Rai, maxi-multa da 1,5 milioni dall'Agcom: «Mancanza di imparzialità e pluralismo»

Rai, maxi-multa da 1,5 milioni dall'Agcom: «Mancanza di imparzialità e pluralismo»
L'Agcom multa la Rai per non aver rispettato i principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo con una sanzione da 1,5 milioni. Lo comunica l'Autorità per le comunicazioni stessa, spiegando che la decisione è stata presa «a seguito di un monitoraggio costante e continuo dal quale sono emersi numerosi episodi riguardanti la programmazione diffusa dalle tre reti generaliste».



Un milione e mezzo di multa alla Rai dunque, da parte dell'Agcom, scatena l'indignazione del Pd, che chiede con più voci un cambio ai vertici della tv pubblica. La delibera dell'Autorità è di quelle che lasciano il segno, anche in ragione delle prime motivazioni che trapelano, e per questo suscita «grande stupore» a Viale Mazzini. «La Rai - si legge in una nota dell'azienda - non mancherà di rappresentare nelle opportune sedi la correttezza del proprio operato in coerenza con il ruolo assegnatole dalle leggi, anche da quelle che tutelano l'autonomia dei giornalisti».

Di diverso avviso è stato il Consiglio Agcom, che si è espresso a maggioranza con il voto contrario del commissario Mario Morcellini e l'astensione del commissario Francesco Posteraro, che hanno ritenuto eccessivo il ricorso a un provvedimento sanzionatorio. Per trovare un precedente analogo bisogna risalire al 2005, quando l'Autorità multò la tv pubblica (e Mediaset) per lo sforamento dei tetti per la raccolta pubblicitaria.

L'Autorità fa, però, riferimento a «numerosi episodi riguardanti la programmazione diffusa dalle tre reti generaliste» e sottolinea le violazioni degli obblighi di contratto di servizio per il mancato rispetto dei principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo, invitando la tv pubblica a adottare specifiche misure per garantire il rispetto degli obblighi ed evitare il ripetersi delle violazioni in futuro. Nessuna certezza, ancora, sui programmi incriminati, ma non sarebbe compreso l'intervento di Matteo Salvini nello spot di Porta a Porta nel corso di Juventus-Roma del 22 gennaio, perché c'è stata - come rileva lo stesso Bruno Vespa - una riparazione con analogo spot con Nicola Zingaretti, «avvenuta prima ancora di essere sollecitata».

L'esame dell'episodio da parte dall'Autorità era stato incardinato in un procedimento aperto dopo l'estate a seguito di violazioni riscontrate in una serie di trasmissioni di intrattenimento e informazione. Le violazioni - a quanto si apprende - riguarderebbero il Tg2, una puntata sulla Lega dell'Approdo di Gad Lerner per carenza di contraddittorio, diversi programmi di intrattenimento, come La Vita in diretta e Unomattina, per carenze nella tutela dei soggetti deboli.

Il Pd parla in coro di «una violazione di una gravità enorme» e chiede il cambio dei vertici o l'allontanamento dei responsabili. Più prudente M5S che con Primo Di Nicola parla di «violazione grave, almeno quanto la mancanza di chiarezza» da parte dell'Agcom sulle trasmissioni incriminate. Nel mirino finisce insomma anche l'Autorità, per aver preso una decisione come questa a maggioranza, in regime di prorogatio. A Viale Mazzini c'è anche chi vede una manovra opaca, messa in atto a una settimana dal Cda del 21 febbraio che dovrebbe varare le nomine alle testate. «Troppe volte - scrive la consigliera di amministrazione Rita Borioni - sono stata costretta a segnalare ai vertici, insieme al collega Laganà, le violazioni, spesso macroscopiche, del pluralismo e dell'imparzialità nell'informazione Rai. Ma i nostri richiami sono stati troppo spesso ignorati».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Febbraio 2020, 20:48
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