Giorgia Meloni passa al contrattacco e difende il suo governo dalle accuse di non riuscire a portare a termine i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza con il conseguente rischio di non riuscire a usare tutti i 191,5 miliardi di euro assegnati dall’Europa. «È una ricostruzione allarmista – dice infastidita la premier, in visita al Vinitaly di Verona – i problemi che nascono oggi non sono figli delle scelte di questo governo».
Con Bruxelles, assicura Meloni, «c’è un clima di ottima collaborazione, stiamo fornendo la maggiore documentazione richiesta». Nonostante le rassicurazioni di Palazzo Chigi, che qualche intoppo nella realizzazione del Piano ci sia è fuori di dubbio. Fino a qui, Roma ha ricevuto da Bruxelles quasi 67 miliardi di euro per sostenere gli interventi inseriti nel piano. Ad oggi è sospeso il pagamento della terza rata che vale 19 miliardi di euro, dei quali 10 a fondo perduto e 9 in prestiti, perché i tecnici Ue hanno espresso alcuni rilievi. E poi bisogna correre per assicurarsi la quarta tranche da 16 miliardi, completando come prima cosa l’attuazione della riforma della giustizia civile e penale, il codice per gli appalti e la riforma del pubblico impiego. L’idea del governo è rimodulare il piano ma senza rinunciare a una parte dei fondi.
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Meloni lo ha detto chiaramente, rispondendo alla proposta lanciata dal capogruppo leghista Riccardo Molinari, secondo il quale si potrebbe «rinunciare a una parte dei fondi a debito» (oltre 122 miliardi sui 191,5 del Piano) piuttosto che «spenderli a caso».
Le rassicurazioni fornite da Meloni non soddisfano le opposizioni. «Basta scaricabarile, basta ritardi, Fitto venga subito in parlamento a spiegare cosa sta succedendo» chiede il Pd. L’altro tema caldo sul fronte dell’esecutivo riguarda le nomine dei vertici delle aziende partecipate dallo Stato. «Guardiamo al merito e alla strategicità delle aziende – ha anticipato la premier - presumo che ci saranno anche delle conferme»
Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Aprile 2023, 08:15
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