A Roma l'evento Obbligati a crescere. Tria: necessario abbattere il debito. Cusenza: ridare slancio all'Italia

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«Strategie per l'Italia» è il titolo della terza edizione di «Obbligati a Crescere», l'evento organizzato dal Messaggero in collaborazione con l'Abi, che affida a cinque capi-azienda di altrettante eccellenze il compito di indicare i percorsi più sostenibili per il Paese. Moderati da Romano Prodi, i cinque imprenditori-manager intervenuti sono Lucia Aleotti, Carlo Cimbri, Claudio Descalzi, Carlo Messina e Marco Tronchetti Provera. La sintesi dei lavori, nella sede romana dell'Abi, è stata affidata al ministro dell'Economia, Giovanni Tria. 

Il titolare del Tesoro ha sottolineato che il debito italiano è «enorme» e che «bisogna cercare di abbatterlo». Ha poi affermato che quest'anno, a «legislazione vigente», il deficit non sarà del 2,4% come previsto ma intorno al 2,1-2,2% e che con l'Europa è necessario trovare un compromesso ed evitare la procedura di infrazione.

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Riassumendo le linee generali del dibattito, l'ex presidente della Commissione europea Romano Prodi ha affermato: «E' chiaro che la dimensione nazionale nella sfida che ci troviamo di fronte è impossibile. L'Europa ha un ruolo fondamentale e inserire l'Italia in questo processo è di vitale importanza». Come si può fare? Se il debito aumenta e arriverà al punto di rottura, l'Italia verrà punita e non rientrerà mai in gioco. Necessario quindi dare un messaggio «di inversione del cammino» su questo fronte che consentirebbe di far abbassare i tassi. «Basta una inversione di tendenza per farci risparmiare quantità di risorse enormi: il finanziamento del debito costa come l'istruzione», ha aggiunto.

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«Le politiche di garanzie sociali sono necessarie ma non sufficienti a rilanciare lo sviluppo e l'occupazione», ha detto il presidente dell'Abi Antonio Patuelli aprendo i lavori del convegno. «Sono refrattario - ha spiegato - a imperativi categorici, ma faccio un'eccezione: obbligati a crescere è assolutamente una necessità» che bisogna seguire «senza attendere locomotive altrui che possono avere complicazioni e ritardi. Siamo obbligati - ha rimarcato Patuelli - attraverso politiche che incentivino fattori produttivi della competitività e della produzione italiana sui mercati». «Significa obbligati a riflettere su tutte le anomalie italiane rispetto agli standard di efficienza produttiva e sistemi pubblici che ci sono in Europa e in giro per il mondo», ha concluso Patuelli.

 
 
  

Il direttore del Messaggero Virman Cusenza, introducendo il convegno, ha ricordato il momento particolare, «delicato e complesso che sta attraversando il Paese, a breve distanza dalle elezioni europee il cui risultato non ha chiarito la direzione di marcia». «Siamo di fronte a due strade che vanno percorse in modo parallelo - ha proseguito Cusenza - una riguarda lo slancio da dare alla nostra economia, al nostro sistema e l'altra il risanamento dei conti pubblici». Cusenza ha ricordato poi il momento di conflitto con Bruxelles che ovviamente espone il Paese alle turbolenze dei mercati. L'Italia è dunque impegnata in una doppia sfida, da una parte per recuperare la crescita, e dall'altra per dialogare con l'Europa, evitando l'avvio di una procedura per debito eccessivo. Cusenza ha affermato che il 2018 è stato l'anno in cui è iniziata la decrescita, mentre il 2019 è tutt'altro che l'anno «bellissimo» che un po' «incautamente» il presidente del Consiglio prevedeva. Oggi possiamo dire che misure di tipo «assistenziale e improduttivo come quota 100, che rischia di scassare i conti pubblici per il futuro, o il reddito di cittadinanza, che pure muove da ragioni comprensibili e condivisibili, non hanno riscontrato il consenso tra i beneficiari» e presentano problemi per quanto riguarda le risorse con cui finanziarli. Il direttore del Messaggero ha infine sottolineato che tutti i governi anche del passato hanno preferito mercanteggiare con Bruxelles sugli zero virgola anziché concentrarsi «su una cura choc» che potesse rilanciare il nostro sistema economico e politico. Insomma una «occasione mancata».

