicato anche alla norma che «salva» l'ergastolo e i reati ostativi su cui pendeva la pronuncia di incostituzionalità della Consulta. Per accedere ai benefici penitenziari al condannato per questo tipo di fattispecie non basterà la sola buona condotta carceraria o la partecipazione al trattamento.

Il provvedimento dell'Esecutivo stabilisce che il condannato dovrà anche fornire «elementi specifici» che consentano di escludere l'attualità di collegamenti con la criminalità organizzata o il rischio di ripristino di tali contatti.

 

La norma, quindi, stabilisce che non ci sarà «nessun automatismo» nel meccanismo di concessione dei benefici penitenziari, e il giudice di sorveglianza, prima di decidere, dovrà acquisire una serie di pareri, compreso quello del Procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo. Entro la fine dell'anno, invece, dovrà entrare in vigore la riforma Cartabia per garantire il rispetto delle scadenze e degli impegni presi con l'Europa.

Il decreto rimanda la sua applicazione al 30 dicembre

Per consentire agli uffici giudiziari una efficace applicazione della riforma sarà al lavoro anche una task force composta dai vertici di tutti i dipartimenti del ministero della Giustizia coinvolti che si occuperà di perfezionare le misure organizzative. Infine, per quanto riguarda il Covid, il decreto prevede il ritorno in servizio per circa 4 mila medici no vax e lo stop all'obbligo vaccinale per le professioni sanitarie. Una decisione presa «tenuto conto dell'andamento della situazione epidemiologica che - è detto nel provvedimento - registra una diminuzione dell'incidenza dei casi di contagio» e dovendo «far fronte alla preoccupante carenza degli esercenti le professioni sanitarie».


Ultimo aggiornamento: Martedì 1 Novembre 2022, 18:41
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