Migranti, scontro sui rimpatri. Berlino frena: «Per ora stop»

Migranti, scontro sui rimpatri. Berlino frena: «Per ora stop»

di Cristiana Mangani
Dopo aver chiuso i porti, Matteo Salvini stoppa ogni ipotesi di incremento dei reingressi dalla Germania e minaccia di bloccare anche gli aeroporti. «Se qualcuno a Berlino o a Bruxelles - dichiara - pensa di scaricare in Italia decine di immigrati con dei voli non autorizzati, sappia che non c'è e non ci sarà nessun aeroporto disponibile». La questione dei dublinanti, ovvero degli stranieri arrivati in altri stati europei dopo essere stati registrati in Sicilia, continua ad agitare i rapporti con il governo tedesco. A scatenare le ire del vicepremier sono le notizie secondo le quali il Bundestag sarebbe intenzionato ad accelerare le procedure di rientro, programmando nelle prossime settimane una serie di voli charter con destinazione Roma.

LA SMENTITA
Un'ipotesi circolata in queste ore, ma che ieri è stata smentita dallo stesso ministero degli Esteri tedesco. «Nei prossimi giorni - ha liquidato la questione la portavoce - non è pianificato alcun volo per rimpatri in Italia». La dichiarazione è considerata un intervento «eccezionale», che vuole soprattutto stoppare le «speculazioni». «In genere - dicono - non diamo informazioni concrete circa il momento programmato dei voli» poiché «comporterebbero la prevedibilità delle misure, mettendone a rischio la riuscita».

 

Questione rientrata? Solo per il momento, perché i secondary movement continuano a rappresentare un tema che scatena tensione tra Palazzo Chigi e la cancelliera. Al centro del dibattito c'è l'ipotesi proposta da Salvini di ottenere «uno scambio a saldo zero». Dice il ministro: «Siamo anche disposti a riprendere indietro tutti coloro registrati nel nostro Paese che hanno sconfinato in Germania. Ma Berlino dovrà rispettare la ripartizione delle quote, e accogliere i profughi che arrivano sulle nostre coste. Non firmo accordi a pezzetti. L'accordo da settimane è sul mio tavolo, ma non ho ancora firmato nulla. La trattativa è ora passata nelle mani di Angela Merkel».
Domani Salvini sarà a Lione, per partecipare al G6 dei ministri dell'Interno, ed è facile immaginare che riproporrà la modifica del Regolamento di Dublino, chiedendo un impegno concreto, e non soltanto parole, all'Europa, riguardo al problema della ripartizione degli immigrati.
Nel frattempo, l'accelerazione, vera o presunta, impressa dalla Germania ha però ricompattato la maggioranza gialloverde dopo giorni di fibrillazioni sulla distribuzione delle risorse contenute nel Def. Con l'altro vicepremier Luigi Di Maio che ha usato parole dure tanto quanto quelle del leader della Lega. «Questa cosa dei charter non so chi l'abbia autorizzata, perché sui secondary movement non è stato sottoscritto alcun accordo - ha affermato - Oppure si sta dicendo che noi possiamo rimpatriare africani sub-sahariani nei paesi dell'Africa senza nessun accordo? Se si sta sdoganando anche questo principio ce lo dicano: a me non risulta si possa fare in Italia sui Paesi africani e quindi credo che non si possa neanche fare tra l'Italia e la Germania, che si sveglia la mattina e comincia i trasferimenti charter».

DUE PALETTI
Al di là delle schermaglie politiche e delle minacce, il problema comunque resta. E non è un caso che l'accordo tra Italia e Germania non sia ancora stato ratificato. Secondo Berlino sono circa 40 mila i migranti che dovrebbero rientrare in Italia. Molti meno secondo Salvini che ha già posto due paletti: l'intesa non deve «portare anche un solo immigrato in più» in Italia e, soprattutto, «riguarderà il futuro: il pregresso non verrà ridiscusso». Al momento si andrà dunque avanti con la prassi seguita negli ultimi anni proprio perché non esiste in materia alcun accordo politico: i tedeschi possono rimandare ogni mese un gruppo di massimo 50 dublinanti su due aerei anche se in tutto il 2018 la media di quelli rientrati non ha mai superato le 25 persone al mese. E così dovrà essere, nelle intenzioni del Viminale, anche con i prossimi voli, che al momento sono programmati fino alla fine di novembre.
Attacca intanto l'opposizione con l'ex premier Gentiloni che rivendica l'operato del suo governo: «Noi avevamo sempre detto di no - interviene - Salvini pare che abbia detto sì anche se ora ci sta ripensando. Ha litigato con tutti i vicini facendo crollare i rimpatri volontari dall'Italia nei paesi africani e aumentando i rimpatri dai paesi Ue verso l'Italia. È faticoso essere cattivi».
 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Ottobre 2018, 09:43
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