 


Se Cina e Usa troveranno un accordo commerciale «il mondo potrà ripartire», ha detto Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato del gruppo Pirelli. «Il mondo sta attraversando un momento molto difficile» e «l'Europa è assente e sta guardando solamente al suo cortile, ma un tavolo con due zampe non sta in piedi», ha spiegato. L'Italia, in un mondo che sta cambiando può cogliere occasioni e possibilità, e «l'Europa è pronta a cambiare ma bisogna andare con proposte e progetti che si basano su investimenti e crescita», ha proseguito Tronchetti. Ma se invece «si va a chiedere lo sforamento di bilancio la situazione può diventare estremamente pericolosa». «Io sono fiducioso che l'Italia riesca a trovare in Europa un percorso per svilupparsi». Secondo Tronchetti Provera, che ha parlato della disputa commerciale tra Usa e Cina e delle nuove tecnologie «che possono determinare un ambiente da guerra fredda», «il mondo sta attraversando un momento difficile e l'Italia ha grandi opportunità e può muoversi in modo più flessibile in questo scenario». E all’Europa, secondo Tronchetti Provera, manca un progetto a lungo termine. Ma i social media ora hanno creato un pericolo: «Il contatto diretto tra politica e pancia dei cittadini».

«Il potenziale cinese su sicurezza informatica, tecnologie e 5g ha messo in allarme gli equilibri mondiali. Gli Stati Uniti hanno scelto di focalizzarsi sulla sicurezza e sul predominio sulle tecnologie che sono la nuova bomba atomica», ha poi sottolineato ancora il numero uno della Pirelli.

«Sarebbe bello fare tante cose, ma nella realtà, nella vita e nel lavoro, si fa quello che ci si può permettere», ha rilevato il numero uno di Unipol Carlo Cimbri riferendosi «all'equilibrio del sistema previdenziale. Nel sistema c'è una base di gente che lavora per pagare le pensioni: se c'è crescita, aumenta la gente che lavora e che paga contributi e allora ci si può permettere di abbassare l'età pensionabile, ma se questo non c'è, non si può fare», ha aggiunto. Tra i temi affrontati anche quello dell'immigrazione: «Un paese che non cresce da tanti anni è obbligato ad avere una politica per l'immigrazione. Ma non si tratta del salvataggio dei migranti sui barconi ma di chi si stabilisce nel nostro Paese per fermarsi e creare nuove generazioni». 

Lucia Aleotti, amministratore delegato di Menarini, ha affermato che «come per gli altri settori industriali c'è più difficiltà di dialogo» con il governo attuale rispetto al passato, «ed è un grande peccato perché il nostro settore ha enormi potenzialità». «Il nostro è un settore davvero d'avanguardia ed è importantissimo che rimanga competitivo perchè può dare una spinta significativa alla crescita», ha aggiunto. 

«La procedura di infrazione Ue deve essere assolutamente evitata», ha affermato il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina. Secondo il manager la procedura «potrebbe mettere in difficoltà qualsiasi ragionamento sul potenziale di crescita» e «non a causa della procedura di una Commissione "cattiva" ma perché «i nostri creditori ne trarrebbero le conseguenze di un paese non affidabile che ha già fatto aumentare fortemente lo spread». Messina ha poi sottolineato che il debito italiano deve essere ridotto nelle dimensioni «o siamo condannati a essere un paese di serie B». Secondo Messina «è pure vero che questo governo ha erediato il debito da quelli precedenti» e l'attenzione «è stata tutta nell'aumentare la crescita» ma invece di raggiungere il necessario 3% di aumento del Pil ci si è fermati allo 0,5-1,5%.

Serve un progetto per valorizzare la massa da mille miliardi di euro degli asset pubblici attraverso un utilizzo intelligente del «risparmio privato», una delle forze dell'Italia, altrimenti sarà «inevitabile» che questo nei prossimi anni «sarà utilizzato per fare la patrimoniale», ha affermato ancora il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo.

«Io parto da una considerazione che oggi lo spread dell'Italia è quasi come quello della Grecia, quindi purtroppo credo che prima di tutto ci dobbiamo ricordare che in questo paese siamo riusciti a creare le condizioni per cui il nostro spread è come quello della Grecia», nonostante questo non sia giustificato «dai fondamentali» dell'economia, ha affermato ancora Messina in risposta a chi gli chiede delle parole del premier Conte secondo cui la Ue rischia di commettere con l'Italia gli stessi errori compiuti con la Grecia. «Poi indubbiamente - ha rilevato Messina - le crisi potevano essere gestite meglio».

L'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, ha spostato l'attenzione sulla sicurezza energetica. «Ha un lato geografico-geopolitico ma anche un lato tecnologico fondamentale». «Non abbiamo ancora un quadro legislativo che ci permette di prendere un rifiuto organico e trasformarlo in energia», ha detto Descalzi. «Le tecnologie che abbiamo sviluppato soffrono; abbiamo, ad esempio, una tecnologia tutta italiana di trasformazione dei rifiuti organici in oli combustibili ma tutte queste tecnologie devono essere seguite da un quadro legislativo».

 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Giugno 2019, 11:56
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