Parlamento bloccato da due mesi: ci è costato 253 milioni. «Partiti, ora restituite i soldi agli italiani»

Parlamento bloccato da due mesi: ci è costato 253 milioni. «Partiti, ora restituite i soldi agli italiani»

di A. P.
«Da due mesi l'attività parlamentare è totalmente bloccata, in attesa della formazione del nuovo Governo». Il Codacons invita i partiti a restituire i soldi spesi dallo stato per il funzionamento della macchina parlamentare in questi due mesi, nei quali le forze politiche non sono state in grado di trovare un accordo per la formazione di una maggioranza. Ammonta a 253,1 milioni di euro il costo dello stallo politico che l'Italia ha pagato fino a oggi, a causa dei ritardi nella formazione del nuovo governo. L'associazione ha presentato anche un esposto alla Corte dei Conti, affinché accerti sprechi di soldi pubblici e il danno erariale subito dallo Stato. 

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Ciò significa che Camera e Senato, le relative Commissioni e gli altri organi direttamente connessi al Parlamento sono inattivi e i loro lavori sospesi. A fronte di tale «situazione di stallo, tuttavia, i due rami del Parlamento continuano a produrre costi a carico de cittadini», denuncia il Codacons. Si parte da deputati e senatori, che percepiscono da due mesi i compensi da parlamentari «pur non svolgendo alcun tipo di attività». Considerato che, in base ai dati di bilancio resi pubblici, i costi annui per il funzionamento del Parlamento nel 2018 ammontano a circa 1,52 miliardi di euro (551 milioni il Senato, 968 milioni a Camera), tale situazione di impasse ha prodotto uno spreco di soldi pubblici a danno dei cittadini pari a 253,1 milioni di euro solo negli ultimi due mesi (dalle elezioni del 4 marzo ad oggi).

«Mentre da un lato ancora non si trovano risorse per bloccare l'aumento Iva del 2019, dall'altro milioni e milioni di euro vengono buttati per finanziare un Parlamento», dice il presidente Carlo Rienzi. Per tale motivo «abbiamo chiesto alla Corte dei conti di aprire una inchiesta sul caso, allo scopo di accertare eventuali danni erariali per la collettività». Ai partiti politici, inoltre, l'associazione chiede di restituire alle casse dello Stato, una parte dei compensi percepiti dai parlamentari eletti il 4 marzo, visto che i soldi «sono stati incassati in assenza di qualsivoglia tipo di attività».
 
Ultimo aggiornamento: Domenica 13 Maggio 2018, 15:25
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